Un dio ritorna di Filippo Sacchi

Un dio ritornaUn dio ritorna Leggo che hanno scoperto in questi giorni a Roma, a Santa Prisca, un tempio di Mitra. Questo mi fa rivivere immediatamente un'altra scoperta avvenuta a Londra proprio quando c'ero io, alcune settimane or sono, e che fu una delle più sorprendenti avventure archeologiche dei nostri tempi: avventura per il luogo ove si produsse, per il modo come si manifestò, per le forme di interesse veementi e quasi spettacolari che suscitò nelle folle. Fu nella City durante i lavori di sterro per la costruzione di un grande palazzo per uffici, in un'area bombardata davanti la stazione di Cannon Street. Là una mattina, il muso da robot di una escavatrice, frugando entro i rottami e la fanghiglia, si arrestò davanti a qualcosa di inatteso, qualcosa che non era nè uno scheggione di cemento residuo del blitzkrieg, e nemmeno un pilone di muratura di antiche fondamenta; qualcosa di misteriosamente resistente e compatto. Era l'altare di un dio. Riconosciuto subito l'avanzo romano, e dato l'alt ai lavori, subentrò l'autorità del Roman and Medieval London Excavation Cotmcil, il corpo archeologico che quasi esclusivamente con contributi privati ha l'ispezione e il controllo del sottosuolo di Londra. E si riprese lo scavo, che in pochi giorni mise allo scoperto tutta intera la pianta di un tempietto, perfettamente conservato sia nella struttura interna che nei muri perimetrali: una costruzione a basilica, lunga venti metri e larga otto, con cella o navata centrale e due navate minori e laterali divise da colonne di cui esistono le basi rotonde, e un'abside trilobata racchiudente l'altare. Una moneta molto consumata di Adriano, ritrovata nello strato stesso delle fondazioni, stabilisce l'epoca in cui fu edificato: 150 c C. Allo stesso modo una moneta di Costantino il Grande abbandonata sul pavimento dell'abside, proprio accanto all'altare, indica la data oltre la quale il tempio dovette verosimilmente essere chiuso al culto pagano: 320 d. C. ■Mura e reliquie dell'età romana sono dappertutto in Inghilterra. Specialmente a Londra dopo la guerra, durante le opere di rimozione e ricostruzione nelle aree rovinate dai bombardamenti, innumerevoli furono i resti e gli oggetti, vasi, armi, utensili, monili, ecc., che dopo una sosta più o meno lunga nelle mani degli studiosi andarono a collocarsi diligentemente nelle chilometriche vetrine dei musei londinesi. Ma una scoperta di questo genere, un tempio intero, nqn si era mai fatta a Londra, era quasi come se per la prima volta, per esso, la realtà di Londra romana divenisse visibile. Il tempio divenne un argomento quotidiano: gli scavi della giornata entravano nelle ultime edizioni, con l'arrivo della stella cinematografica o il cadavere scoperto nel West Ham. C'era anche qui un enigma, un misterioso «x» da identificare. A quale dio era dedicato il tempio? Quale simulacro veniva venerato nel piccolo grazioso sacrario che coi suoi tre semicerchi concentrici doveva così sorprendentemente ricordare l'abside di certe nostre chiesette romaniche? La curiosità del pubblico era così montata quando il 18 settembre un operaio addetto allo scavo, frugando lungo la parete esterna della porta d'ingresso, cavò un marmo. Una testa! Benché lorda di incrostazioni e di fango, appena Simes, l'archeologo che sovrintende ai lavori, la prese in mano, subito dalle fattezze, dal berretto frigio lo riconobbe: era Mitra. II tempio era dunque un Mithracum, e quella testa faceva senza dubbio parte del gruppo raffigurante il dio in atto di uccidere il toro, rituale in tutti i suoi templi. Noi in Italia siamo abituati da secoli a veder venir fuori marmi, non ci fa ne caldo nè freddo. Ma la notizia che un pezzo importante di scultura, di vera scultura romana, era uscita dal suolo della City, l'idea che quello poteva essere il principio di una serie di nuove scoperte, mise in effervescenza L popolino di Londra. Come non bastasse, ecco tre giorni dopo una seconda scoperta: il collo di una figura maschile, che adattato alla testa si trovò combaciare perfettamente con essa. Il 26, un'altra testa, di giovane con attorcigliati capelli. Il 4 ottobre una terza testa, barbuta, identificata subito per Scrapis. L'indomani, alla sera, una statuetta