La suocera riabilitata di Clara Grifoni

La suocera riabilitata «OG«l II SEMBRI gjg GAMBISSIMA» La suocera riabilitata Non più il buffo « mostro » caro ai caricaturisti, ma una garbata e giovanile aria materna - Raddolciti i rapporti con generi e nuore • L'abitudine a non intromettersi più... MI è capitato di vedere In questi giorni, su un settimanale umoristico, una caricatura della suocera. Il fatto in sè non ha nulla d'eccezionale: sono migliaia d'anni che questo cosiddetto « mostro », vagamente imparentato col Minotauro, la Idra di Lerna e il Dragone contro cui lottò Sigfrido, alimenta la vena degli uomini di penna e di pennello, oltreché i furori di geiyeri e nuore. Ma la suocera in questione si distaccava nettamente dalla megera classica, provvista d'un mento a tre piani e aureolata di blgudl turgidi come sanguisughe, alla quale abbiamo fatto l'occhio; era invece un che di mezzo tra Wanda Osiris e Marlene Dietrich, con relativi lustrini e pennacchi; e, guarda un po'! stava facendo girare il capo a un pretendente della figlia. Questa cosa, secondo me, è degna di rilievo in quanto si sa che 1 « vignettarl » sono lo specchio, più o meno deformante, del costume; e se han deciso di ritoccare il loro vecchio personaggio, vuol dire che esso è realmente cambiato. Esiste dunque un nuovo tipo di suocera, come chi dicesse una suocera ultimo grido o (per attenersi al gergo della moda), fiat lookt Credo non si possa dubitarne. Ma non è stato precisamente Dior a inventarla. Ci hanno pensato 1 tempi, contribuendovi in egual misura la pace e la guerra. Alla radice di tutto vi e 11 supplemento di giovinezza — dieci o' quindici anni — che la donna ha guadagnato nell'ultimo scorcio di secolo (grazie alla chimica, alla biologia o al diavolo, chissà) ; per cui la distanza che separa una quaranta-elnquantenne da una venti-trentenne è oggi assai minore d'una volta; e se certe madri paiono le sorelle delle figlie, certe suocere lo paiono delle nuore. Nelle grandi città, suocere e nuore delle classi agiate vanno alle stesse feste, portano gli stessi capelli corti, fumano le stesse sigarette, respirano (male) negli stessi torturanti bustini, leggono gli stessi romanzi e si esprimono con gli stessi termini alla moda, dicendosi reciprocamente ti vedo giù di giri e oggi mi sembri in gambissima. Oltre a smentirne l'aspet¬ to, queste donne sconfessano anche ì pregiudizi e i ripicchi del suocerismo tradizionale: molte hanno letto Freud, sanno cos'è 11 complesso di Edipo e per nulla al mondo vorrebbero far la parte della madre-piovra, gelosa e abusiva. D'altronde, coi figli attuali riesce sempre meno facile, dicono. Ragazzi e ragazze rivendicano presto la loro indipendenza e a diciassette, diciott'anni i più vanno e vengono da soli, con la chiave di casa in tasca e le loro idee nella testa. Sicché le madri sono preparate giorno per giorno al distacco e, quand'essa arriva, non provano più lo smarrito terrore che le coglieva un tempo nel vedere un inesperto cucciolo, cresciuto all'ombra delle loro gonne, affrontare l'ignoto o una tenera colomba spiccare il primo volo. Le ragazze d'oggi sanno volare (come sanno nuotare, guidar la macchina 0 tirar di scherma); e, comunque, meglio delle loro madri. Inoltre, ormai abituate a non intromettersi e a non esercitar troppo la loro autorità, queste madri-suocere riescono assai meglio delle loro predecessore a tenersi da parte e a non imporre nè la propria esperienza (l'esperienza è una cosa che irrita-1 figli, 1 quali vogliono giocare liberamente coi fiammiferi della vita; semmai può servire. da - balsamo più tardi, per medicar le loro scottature), nè la propria presenza. Va anche considerato che molte hanno un'occupazione: l'ufficio, il negozio o l'atelier assorbono 1 tre quarti della loro giornata. Non sembra, ma è un fattore importante; anzi, uno di quelli che hanno valso maggiormente a cambiare i rapporti fra suocere e nuore o suocere e generi. Benché quasi tutte le madri giovanili di figli già grandi non manchino di far capire < che si sono sposate bambine», la maggior parte di esse acquista 1 galloni di suocera nel periodo della mezz'età, che è anche quella del retour d'àge e degli amari bilanci. La signora è sempre bella ed elegante; può ancora Interessare