Sébeille in una Incida serrata deposizione racconta come ottenne le confessioni di Gaston Dominici di Francesco Rosso

Sébeille in una Incida serrata deposizione racconta come ottenne le confessioni di Gaston Dominici Sébeille in una Incida serrata deposizione racconta come ottenne le confessioni di Gaston Dominici La lotta estenuante contro l'omertà della famiglia - 11 primo indizio nella frase innocente di un nipote - Un tìglio cedette solo dopo aver sopportato in silenzio due mesi di carcere, e rivelò il crimine del vecchio abbandonandosi sulla spalla del commissario - L'imputato disfatto e piangente balbetta: "Lei è padre. Non doveva indurre i miei tìgli ad accusare il loro padre innocente,, - Oggi confronto tra il "patriarca,, e i familiari (Dal nostro inviato speciale) Digne, 22 novembre. < Signor Sébeille, certe crudeltà non sono consentite nemmeno ai carnefici. Non doveva indurre i miei Agl'i ad accusare il loro padre innocente. Lei è padre e uomo sensibile, perchè insiste nell'accusarmi pur sapendo che non sono stato io ad uccidere gli inglesi? >. Gaston Dominici, affranto da una udienza massacrante, balbettava queste parole piagnucolando, ma il patetico non è il tono che più gli si addice; è veramente lui quando, reprimendo l'ira, assume l'atteggiamento imperioso dell'uomo abituato ad* essere obbedito. Questa sera, Invece, era un povero vecchio che mendicava un po' di comprensione; ma le sue parole cadevano morte nel silenzio dell'aula. L'istanza respinta Alla fine dell'udienza qualcuno era dell'opinione ohe la deposizione dei commissario Sébeille avesse distrutto il mito biblico del «patriarca» della Grand' Terre; però, benché og. gì tutto gli sia andato male, si può pensare che il vecchio non abbia ancora esaurito le sue risorse. Contro Sébeille egli non aveva motivi particolari di rancore, e non aveva perciò ragione di scatenarsi contro di lui con quelle frasi, che cadono come martellate su coloro a cui sono dirette. Si vedrà domani, quando i suoi figli verranno alla sbarra dei testimoni, di che cosa è ancora capace. I suoi avvocati questa mattina hanno tentato il colpo di richiamare in causa Ruggero Perrin per farlo deporre sotto il vincolo del giuramento. In Francia i parenti stretti dell'imputato non giurano, se la Corte non lo ritiene opportuno. Poiché Ruggero Perrin aveva dimostrato chiaramente che tutto il suo comportamento nei giorni successivi al delitto era intesBUto di menzogne, si poteva tentare con il giuramento di indurlo a dire finalmente la verità. L'avvocato generale ha completato l'istanza proponendo che anche i figli di Gaston Dominici deponessero sotto il vincolo del giuramento. La Corte ha respinta l'istanza, dichiarando che non riteneva necessario giungere a tanto. Come si può indurre un figlio sotto la coartazione del giuramento ad accusare il padre? Siano lasciati liberi, e sia la loro coscienza a suggerirgli la condotta da seguire. E' venuta finalmente l'ora di Edmondo Sébeille, il commissario di polizia più discusso e più noto oggi in Francia. BaBso di statura, vestito di scuro, misurato nel gesto e nella parola, egli ha incatenato l'aula con una esposizione dei fatti che aveva la lucentezza d'un teorema. Non una frase enfatica, non un gesto teatrale. Talvolta, per dare maggiore forza alle sue parole, abbassava la voce. Gaston Dominici l'ascoltava assorto; si potevano leggere sul suo viso le emozioni che gli si agitavano dentro. Il «patriarca» era entrato nel suo banco con la consueta sicurezza; al termine dell'udienza ne è uscito sconvolto, senza più energia, terreo in viso, il flato grosso. Per la prima volta i gendarmi che lo scortano hanno dovuto sostenerlo, offrirgli il bastone che egli ha poi lasciato cadere dalla mano tremante. Quando l'hanno portato in camera di sicurezza, è andato avanti piegandosi sulle ginocchia, quasi