di divinità ignota, seduta con un ginocchio incrociato, quasi all'uso orientale, finissimamente lavorata e conservata in modo perfetto. L'indomani una mano col pugno chiuso, due volte la grandezza naturale. E così avanti. Subito, riscaldatesi le fantasie, •ra incominciato l'afflusso dei curiosi. Mitra era passato persi¬ no nelle vignette umoristiche, e un'intraprendente casa di mode aveva lanciato un Mitras hat per le signore, un cappellino alla Mitra. Da ogni quartiere di Londra venivano signori e genterella minuta a vedere il portento. Fu messo apposta un servizio di polizia per regolare la sfilata. Quando cominciò a raggiungere proporzioni impressionanti, diecimila al giorno, con code lunghe un chilometro e mezzo, e magari fino a tre ore di turno sotto la pioggia prima di poter sfilare lungo il parapetto posto a riparo intorno alla rovina, tanto gli archeologi che l'impresa di costruzione ' scongiurarono le autorità perchè fosse vietato l'accesso al pubblico, e così fu infatti. Adesso si agitava nella stampa e nei circoli interessati la questione, che fare del tempio. Fu avanzata la proposta di dare una nuova struttura al futuro edificio, ossia di poggiarne le basi sopra un'immensa arcata, inmodo da lasciare intatto al di sotto il tracciato del tempio, ma fatto un calcolo risultò che la modifica avrebbe comportato un aumento pari a ottocento milioni di lire sul progetto originario. Alla fine fu la stessa impresa costruttrice a trovare la soluzione. Offrisse la City un terreno adatto, ed essa vi avrebbe, a pezzo a pezzo, trasferito e ricostituito il monumento a sue spese. Fu scelto un terreno su Quecn Victoria Street, ottanta metri più in là, e così in que-: sti giorni a Londra un dio cambierà casa. So abbastanza chi è Mitra, per riconoscere in tutta questa storia, in questa stupefacente messa in scena, questa folgorante rivelazione, questo fascino che afferra la fantasia delle folle, la sua negromantica mano. Di tutti i nuovi culti esoterici e mistici, che la Grecia ellenistica assorbì dall'oriente e trasmise, sull'alba dell'era cristiana, al mondo romano, quello di Mitra è senza dubbio il più umano insieme e il più conturbante. Dio giovane e solare (D.S.I.M. Deo Soli Invicto Mithrae) egli discendeva nel mondo a combattere le forze del male. Attraverso prove e iniziazioni i suoi fedeli erano chiamati a prender parte a questa lotta di universale significato, e chi avesse osservato i voti e seguito la legge sarebbe stato rimerilnto con la redenzione e rinato in eterno: «renatus in aeternum ». Poiché era un dio di combattimento e virile, il suo culto era popolarissimo presso i soldati che lo portarono sino alle più remote guarnigioni dell'Impero; ma poiché era un dio di giustizia, tutti anche i poveri e gli umili venivano ammessi ai suoi misteri. Per questi vaghi intuiti profetici, e anche per certe affinità del rito (aveva una sorte di battesimo, una unzione col miele, e una comunione con pa ne acqua e vino) il Mitraismo fu sul principio un fortissimo concorrente del Cristianesimo e perciò duramente perseguitato dagli imperatori cristiani. A Londra anch'io andai a vi sitarlo. Era mattina presto. Solo due ometti stavano dentro alla rovina: il primo grattava delica tamente a uno a uno i mattoni con la paletta, poi li passava con una spazzola, poi li dava all'altro che li riponeva in un canto. Intorno, entro l'immensa voragine della escavazione, gru, autocarri e bulldozer si muovevano fragorosamente. In faccia in alto si drizzava al sole il gigantesco colonnato della National Provincial Bank; subito là dietro c'erano lo Stock Exchange e la Banca d'Inghilterra. Pensavo: è soltanto un caso che di tutti i grandi dei dell'antichità i quali avevano sicuramente li loro tempio a Londra, Giove, Apollo, Nettuno, il destino abbia voluto che solo emergesse Mitra, un dio minore, un dio segreto, un dio che ebbe recondito culto e breve fortuna? O non è forse proprio per questo, per l'arcana vibrazione, per il mistico palpito, per l'albeggiante speranza che dorme ancora sigillata nel suo magico nome? E adesso, ecco a Roma affiorare di nuovo il suo altare. Come i testi Vedanta dicono: «Gli Iddìi amano l'oscuro e odiano l'ovvio». Filippo Sacchi

Persone citate: Cannon, London, Mitra, Nettuno, Prisca