Mentre le truppe italiane tornano a Trieste una spaventosa catastrofe s'abbatte sul Salernitano di Francesco Rosso

Mentre le truppe italiane tornano a Trieste una spaventosa catastrofe s'abbatte sul Salernitano L'ESULTANZA NAZIONALE TURBATA VA UNA TRAGICA NOTIZIA Mentre le truppe italiane tornano a Trieste una spaventosa catastrofe s'abbatte sul Salernitano Canti e fiori pei* i soldati Una folla immensa accoglie le troppe ed i marinai della flotta - Suonano tutte le campane della città, la gente circonda ed abbraccia affidali e militari • Il tricolore donato da Einaudi issato sul campanile di San Giusto (Dal nostro Inviato speciale) Trieste, 26 ottobre. Su Trieste ritornata all'Italia è scesa la notte, ma le' strade sono ancora invase dalla folla che sempre ai rinnova e non conosce soste di stanchezza nel manifestare la sua esultanza. Trieste ha incominciato a vivere la sua prima indimenticabile giornata italiana gii ieri sera. Nonostante il tempo piovoso, interminabili colonne di automobili, motociclette, biciclette, autobus hanno trasportato circa cinquantamila persone verso il posto di blocco di Duino, attraverso cui, come era diffusa opinione, a mezzanotte sarebbe transitata la prima colonna militare italiana. L'ora fu invece posticipata, ma non valsero il ritardo ne l'inclemenza del tempo, fattosi tempestoso, ad attenuare l'entusiasmo dei triestini. Alle 5,30, quando le autocolonne di carabinieri e agenti di polizia varcarono il fittizio confine, una folla enorme era ancora in attesa, incurante della pioggia gelida e delle raffiche di vento. Arrivano i primi reparti. / primi ad entrare ufficialmente in Trieste furono appunto i carabinieri e gli agenti di polizia. Quando scesero dagli autocarri davanti alla stazione per incolonnarsi a piedi e dirigersi verso Piazza Unità, la città sembrava deserta. Pioveva senza interruzione ed il vento flagellava le mille bandiere esposte alle finestre e ai balconi. D'improvviso, sotto quel cielo livido ed ostile, la città si destò, porte e finestre si spalancarono e la folla si riversa nelle strade, accompagnò i primi soldati d'Italia lungo le vie con applausi e grida di entusiasmo. Mazzi di fiori cadevano da balconi e finestre sulle colonne in marcia, dai diffusori situati un po' dovunque si diffondevano le note degli inni. Alle otto Trieste era già tutta assiepata lungo le strade che più tardi avrebbe percorso il gen. De Renzi alla testa dei trecento bersaglieri. La cerimonia per il trapasso dei poteri doveva svolgersi in due tempi: all'interno dell'albergo Excelsior e sul lungomare davanti alla stazione marittima. Le fasi del cerimoniale erano state concordate fin nei dettagli da ufficiali italiani, inglesi ed americani, e tutto pareva che dovesse svolgersi senza alcun apprezzabile mutamento; invece qualcosa non girò nel senso giusto e la cerimonia ufficiale non avvenne. Che cosa sia accaduto non si sa con esattezza. Un folto gruppo di Giovanotti si era spinto fin sotto le murate della corvetta Reobuk, su cui era ospite il generale Winterton. e incominciò a fischiare. Fu forse per questo che il gen. Winterton, contrariamente all'impegno assunto, non scese dalla corvetta e non si recò all'albergo Excelsior, dove avrebbe dovuto incontrare i generali Dabney e De Benzi. Per non dare importanza all'incidente furono avvisati i giornalisti che, causa il maltempo, la cerimonia ufficiale per il trapasso dei poteri non si sarebbe svolta. Le formazioni inglesi e americane che avrebbero dovuto rendere gli onori militari furono perciò imbarcate immediatamente. La folla, però, non sapeva nulla di tutto ciò ed attendeva pcncgDgsuptmcgmrdRondesPvsScsnstctlaezcfdtsblRPfcpczddlpeptcspl'tnlgplpmctvasnlfsredcenbnDsdpiedldstR