si avviasse già al patibolo. II commissario Sébeille ha raccontato il più emozionante romanzo poliziesco di questi anni, partendo dalla fine, come si fa sovente con le cronache Qualcuno gli ha rimproverato di non aver subito sospettato dei Dominici. Risposta di Sébeille: «All'inizio era Illogico sospettarli, nonostante alcune frasi che potevano metterli sotto una luce equivoca », Fu soltanto alla fine, quando egli potè fare un vaglio del molto materiale raccolto, che anche le frasi insignificanti in Partenza, del giorni successivi afidlespafescilmppepefesugcinsvLgteTl'cnvptotdevtbmlanppces1tnmddmcvmDnateflLdnrpdtcrppesazermpdddhlststadascf al delitto, assunsero un significato preciso. « Primo elemento a carico dei Dominici — ha detto Sébeille — fu la spiegazione che Gustave diede della scoperta della piccola Elisabetta morta. Per andare a vedere la frana sulla ferrovia egli non doveva passare nel luogo in cui giaceva il cadavere, e ciò sembrava già illogico. Ma anche più strano mi sembrò che, dopo avere scoperto la bambina, non si fosse preoccupato dei genitori, che egli aveva pure veduto la sera precedente, Glielo feci notare, e mi diede una risposta che mi fece trasecolare..Disse: "Pensavo che fossero stati loro ad ucciderla, e poi fossero fuggiti". V « Come — gli feci notare ancora — a piedi? >, La macchina infatti era là. « Due giorni dopo il delitto, sulla strada, feci vedere a Clovis la carabina della strage. L'uomo sbiancò in volto, si piegò sulle ginocchia. Ebbi la certezza che egli la conosceva. Tentai di approfittare di quell'attimo di smarrimento, ma c'era troppa gente intorno e non potei lavorarlo come avrei voluto. Clovis si riprese e negò poi sempre di avere mai veduto quell'arma. Andammo avanti così per mesi e mesi, urtando contro un muro di silenzio e'di omertà. Talvolta mi recavo a trovare 11 vecchio alla fattoria. Scherzava volentieri, mi batteva una mano sulla spalla, mi diceva: " Chi ha fatto quel lavoro è più in gamba di te, non lo prenderai mai. Sei troppo giovane per quel tipo", oppure : « Il giorno in cui lo acciufferai, prenderò una sbornia e ti inviterò". Tre bossoli spariti « Le indagini imboccarono la strada giusta nei gennaio del 1953, cinque mesi dopo n delitto, quando potei ottenere alcune dichiarazioni essenziali. II motociclista Olivier, incaricato da Gustave di avvertire i gendarmi che c'era una bambina morta in riva al fiume, mi disse che quella mattina alle 5,30 aveva veduto anche la madre e la moglie di Gustave sulla strada. Dunque anche le donne sapevano, contrariamente a quanto aveva affermato Gustave. «Ruggero Perrin, nuovamente interrogato, confermò una flIIIIIMIIIllllllllIItlllllllllllllllllllllllllllItllIIII circostanza che nel groviglio delle menzogne mi sembrò vera. Parlò del secchiello di tela dei Drummond e raccontò che la piccola Elisabetta era andata alla fattoria con la madre a chiedere acqua la sera prima della strage. Domandai a Ruggero Perrin chi avesse parlato In francese con sua zia Yvette. " La bambina ", rispose il ragazzo. Era stato provato, infatti, che mentre Elisabetta e il padre parlavano francese, Lady Ann non conosceva la lingua. Benché fantasioso, Ruggero Perrin non poteva inventarsi una circostanza così esatta. « I Dominici ormai erano entrati nell'elenco dei sospetti, e pur non trascurando le altre piste, continuammo ad indagare su di loro, interrogandoli con frequenza, mettendoli a confronto con i testi. Risultò così che Gustave era dietro la automobile degli inglesi quando era passato il motociclista Olivier; evidentemente' egli voleva fare scomparire i bossoli. Infatti, invece di cinque bossoli, quanti erano i colpi presumibilmente sparati, ne trovammo soltanto due. Inoltre fu provato che il cadavere di Lady Ann era stato spostato. Gustave riconobbe di averlo toccato; per sincerarsi se era morta, disse