24 mila proprietari e 12 mila dipendenti

24 mila proprietari e 12 mila dipendenti I negozianti ed i commessi 24 mila proprietari e 12 mila dipendenti La difficile situazione sindacale di una categoria di lavoratori, un quarto dei quali non riceve i minimi contrattuali I dipendenti del commercio organizzati dalla Camera del Lavoro han dato ufficialmente inizio ad un'agitazione, avanzando una serie di richieste che vanno da un anticipo di 3000 lire sui futuri miglioramenti, alla concessione di una mezza giornata di riposo settimanale. Le condizioni economiche di questa categoria sono effettivamente tra le più disagiate. Fatta eccezione di alcune decine di dirigenti e di qualche centinaio del < gruppo B >. la assoluta maggioranza è classificata nel c gruppo C> con stipendi che variano dalle 37 alle 41 mila lire circa. Quanto ai salariati, fattortili, uscieri ecc., le loro paghe si aggirano sulle 34.000 lire. Siamo quindi ad un livello medio inferiore a quello dell'industria, e per di pili, nel commercio, i dipendenti non possono contare su cottimi, incentivi o premi di produzione Rarissime infatti- le eccezionedi aziende che concedono qual-che modesto premio di fineanno. Logico quindi che gli inte-Tessati chiedano di più; strano, anzi, che non lo chiedano con maggiore insistenza. < Ma cosa vuole che ci si agiti per degli aumenti — ci hanno osservato diversi coni7nessi di negozio con amarezza — quando moltissimi di noi non ricevono nemmeno i minimi contrattuali! ». Il fatto ci è stato confermato come cosa nota dalle organizzazioni sindacali: i Sindacati Liberi calcolano che più di un quarto della categoria non per. ccpisce le paghe pattuite. E' frequente il caso di qualcuno che si presenta a chiedere lavoro e si senta offrire una cifra di molto inferiore, ventimila lire al mese, ad esempio. « O prendere o lasciare » e il postulante, in genere, prende e tace. Per i giovani, e specialmente per le ragazze, non si tratta più di oasi ma di un fenomeno quasi normale. La cosa che più colpisce è che questi sistemi non sono in uso soltanto in negozietti spesso alle prese con molte difficoltà: alla C.I.S.L. infatti ci citavano un'azienda con diverse decine di dipendenti, che impone loro un contratto privato, a cifre naturalmente inferiori. In un simile stato di cose, i Sindacati Liberi e l'Unione Lavoratori, han ritenuto inopportuno l'inizio dell'agitasione promossa dalla Carnera del Lavoro, e preferiscono limitarsi ad' insistere sull'attuazione dell'accordo sul conglobamento che di per se porterebbe a qualche miglioramento economico. Ma è sul piano normativo — e in particolare a proposito dell'orario — che le due organizzazioni si ripropongono di agire, e qui le loro tesi coincidono con quelle della Camera del Lavoro. c Per guadagnare — sostengono all'unanimità i lavoratori — le citate cifre inferiori ai minimi dell'industria, dobbiamo lavorare un numero di ore molto maggiore: cinquanta, cinquantadue, cinquantaquattro alla settimana. Per noi, non ce sabato pomerig-nin r,r,r. rt*à mal HTl'nfQ natta gio, non c'è mai un'ora netta di chiusura, e non c'è un soldo di straordinario. Necessità tecniche — dicono 1 negozianti: forse hanno ragione, ma allora ci diano qualcosa per quel che facciamo in più». Le più vivaci ed irritate sono le donne: « A parte il fatto — ci dicevan diverse commesse — che quando cominciamo da giovani, dobbiamo molte volte accontentarci di ben poco, ora lavorare diventa sempre più difficile per noi. Spesso ci sentiamo dire chia-ro e tondo, che il posto c'è ma solo fino a quando non ci sposiamo; e non son rari i ca- si di commesse sposate, llcen ziatei perchè in attesa di un bambino >, Sono episodi gravi, e le organizzazioni sindacali — dicono i loro dirigenti — possono fare poco. Nel commercio non ci sono masse di operai da mobilitare contro pochi datori di lavoro: i dipendenti del commercio (esclusi i negozi c ad andamento familiare >) saranno a Torino dodicimila, mentre le aziende sono almeno il doppio. Difficile, in queste condizioni, agire sindacalmente, con gli interessati che vivono a contatto con i negozianti e che più difficilmente quindi possono impuntarsi e polemizzare, e con disoccupati sempre pronti a sostituirli. La stessa minaccia dello sciopero ha un effetto relativo — proprio per la debolezza della categoria — tranne forse nel periodo delle vendite natalizie o pasquali. Così si c°m,ncia ° parlare di agitanone in questi giorni: prima ^tHmana « novembre,

Persone citate: Carnera

Luoghi citati: Torino