Il P.S.D.I. approva raccordo dopo due lunghe movimentate riunioni

Il P.S.D.I. approva raccordo dopo due lunghe movimentate riunioni L'intesa sui programma dei partiti di centro Il P.S.D.I. approva raccordo dopo due lunghe movimentate riunioni Accuse di Giancarlo Matteotti a Saragat ed intervento polemico del capo socialista - "La mia adone può essere incorsa in errori marginali di tattica, ma si è conclusa con successo,, - Il risultato della votazione: 17 voti favorevoli contro 4 contrari Riunioni di ministri e sindacalisti per gli aumenti agli statali —« Roma, 12 novembre. Si è arrivati alfine stasera alla penultima — e, in quanto più incerta più importante — ratifica dell'accordo governativo sottoscritto sabato scorso dai rappresentanti dei quattro partiti delia coalizione. Vi hanno provveduto i membri della direzione socialdemocratica al termine di due lunghe, combattute riunioni con un documento approvato a maggioranza: 'favorevoli i diciassette esponenti del « centro > e della « destra >, contrari i quattro della < sinistra >. A differenza degli analoghi documenti liberale e democristiano, questo dei socialdemocratici — ed è la sua singolarità — non si limita ad una ratifica pura e semplice dell'accordo quadripartitico, ma si dilunga ad illustrare le ragioni per cui è concessa e le condizioni che, nel futuro, potranno determinarne il ritiro. La direzione del P.S.D.I. — dice infatti sostanzialmente la risoluzione socialdemocratica iiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii — prende atto che nella riunione di Villa Madama si sono confermati gli impegni sottoscritti nel febbraio scorso e la intenzione di sollecitare la realizzazione dei provvedimenti di carattere sociale: patti agrari, riforma fondiaria, riordinamento dell'I.RI., ecc. (questo ultimo, per là verità, non era esplicitamente menzionato nell'accordo). Epperciò approva l'intesa. La direzione interpreta tuttavia lo spirito e la lettera di tale intesa < in relazione al proposito indefettibile del partito di vigilare attentamente a che i rinnovati propositi di intensificare l'azione sociale del governo non vengano meno in seguito ad un futuro, deprecabile affievolirsi dell'impegno dei partiti della coalizione >. Si augura inoltre che < la passata esperienza contribuisca ad instaurare fra 1 partiti medesimi nuovi rapporti ispirati all'opportunità di stimolare l'attività legislativa sul piano della sollecita realizzazione del punti programmatici concordati >. Sono, come si vede, due clausole esplicative, piuttosto inconsuete in documenti del genere. E a dargli maggiore forza la direzione ha provveduto nella stessa riunione ad approvare un ordine del giorno in cui si impegnano l'esecutivo, la delegazione al governo ed il gruppo parlamentare a « promuovere con ogni sollecitudine una legislazione antimonopolistica da sottoporre al Consiglio del ministri >. E' un atteggiamento che trova la sua spiegazione nello svolgimento delle due riunioni: assai combattute, come si è detto, e caratterizzate da un certo generale malcontento per il modo in cui si sono concatenati gli avvenimenti della settimana scorsa. Ha cominciato il segretario del partito, Matteo Matteotti, con una relazione particolareggiata della riunione interpartitica di Villa Madama. E' stata, si è poi detto, una relazione c assolutamente oggettiva > e « priva di giudizi >. Matteotti, cioè, si è limitato a fare osservare al suoi colleghi — molti dei quali appuntavano su di lui le maggiori critiche — quale era la base iniziale delle trattative, che cosa la delegazione socialdemocratica poteva ragionevolmente ottenere e che cosa ha ottenuto. Nè lui nè Paolo Rossi (Val- MllllMllllllilllllIIMlIlllllllllllHIIMl Illllllllll tro membro della delegazione) si erano recati a Villa Madama col mandato di sfidare la possibilità di una crisi governativa se non- ottenevano il rimpasto. Poiché 11 rimpasto per giudizio unanime di altri esponenti della'' coalizione non si poteva ottenere, non restava che cercare di far confermare in un documento le principali istanze avanzate dal partito. Ed è ciò che si è ottenuto. C'era già in questa imposizione una critica implicita a Saragat, che aveva iniziato una operazione politica senza consultarsi prima con 1 compagni della segreteria e della direzione. La critica è divenuta esplicita nel successivo intervento di Giancarlo Matteotti, rappresentante del gruppo parlamentare. Tanto esplicita che ha provocato subito dopo un intervento per < fatto personale > dello stesso Saragat. Il leader del' P.S.D.I. non ha mancato di riconoscere che nell'anione da lui iniziata vi possono essere stati errori marginali di tattica. Nel fondo, però, essa era pienamente giustificata e si può dire che si è conclusa con successo. Saragat ricorda in proposito la « svolta » che l'on. Malagodi ha impresso al P.L.I. spostandolo su posizioni di destra che non erano quelle della segreteria Viilabruna; ha rinnovato le sue preoccupazioni per questi nuovi orientamenti: ha fatto notare come, senza pretendere di chiudere definitivamente il problema, il documento di Villa Madama possa essere accolto come un c necessario scossone > per l'azione governativa. Molti partecipanti (fra gli altri I. M. Lombardo e Tanassi) si sono dichiarati paghi di tali precisazioni. Altri hanno insistito nelle critiche, e tra questi particolarmente aspri gli esponenti della sinistra. Zagari ha rinnovato la sua sfiducia sulle possibilità del centrismo quadripartitico, Bonfantlnl ha sostenuto che, se sono esatti i giudizi di Saragat sulla politica liberale, una crisi è inevitabile: « una crisi di governo aperta oggi può evitare la fine della democrazia domani ». La crisi del quadripartito dovrebbe essere risolta — secondo il punto di vista dell'ordine del giorno rimasto in minoranza — con una « azione convergente dei due partiti socialisti»: vale a dire con una «apertura a sinistra». Con la ratifica socialdemocratica e quella che i repubblicani daranno sicuramente domani, il « capo delle tempeste » governativo si può dire almeno per il momento superato. La tranquillità, beninteso, è relativa perchè già si profilano i problemi che metteranno presto alla prova la compagine centrista. Del più urgente di tutti, quello della «legge delega» e della relativa richiesta di un aumento minimo di 5 mila lire per gli statali, ci si è occupati a lungo anche oggi in riunioni che hanno impegnato l'attività di ministri, sottosegretari, sindacalisti, capi gruppo parlamentari. I ministri tecnici, come abbiamo già spiegato, ritengono impossibile venire incontro alla richiesta e portano a sostegno della loro intransigenza elaborati calcoli da cui risulta che il Tesoro do¬ vrebbe impegnarsi per molte altre decine di miliardi oltre agli 84 già previsti. Lo hanno ripetuto nel corso di una riunione alla quale partecipavano rappresentanti del P.S.D.I., della D.C., della C.I.S.L. e della U.I.L. Le due parti sono rimaste sulle rispettive posizioni e la riunione di conseguenza si è chiusa con nulla di fatto. Lunedi se ne terrà un'altra e martedì il Consiglio dei Ministri vedrà qual è il punto massimo fino al quale si può spingere lo sforzo del bilancio. Nel pomeriggio 1 capigruppo della maggioranza cercheranno di concordare un atteggiamento unitario in modo da evitare sorprese in sede di votazione alla Camera. e. f. Il delegato sovietico all'O.N.U., Andrea Viscinsky, parla sul problema atomico (Radiofoto)

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