paziente sotto quel cielo apocalittico, né fece caso nemmeno in seguito alla mancata cerimonia. Nell'atrio dell'albergo Excelsior il solo generale Dabney attendeva l'arrivo del gen. De Renzi, ma anche questo incontro non avvenne, per un susseguirsi di contrattempi, il primo dei quali fu il ritardo, causato dalle ardenti manifestazioni dei triestini, con cui la colonna dei bersaglieri arrivò in piazza Unità. Alle 10 esatte, ricevuto dal ministro Fracassi, dal questore Marzano e dal colonnello della Finanza Duce, il gen. De Renzi varcò ufficialmente la ormai inutile sbarra di confine a Duino. Lentamente, tra due ininterrotte ali di folla entusiasta, la colonna dei bersaglieri viaggiò verso Trieste. Poco prima delle 11 era davanti alla stazione centrale e si avviò verso piazza Unità. Sotto il premere della folla incontenibile i cordoni di polizia si infransero. Uomini e donne saltarono sugli autocarri, si mescolarono ai fanti piumati, stringendoli in un abbraccio convulso. Sull'orizzonte caliginoso intanto incominciarono a profilarsi le sagome delle navi che erano partite all'alba da Venezia. Squadriglie di reattori solcavano il cielo, riempiendo di fragore ogni spazio. Le sirene delle navi alla fonda ululavano, tutte le campane della città si scioglievano in .un solo canto bronzeo, il grido della folla si levava irrefrenabile. Il gen. De Renzi scese dalla macchina in Piazza Unità, ed entrò in prefettura mentre i caccia Grecale, Artigliere e Carabiniere precedevano l'incrociatore Duca degli Abruzzi nelle operazioni di ormeggio al Molo Audace. Quasi contemporaneamente, dopo alcuni squilli di sirena, la corvetta Roebuk issò il gran pavese e la bandiera italiana e quindi, mollati gli ormeggi, prese il largo. Il gen. Winterton, dopo un lungo colloquio con il maggiore Peluccio che s'era recato a bordo della nave per convincerlo a recarsi all'albergo, aveva deciso di partire senza incontrarsi col generale De Renzi. Nell'atrio dell'Hotel Excelsior c'era anche il gen. Dabney, che attendeva pazientemente e rispondeva alle domande dei giornalisti. Dopo un infruttuoso tentativo di mettersi in contatto telefonico con il gen. De Renzi in prefettura, decise di partire a sua volta. Prima, però, disse che avrebbe fatto partecipare i suoi soldati alla manifestazione per il ritorno di Trieste all'Italia, Poco dopo, infatti, una fanfara militare americana, seguita da un picchetto d'onore, scese dalla nave su cui già era imbarcata e sul piazzale della Stazione Marittima, circondata dalla folla esultante, eseguì gli inni nazionali italiano, inglese ed americano. Il proclama del generale A mezzogiorno le porte del balcone del Palazzo del Governo si spalancarono ed il g^n. De Renzi, accompagnato di'! sindaco Bartoli, dal prefetto, dal questore, si affacciò sulla piazza in cui la folla premeva incontenibile. Un ordine secco, e sui due alti pennoni, gonfiandosi al vento, salirono il tricolore ed il vessillo rosso alabardato di Trieste. Commosso, quasi intimorito dal nero tumultuare della folla, il gen. De Renai rivolse un breve saluto a e l r i , . l o e a a a . e . a , e i e , i o i e n e , , n a , o e e l a i o a e i a , à e , l . ! , a a , e o alla città, mentre si diffondevano nell'aria i rintocchi gravi della campana di San Giusto. Alta sullo storico campanile palpitava la grande bandiera donata dal Presidente della Repubblica a Trieste. Tutta k» cittd era pervasa dalle grida di osanna, dai rintocchi delle campane, dall'ululare delle sirene delle navi alla fonda. Ora Trieste era davvero e definitivamente italiana. Al seguito della corvetta Roebuk avevano preso il largo la portaerei inglese Centaur e le navi di scorta, dirette a