L'accusatore implacabile di Ferdinando Vegas

L'accusatore implacabile CARATTERE E DESTIJNO DI VISCINSKY L'accusatore implacabile Era il tipico funzionario sovietico, terribilmente "oggettivo,, - Insensibile ai valori umani, chiedeva senza battere ciglio la condanna a morte degli stessi suoi amici Dal banco di pubblico accusatore a Mosca al seggio di rappresentante sovietico all'ONU, Andrea Viscinsky rimase sempre quel « russo imperscrutabile » che apparve a Benedetto Croce un giorno del gennaio 1944 quando, essendo membro della Commissione alleata in Italia, si recò a Sorrento a informarsi presso il grande filosofo della nostra situazione politica. Con l'abituale acutezza sintetica del suo giudizio, Croce ha saputo perfettamente fissare in un solo aggettivo la personalità di Viscinsky; ma è proprio l'aggettivo che, se ne dipinge esattamente il comportamento esterno, preclude, d'altra parte, ogni possibilità di accesso alla realtà interiore. Per questa sua essenziale qualità Viscinsky incarnava nella maniera più rispondente il tipo caratteristico del funzionario sovietico, il tecnico competente e abile, l'esecutore coscienzioso delle direttive ri-'ncgpcqanptEiavcrtsssrtcptccmiiiitiiiiiiriiiiiiiiitiriiiiMiitiriMiMMiiMiiiiiiMiifiM nulla nella sostanza cevute. quali che fossero: «oggettivo», insomma, fino a scomparire quasi dietro la parte che doveva svolgere. Non era quindi un politico, nonostante abbia ricoperto per molti anni degli incarichi di primo piano, compreso quello importantissimo di ministro degli Esteri. Nell'ambito più limita- io in cui esplicò la propria azione ebbe però modo di ri velare qualità indubbie, sia come teorico, sia come realizzatore pratico. Proveniva dagli studi del diritto, materia che gli offrì il terreno per una vasta attività scientifica, versata in numerose opere che fanno tuttora testo in Russia. Dal mondo giuridico Viscinsky derivò soprattutto la forma mentis, di logico sottile e puntiglioso, aggrappatosi tenacemente alla sua tesi, pronto a sostenerla ora con l'acutezza dialettica, ora con l'irruenza polemica, comunque senza mai concedere MMiiiiruMiiiiiiiiiiirtiiiiiiiiriiriiiiiiiiiii imi Furono queste le doti che di lui spiccarono maggiormente nelle due tappe salienti della sua carriera: la prima, di pubblico accusatore durante i pro- cessi moscoviti del '36-'38; laseconda, di dirigente della po- litica estera sovietica. Come Procuratore Generale I dell'Unione Sovietica, Viscin- sky fu al proscenio della san-guinosa tragedia delle «gran-di purghe»; formalmente, anzi, fu proprio dai suo banco che si levarono, una dopo l'altra, le richieste della pena capitale contro buona parte dei massimi artefici della Rivoluzione d'Ottobre. Ma sostanzialmente egli non faceva che svolgere il ruolo assegnatogli dall'alto; lo svolgeva tuttavia, se così si può dire, alla perfezione. Accusatore implacabile, Viscinsky rovesciò sugli imputati le più mostruose accuse di spionaggio, di tradimento e di assassinio, alle quali nessuno forse potrà mai dire se egli credesse veramente. Non solo non era per niente turbato dal rango precedentemente occupato dai personaggi che accusava; era anche del tutto insensibile ai valori semplicemente umani, ai rapporti cioè |di amicizia che egli aveva avuto con le sue attuali vittime. Racconta l'ambasciatore americano Davies nelle memorie della sua missione a Mosca di quegli anni come, nel processo contro Bucharin e altri, Viscinsky chiedesse imperturbabile la condanna a morte degli ex-ministri Krestinski, Rosengoltz e Grinko: coloro stessi con i quali, presente l'ambasciatore, si era amichevolmente intrattenuto appena un anno prima, ospite nella casa di campagna di uno di essi. Potrebbe forse esservi una spiegazione a questo comportamento di Viscinsky: che egli aveva militato in gioventù (era nato nel 1883) nelle file dei menscevichi, e solo qualche an- no dopo la Rivoluzione, nel1920, era passato in quelle boi- sceviche. Le « grandi purghe » infierirono particolarmente suogni categoria di ex; è posai-bile quindi supporre che Vi- scinsky, per evitare la sorte peggiore, abbia preferito pre- stare docilmente il contributo °r~ „.."." „i„i,;„ni„ i-fli,. che gli era richiesto per inflig-gerla ad altri. .Sita di fatto comunque, cheegli passo indenne attraverso la bufera, per ascendere, al-l'inizio della guerra, alla ca- rica di vice-ministro degli E-steri. Da allora alla morte par-tecipò a numerosissime conferenze internazionali, diventandone una delle figure più caratteristiche. Sempre fedele esecutore, come si è detto, di una politica formulata altrove (anche se egli fu dal '49 al '53 il titolare del portafoglio degli Esteri), Viscinsky vi ha messo però di suo un'abilità tutta spe- jciale nel renderne esterior j mente tangibili i toni mutevo i li. Le sue ostinate ripulse alle | proposte degli interlocutori, le i filippiche contro « i nemici del¬ 1 la pace», oppure, al contrario, Ila cortesia e l'arrendevolezza sono divenute in questo dopoguerra elementi costitutivi della scena internazionale. La morte ha voluto fissarlo per sempre proprio nel suo atteggiamento migliore, cogliendolo quando, ritornato da un anno e mezzo semplice rappresentante del suo Paese all'ONU, vi stava impersonando la politica della distensione oggi praticata dalla Russia. Ferdinando Vegas •♦»

Persone citate: Andrea Viscinsky, Benedetto Croce, Bucharin, Davies, Sita

Luoghi citati: Italia, Mosca, Russia, Sorrento, Unione Sovietica