Pentecani grida ai giudici che l'assassina è Liliana

Pentecani grida ai giudici che l'assassina è Liliana Colpo di scena al processo di Milano Pentecani grida ai giudici che l'assassina è Liliana lallora a Lilìana' ' (Dal nostro corrispondente) Milano, 3 novembre. Colpo di scena in Corte di Assiso al processo per il delitto di corso Buenos Aires. Stamane, in apertura d'udienza, l'imputato Luigi Pentecani, pallido e tremante, faceva sapere alla Corte, attraverso il suo difensore, di avere importanti rivelazioni da fare. E' stato fatto uscire dalla gabbia e, rivolto al Presidente, a voce alta e ferma ha detto: « Fino ad oggi ho difeso Liliana Picucci perchè non volevo legare ad una crudele responsabilità il nome di colei che io ho amato e amo ancora sopra ogni cosa al mondo; e perchè non avesse a subirne le conseguenze la innocente creatura nata dal nostro amore. Ma dal giorno in cui ho avuto la certezza che Liliana non mi ama più e che la mia bambina è destinata a vivere per sèmpre lontana da me, ho deciso di dire tutta la verità >. Dopo un attimo di esitazione, l'imputato ha ripreso: «E1 stata lei, signor Presidente — e indicava la Picucci, — lei sola ad uccidere la signora Abbondanza; lei, con una bottiglia dell'acqua! >. Il Pentecani ha narrato che, mentre rubavano nell'alloggio, erano stati sorpresi dalla signora Abbondanza. Allora avevano legato ed imbavagliato la donna perchè non gridasse; poi l'uomo si era recato in anticamera per riempire la valigia e la donna era rimasta a guardia della povera vecchia. Ad un tratto il Pentecani udiva la voce della Picucci che lo chiamava. Accorso, vedeva la Abbondanza con il cranio spaccato e Liliana che strìngeva ancora in mano il collo insanguinato di una bottiglia andata in frantumi. « Che hai fatto? >, le ho chiesto sgomento. « Non è ancora morta », ha risposto Liliana. Allora mi sono accostato alla vecchia: non dava più segni di vita. « E' morta », ho detto sentito tutta la gravità della situazione. La ragazza era nei pasticci, ma io l'amavo, e non volevo che avesse a patire nulla. E' stato così che le ho ordinato di svuotare la sua borsetta di plastica nera e di lasciarvi dentro la mìa fotografìa ». A queste ultime parole la giovane amante del bandito è scoppiata in un grido selvaggio: « Non è vero, non è vero nulla: è tutta una atroce menzogna. E' una infamia, e lui lo sa che io sono innocente ». Nel pomeriggio il presidente ha interrogato la Picucci, che con la voce rotta da pianto convulso ha ripetuto di essere estranea all'assassinio. Mentre in un gesto dì disperazione essa esclamava: < Sono innocente, quell'uomo vuole perdermi: è la sua vendetta! >, Luigi Pentecani con uno scatto violento le ha agitato davanti al volto una corona del rosario e ha gridato: «Io credo fervidamente In Dio, e tu Io sai; giuro su questo rosario che ho detto la verità; giura anche tu se puoi!...». La giovane scoppiava nuovamente in lacrime, e i due amanti si scambiavano insulti violenti, che il presidente stroncava ordinando l'immediato allontanamento dall'aula del Pentecani. Mentre varcava la soglia accompagnato dai carabinieri, 11 prigioniero si afflosciava sul colpo, svenuto. |, q. L'imputata Liliana Flcuccl

Persone citate: Abbondanza, Luigi Pentecani

Luoghi citati: Milano