Malta. Anche la nave da carico che trasportava le truppe americane iniziò le operazioni di partenza, e, salutata festosamente dalla folla, che agitava grandi tricolori, usci verso il mare aperto. Il discorso del sindaco La pioggia era cessata. Per le strade, sulle piazze, fanfare militari e civili eseguivano inni che la gente cantava in coro, senza stancarsi. I bersaglieri erano rimasti sui loro autocarri. Era mancato, è vero, lo spettacolo promesso della loro avanzata a passo di corsa sul lungomare verso la stazione marittima, dove si sarebbe dovuta svolgere la cerimonia ufficiale, ma i triestini non st rammaricarono per questo. Presero d'assalto i camions, viaggiarono con i bersaglieri per le vie della città, cantarono e gridarono fino ad avere la voce roca. Una ragazza si fece issare su un camion e, per ricordo, chiese una piuma del cappello ad un bersagliere, che non seppe ricusare. In pochi minuti altre centinaia di ragazze vollero una piuma per ricordo ed i cappelli dei bersaglieri furono ben presto spogli. Nelle prime ore del pomeriggio il gen. De Renzi, governatore militare della città, ha fatto affiggere un proclama con il quale annunciava di assumere tutti i poteri. Contemporaneamente, egli ha fatto affiggere un indirizzo di saluto alla cittadinanza, chiedendo la collaboratone di tutti per mantenere l'ordine. Purtroppo egli non è stato interamente ascoltato; verso sera, infatti, dopo il discorso pronunciato dal sindaco Bartoli dal palazzo del municipio, gruppi di giovani dal colore politico facilmente identificabile hanno assalito due negozi gestiti da slavi e U hanno saccheggiati. L'increscioso e condannabile gesto di violenza è forse la reazione ad un altro delittuoso avvenimento avvenuto stanotte. Il prof. Armando Cappello, di 40 anni, si recò, come infiniti altri, ad incontrare le truppe italiane ■ verso Duino. Poco distante dall'abitato di Prosecco fu lanciata da elementi slavi una bomba a mano contro la sua automobile, ed egli rimase ferito piuttosto seriamente da una scheggia alla testa. Stamattina il sindaco Bartoli si è recato a visitarlo all'ospedale, dopo il primo intervento chirurgico a cui è stato sottoposto. Le sue condizioni sono però soddisfacenti. Quesii cp*«"di sporadici di violenza non hanno, però, turbato la grande incontenibile gioia della città. Per tutto il giorno i cortei hanno percorso le vie del centro e ovunque, mescolati alla folla, uniti dalla stessa esultanza, si vedevano soldati di tutte le armi, marinai e fanti, aviatori e ber¬ saglieri, carabinieri e agenti. Le ombre della sera non hanno attenuato l'entusiasmo dei triestini. Il cielo, ancora percorso dal vento, è ritornato limpido, le girandole tricolori dei fuochi d'artificio riverberano i loro lampi dall'alto del colle di San Giusto. Sul mare ogni nave ha acceso ghirlande di luce, sulle antenne dei caccia italiani brillano lampade colorate in un gioco magico. La città non è stanca. Ancora la folla gremisce strade e vie e passa cantando i suoi inni, le sue canzoni. Ma non è ancora finito il programma dei festeggiamenti. Com'è noto, i poteri del gen. De Renzi durano pochi giorni. Il 30 ottobre egli lascerà la sua carica e, alla testa dei bersaglieri, ritornerà a Udine. Gli subentrerà il commissario straordinario dott. Palamara, cui toccherà predisporre ogni cosa per il 4 novembre quando, davanti al Presidente della Repubblica ed all' on. Sceiba, si svolgerà la grande parata militare per la celebrazione della Vittoria. Francesco Rosso La folla entusiasta, tra lo sventolio delle bandiere, porta In trionfo 1 carabinieri (Telef.) I sopravvissuti di Salerno cercano di salvare l'Indispensabile dalle case Invase dall'acqua e dal fango (Telefoto)