gli uomini e, se vedova, ritrovar marito; ma il pensiero d'essere ormai incamminata sul viale del tramonto non l'abbandona più, ribadito ogni giorno da certi drammatici colloqui con lo specchio: c Altre rughe, possibile?... >. Il suo equilibrio diventa instabile, il suo umore di vetro. E' proprio allora che un estraneo le ruba la figlia, o che una rivale armata di tutto punto dalla giovinezza s'insedia vittoriosamente nel cuore del figlio. E più una suocera ha tempo da dedicare al rimpianti — e ai raffronti — più si accentua la sua ostilità per l'intruso o l'intrusa. (Ma è specialmente con quest'ultima che 11 commercio si rivela difficile: perchè? Non perchè suocera e nuora sieno < due specie nemiche, tipo coccodrillo e mangusta > come afferma qualcuno; ma semplicemente perchè si tratta di due donne e che, in quanto tali, sono pervase da una frenetica ansia di primeggiare, ciascuna sentendosi perfetta come la giumenta di Rolando; e in ogni caso, più bella, o buona, o Intelligente, o colta, o esperta, o pratica delle altre; e in grado d'insegnar loro qualcosa. Quest' appassionata inimicizia, che può non escludere un sincero affetto, è alla base del suocerismo, del suo zelo prodigo di consigli; < Sai, conosco mio figlio da più tempo di te... La stiratura delle camicie... La cottura delle uova... Il suo dolce preferito... Il suo mal di capo... >, e delle sue perfide critiche: « Guarda a che ora si alza... Come tiene la casaQuanto spende... Le telefonate che riceve... La gente che frequenta... Ah, povero figlio mio, sognavo qualcosa di meglio' per te! >. Consigli e critiche cui fanno eco, dall'altra parte, accuse infocate: < ...e ieri ha messo un pugno di sale nella mia crème caramel... Le fissazioni di tua madre... Le sue menzogne...»). ' Ma una suocera che non abbia, come sole occupazioni, la canasta e le rimembranze, e possa far sfociare in un'attività qualunque il suo bisogno tutto femminile di prodigarsi e distinguersi, è generalmente un'ottima suocera. Le cose non cambiano se è la nuora a lavorare e come accade nella piccola borghesia, tocca alla suocera prender le redini del ménage, sorvegliare la domestica o, all'occorrenza, sosti¬ tuirla, occuparsi della cucina e dei bimbi. La fiducia che le si dimostra (c. Quanto decidi di fare tu è sempre ben fatto, mamma > ho sentito dire da una di queste nuore. Ciò dimostra che buona parte di esse ha imparato a manovrare la madre del marito),, unita al senso della propria insostituibilità nell'antico « regno della casa>, tolgono il pungiglione alla suocera, la rendono mite leggera come una farfalla. In queste condizioni perchè dovrebbe criticare o intrigare? E di solito non ci si prova se la figlia si lamenta, prende le parti del genero; se il genero scalpita, cerca di ammansire la figlia. Non bisogna poi dimenticare che molte di queste donne, avendo perso il marito o un figlio in guerra, vedono nel genero il nuovo capo della famiglia; o che, avendo condiviso tre o quattr'anni di angosce con la nuora, quando era la fidanzata d'un soldato, non vedono In lei un'intrusa. ma una compagna di vecchi affanni Tutte queste ragioni ed altre ancora (la difficoltà di trovare un alloggio e la gratitudine dovuta a una suocera che rinunci al propri comodi per ospitare due giovani sposi, eccetera) hanno contribuito £ sfumare giorno per giorno. 1 più salienti connotati del «mostro». Una grazia materna plana sull'orizzonte delle coppie; non passerà molto, credo, che l'immagine della Virago-conhigudl entrerà nella storia, pigliando posto fra altre specie defunte (quella, a esemplo, della Vecchia Zitella). Con ciò non voglio dire che le suocere d'oggi sieno immutabilmente angeliche. Esistono ancora le Pedanti, le Astiose, le Insopportabili, le Malèfiche (tutto è nella natura); ma sono più l'eccezione che la regola. E se 1 caricaturisti continuano ad accanirsi contro la suocera e 1 faiseurs de mots provinciali a bersagliarla delle loro lepidezze è perchè essa, coi bigudì o coi pennacchi, simile a una befana o a Marlene (il tratto cambia. 11 principio resta), rappresenta una magnifica e insostituibile testa di Turco Non si rinuncerà facilmente a buttarla giù con un colpo e riderne. Clara Grifoni

Persone citate: Freud, Marlene Dietrich, Wanda Osiris