Il Pontefice Pio XII colpito da un grave collasso cardiaco

Il Pontefice Pio XII colpito da un grave collasso cardiaco &MOFONIBA EMOZIONI! A HOMA AImIm'IMFROWISO ANNUNCIO Il Pontefice Pio XII colpito da un grave collasso cardiaco La crisi è avvenuta alle 15,30 - L'informazione diramata dall'Ufficio Stampa Vaticano - Migliaia di fedeli accorsi da ogni parte s'inginocchiano a pregare sull'umido selciato di Piazza S. Pietro - Il Papa riavutosi fa coraggio ai familiari - Le condizioni dell'infermo "ritornate quali erano prima della crisi,, - Le cause del male: appendicite acuta o ulcera gastrica? - Immediato arrivo dei congiunti La notizia Roma, 2 dicembre. La notizia si è sparsa per le strade a un'ora inoltrata della sera, diffusa dagli strilloni delle edizioni straordinarie dei giornali. C'era una nebbia fitta, inconsueta per Roma; e le grida drammatiche parevano forarla e l'impressione ne riusciva allucinante: « Il Papa in fin di vita! Improvviso collasso! Il Papa in fin di vita! ». Arrivavano acute, quelle grida, ma non si capiva da dove venissero, ed era difficile orientarsi verso i punti di partenza per soddisfare l'ansia di maggiori notizie. Era come un annuncio che giungesse ultraterreno, e ciò aumentava lo sgomento. Non che le apprensioni per le condizioni di salute del Sommo Pontefice fossero state del tutto calmate dalla diffusione dei comunicati ufficiali e ufficiosi di questi giorni: non si intende dire questo. Nell'opinione pubblica era rimasto diffuso uno stato di preoccupazione fin dall'altro giorno, quando il Papa tornato in vaticano non aveva potuto riprendere la sua attività normale. Aveva dovuto anzi mettersi a letto, e si temeva che non del tutto giustificate dovessero considerarsi le tranquillanti informazioni: ciò non ostante, il grido degli strilloni, pur non portando una notizia del tutto imprevista, ha dato una emozione difficilmente precisabile. Il fatto stesso che fosse gridata per lè strade in qualche modo disturbava. La notizia era di quelle che il pubblico esige siano circondate di rispetto e quasi di accorata discrezione: seppure questo è possibile pretendere in tempi come i nostri. Era difatti accaduto che alla prima segnalazione telefonata dal Vaticano ai quotidiani e alle agenzie, tutto il piccolo mondo dell'informazione si mettesse in movimento con una prontezza di mobilitazione di cui non si conosceva l'eguale. Entravano in funzione le radiotelescriventi per dare il primo annuncio a tutto il fondo: il canale con New ork era libero, e assai probabilmente i tdbloids americani del pomeriggio uscivano in Fif th Avenue ancor prima che la notizia venisse gridata a Roma in Piazza Colonna. Comunque in pochi istanti l'ufficio stam pa del Vaticano veniva in vaso da una vera folla di informatori, che i funzionari della Santa Sede erano impotenti a contenere e fronteggiare. Oltre i cancelli di Sant'Anna, davanti a guardie svizzere sbigottite e travolte, passò un rapido flusso di fotografi invasori: che fu poi necessario circoscrivere e respingere. Mai certo era accaduto che tanto impeto di informatori si abbattesse sul Vaticano e in un momento in cui sarebbe convenuto un contegno decoroso. « Vedo — disse con calma amara un portavoce vaticano — che le vostre esigenze sono aumentate a dismisura, signori della stampa ». Già tutto il mondo, infatti, oltre che Roma, era nell'ansia delle notizie. Passò un'ora soltanto dalla prima allarmante telefonata uscita dal Vaticano che già arrivava da Wiesbaden (Germania) una chiamata urgente al maestro di camera del Papa. Era un americano, un militare delle U. S. Forces di occupazione che si diceva pronto a partire subito per Roma in aeroplano per recare a Pio