lui. Per fare questo non era necessario rimuoverlo di un metro, evidentemente cercava 1 bossoli. « Tuttavia i Dominici tenevano duro. Quando nel febbraio del 1953 Paolo Maillet mi riferì la frase di Gustave: «Dio mio, Paolo, se tu avessi sentito quelle grida di orrore, se tu avessi veduto!", Gustave stesso confessò di avere trovata la bambina ancora in vita. Fece due mesi di carcere, ma non parlò. I mesi passarono e non avevamo ancora una prova decisiva contro i Dominici. Arrivammo cosi al, 13 novembre del 1953. « Invitai Gustave al Tribunale di Digne, e qui l'interrogai ancora a lungo. Gustave è un debole, dominato da sua moglie Yvette. Quel pomeriggio, però, la sua resistenza era allo stremo. Ad un certo momento mi guardò con" occhi dilatati, poi appoggiò la testa sulla mia spalla ed affranto disse: "E' stato mio padre ad uccidere gli inglesi. Lo sa anche Clovis ". Mezz'ora dopo interrogavamo Clovis. " Se Gustave ha confessato, non vedo perchè dovrei tacere io; mio padre, una sera in cui era ebbro ed aveva litigato con mia madre, mi confessò di avere ucciso 1 tre inglesi ". « Andammo a prendere il vecchio Gastone alla fattoria e 10 portammo a Digne. Resistente caparbiamente. Ad un certo momento, per eludere le domande, s'avvicinò ad uno scaffale della biblioteca: " Belli questi libri, disse. Chissà quanto costano ". Poi, voltandosi con aria arrogante verso di me: " Ora basta, mi hai scocciato e me ne vado". Prese il suo bastone per andarsene. Gli dissi che poteva rimanere; i suol figli lo avevano accusato. Non fece alcun gesto, non disse una parola, nonostante lo sollecitassi. Era tardi e lo lasciai alla custodia di due gendarmi. Durante la mia assenza, parlando con 11 gendarme Guerrino fece la sua prima confessione, che riferì ancora, mutandola di poco, al commissario Prudhomm e poi al giudice istruttore Perries. «Quando giunsi al Tribunale, quella stessa sera, mi accolse ridendo e disse: "Mi fa piacere vederti; è vero, ho ucciso io gl'inglesi ". E mi raccontò la storia della sua presunta avventura amorosa con Lady Ann. " E' stato un peccato d'amore, soggiunse, un momento di follia. Ho ucciso anche la bambina perchè non parlasse"». Il vecchio imputato ascoltava irrigidito, oscillando il ca¬ IIIIIlllllllllllllllIlllllllllllllllllllIlllllllllllllllllllll po avanti e Indietro come per un ictus Irrefrenabile. Quando la deposizione toccava la uccisione della piccola Elisabetta, egli apriva le labbra quasi gli mancasse il respiro. Il ricordo della bambina deve essere terribile per quest' uomo. Quando fu portato sul luogo per la ricostruzione del delitto, come ha riferito Sébeille, eseguì con naturalezza tutti 1 gesti, andò a piazzarsi, e a fingere di sparare, nel punto In cui aveva fatto fuoco contro Lady Ann Drummond, e dove (ciò dimostra che egli agiva con coscienza) la polizia aveva trovato i due bossoli. Proteste della Difesa Ma quando si trattò di impugnare là carabina per la canna e di fingere di calarla sul capo di Elisabetta, dapprima egli prese la rincorsa e tentò di scavalcare il ponte per andare a sfracellarsi sulle rotaie della ferrovia sottostante. Poi, una volta riacciuffato, si rifiutò di ripetere quei gesti, che forse gli ricordavano l'orribile massacro dell'innocente. Dopo un vivace incidente fra l'aw. Pollak e il Presidente Bousquet, che si è lagnato per gli apprezzamenti che alcuni giornalisti inglesi avrebbero fatto sul suo modo di dirigere il processo, lo stesso avv. Pollak si è lagnato a sua volta che la polizia e la magistratura abbiano prese per r a a . e l l a , l a ) e a a e e i e o o a r buone, senza controllarle minimamente, le molte inesattezze che risultavano dalle varie confessioni di Gaston Dominici. Dal momento che si accusava autore del massacro, che interesse poteva ancora avere il vecchio a dire menzogne così grossolane? Avv. Pollak — Perchè Clovis e Gustave, quando il 13 novembre hanno accusato 11 padre, non hanno detto una parola sulla carabina? Teste — Ho visto il loro stato d'animo. E' terribile per un figlio accusare il proprio padre di un delitto cosi atroce. Per questo non ho insistito sui particolari. Ma quando sono andato alla fattoria, prima Gustave e poi Clovis, separatamente, hanno indicato il punto in cui il padre appendeva la carabina. Avv. Pollak — I suol rapporti, mi permetta di dirlo, contengono molte inesattezze. Non ha indagato sulle menzogne dette da Gaston, Gustave e Clovis Dominici, da Ruggero Perrin, da Paolo Maillet, e nemmeno ora sa spiegarsi perchè costoro abbiano mentito. La ringrazio per il lavoro che ha svolto, ma non ha fatto nulla per aiutare la verità a venire a galla, non ha portato gli elementi necessari alla soluzione di questo processo. Presidente — Io, invece, le rivolgo, anche da parte della Corte, un vivo elogio per la sua costanza, per la fatica che ha sostenuto. III 11111111111 i 1111111 il i II 11 II 911 ■ 111111111111111 i 11 i 111 Avv. Pollak — A interrogare un vecchio di ottant'anni per ventiquattr'ore consecutive. Teste — Nessuno ha mai sottoposto a slmili interrogatori l'imputato. E' accaduto che il commissario interrogante si abbandonasse sfinito su una poltrona e si addormentasse; Gaston Dominici, invece, non ha mai avuto un attimo di debolezza. L'imputato accusa Imputato — Mi ha tenuto in piedi per un'intera notte, non lo ricorda, signor Sébeille? E ricorda quando, dopo il delitto, mi disse che io non ero un uomo da affrontare a viso aperto, ma da prendere alle spalle? Mi ha interrogato per ventiquattr'ore, senza picchiarmi, è vero, ma mi ha ridotto a uno straccio e mi ha fatto dire quello che lei voleva. Ricorda quando Gustave e Clovis sono venuti davanti a me? Gustave non ha saputo ripetere l'accusa; solo Clovis, tremante, ha detto che io gli avevo raccontato di avere fatto fuori tre persone. Però non ha parlato di inglesi. Non bisogna accusare gl'Innocenti, signor Sébeille, certe crudeltà non sono consentite nemmeno ai carnefici. Lei non ha avuto misericordia, e quando, sfinito, le ho chiesto un caffè, me lo ha fatto portare. Ma che cosa ha messo là dentro che mi ha fatto impazzire? Lei mi ha drogato per strapparmi una confessione che non avrei mai fatto perchè sono innocente. Presidente — Non ha mai parlato sinora di caffè drogato. Avv. Pollak — Bisogna capire questo povero vecchio. Poiché si sente ripetere che ha confessato circostanze che egli ha sempre ignorato, ha pensato che gli avessero drogato il caffè. Ma anche senza giungere a tanto, si può indurre un uomo a confessare colpe che non ha. Il vecchio gemendo e piagnucolando si asciugava le lacrime con le mani incerte e tremanti. Era distrutto; ma domani, trovandosi a viso a viso con i figli, la nuora, la moglie, ritroverà forse la sua antica energia di dominatore e darà ancora battaglia a fondo E' stato poi interrogato un giornalista di France-Soir, il signor Chapus, il quale 11 giorno stesso del delitto fu condòtto da Gaston Dominici sul punto in cui era morta la piccola Elisabetta. Gaston Dominici disse al giornalista: « E' qui che la bambina ha incominciato à gridare ». Questa frase, riportata dal giornale, non era stata notata da nessuno, e soltanto uh anno dopo il commissario Sébeille ne venne a conoscenza per una confidenza ricevuta dallo stesso Chapus. Il vecchio dopo questa deposizione si è alzato di scatto gridando: « Non è vero, non ho detto quello. Non parlavo con i giornalisti, perchè essi mi davano soltanto noia». Francesco Rosso 1 ! 1111111111111 11 11111111111M111 11 111 11 1111 11 1111111111B ■ ••— II commissario di polizia Edmondo Sébeille mentre parla dalla tribuna del testimoni nell'aula delle Assise (Telefotp)

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