XII un prodigioso farmaco contro il singhiozzo. Disse al telefono che il ritrovato meraviglioso era stato sperimentato con successo da sua moglie. « Se voi mi dite di partire, io parto subito », insisteva col tono di chi si sente portatore di salvezza. Gli risposero, con la stessa amara calma che si era usata coi giornalisti, che si era grati delle sue buone intenzioni: ma rimanesse pure a Wiesbaden. Intanto a Roma, fuori della cinta della Città del Vaticano, l'impressione cresceva. A Palazzo Madama, dalla saletta della stampa la notizia passò in aula, dilagò per la sala. A Montecitorio fu portata in transatlantico da un giornalista che arrivò trafelato avendola sentita pitscegeggdcssimsnsptnsnvidR a i e i l , a ò o o ò a per la strada. E fu come se i lavori venissero sospesi, tanto improvvisa fu l'esplosione dei commenti e la ricerca di ulteriori particolari e la richiesta di informazioni. Per qualche ora, in conseguenza dell'ailr.rme lanciato e ancor più della tendenza generale ad aumentare la gravità della notizia facendola passare di bocca in bocca, in gran parte di Roma si è creduto che Pio XII fosse spirato: « Accade sempre in questo modo — si affermava. — Si cerca il più possibile di ritardare la comunicazione, ma quello che si sa è già sufficiente perchè si pensi al peggio fin da ora ». Così correvano le voci in tutta Roma, alimentate da non si sa bene quale zelo di sedicenti bene informati, innervositi subitamente e diventati queruli in maniera intollerante. Fu allora che di casa, da ogni parte di Roma, cominciarono ad uscire, ad uno ad uno o in piccoli gruppi familiari, i fedeli assorti nella pietosa loro apprensione; e da ogni quartiere, dai più lontani, cominciarono a giungere a S. Pietro ad ingrossare le file dei primi accorsi del rione dei Borghi. E così presto furono migliaia in silenzio, in preghiera mormorata a voce bassa, inginocchiati sull'umido selciato. La nebbia li avvolgeva lasciando appena scorgere una massa più scura sul grigio fosco dell'acciottolato, mentre lontano in alto apparivano fiochi i bagliori radi dei lampioni. E a destra, lungo la parete dell'eccelso palazzo, inutilmente si sarebbe cercato la luce accesa nella camera del Papa: chiusa e scura la finestra alla quale i fedeli romani e i pellegrini erano soliti nei giorni buoni levare lo sguardo e cogliere il segno del lavoro di Pio XII. Si è stati in ve glia fino all'alba. Taceva nella notte ormai inoltrata ogni fonte di noti zie dal Vaticano. Ma le ra dio parlavano nelle diverse lingue in tutto il mondo e nelle redazioni dei giornali e agenzie si continuava nel l'ascolto, si praticava l'in tercettazione : a un certo punto, verso l'una, si ere dette di captare non si sa bene da quale fonte l'infor mazione che la catastrofe era avvenuta. Telefonarono da fuori Roma che un giornale quotidiano era già uscito con la notizia: si di' ceva che fosse un quotidia no di Firenze già messo in vendita; e allora riprese, in forma ancora più eccitata l'aggressione agli uffici vaticani, dai quali si chiedeva una conferma. E venne una risposta — negativa — che era espressa questa volta non più con quell'amara cai ma che si era usata sul far della sera, nel fronteggiare il primo-assalto, ma con un tono di accorata riprovazio ne: « No, non è vero e non precipitate, non fate ingiù ria alla Provvidenza. Pre gate, piuttosto ». Vittorio Gorreslo I fedeli s'Inginocchiano nella notte sul selciato di piazza San Pietro e pregano per la salute del Pontefice (Telefoto) I giornalisti attendono nella notte le notizie nella Sala-stampa del Vaticano (Tel.) La bianca figura del Santo Padre quale appariva alle folle dal loggiato di San Pietro

Persone citate: Pio Xii