Un giovane uccide la fidanzata che gli restituisce i suoi doni

Un giovane uccide la fidanzata che gli restituisce i suoi doni Tragico colloquio di addio in una falegnameria di Biella Un giovane uccide la fidanzata che gli restituisce i suoi doni La vittima è una cameriera veneta - Voleva troncare la relazione - L'assassino ha cercato di sopprimersi con la lama e la sbarra con cai aveva massacrato la ragazza (Dal nostro corrispondente) Biella, 15 ottobre. In un laboratorio di via Trieste, alla periferia della città, poco dopo le 16t un giovane falegname ha ucciso la fidanzata e poi ha tentato di sopprimersi. L'assassino è Leonello Gentile nato nel 192T, a Lucchianico in quel di Chieti, e da diversi anni trasferito a Biella per lavorare; la vittima è Gabriella Pesce di 23 anni, oriunda veneta, da Iwigo tempo occupata come domestica presso la famiglia del ragionier Guido Grosso, in via Losana h, una ragazza bruna e piacente. I due sventurati protagonisti della tragica vicenda si amavano da alcuni anni. Pareva che dovessero sposarsi. Ma negli ultimi tempi la giovane Gabriella si era dimostrata fredda e lontana; il giovane aveva capito che gli era ostile, ma aveva fatto tutto il possibile per guadagnarsi il suo amore. Tentativo inutile. Pochi giorni fa la ragazza manifestava il proposito di troncare la relazione. Questa decisione sconvolse H Gentile e trasformò il suo temperamento. Un tempo laborioso e di carattere aperto, come lo hanno descritto i suoi compagni di lavoro, divenne pigro, apatico, solitario. Nessuno più riusciva a scambiare una parola con lui, che appariva costantemente assorto in pensieri cupi. Tutt'al più si udiva un suo sospiro e si lamentava di non trovare la forza per arrendersi all'idea che la fidanzata lo lasciasse. Provò ancora a supplì care, a scrivere lettere di implorazione. La ragazza era irremovibile. L'altro ieri ella pretese la restituzione immediata dei doni e delle lettere II Gentile accettò di malavoglia, sperando forse che la fidanzata < in extremis » tornasse sulla sua decisione. Le chiese di vedersi per l'ultima volta oggi pomeriggio nella falegnameria in cui egli lavorava. Puntualmente, pochi minuti dopo le 15,30, la Pesce raggiunge il laboratorio in via Trieste 26 e consegna al Gentile il pacco contenente i regali ricevuti da lui. Non scambiano parole. Il giovane aveva, sistemato gli oggetti avuti in dono dalla ragazza in uno scatolone molto ingombrante. Lei allora lo prega di cercare un pezzo di carta per farne un pacco. Il Gentile a sua volta domanda il foglio di carta al titolare della fPpdg o o a i falegnameria Silvio Neggia Poi entrambi iniziano un colloquio apparentemente normale. Parlano a bassa voce per più di un quarto d'ora. Altrdue lavoranti che si trovano nelaboratorio non odono nullavanno e vengono senza accorgersi della triste coppia. A richiamarli bruscamente alla realtà è un tonfo sordo preceduto da un grido soffocato, appena percepibile. Quando essi si voltano, aloro occhi si presenta una scena tremenda: la povera ragazza giace a terra con la testa spaccata e dalla ferita sgorga in gran copia il sangue arrossando i trucioli di legno; i Gentile in piedi con il volto esangue e orribilmente contratto stringe fra le mani la enorme chiave fissa insanguinata con cui ha colpito la giovane. E si appresta a vibrare nuovi colpi. Prima ancora che gli altri si tgaseGccriprendano dalla sorpresa, con ivoce alterata, egli li minaccia: c Se vi muovete, ammazzo anche voi ». Poi colpisce con furia selvaggia più e più volte la povera donna. Ormai fuori di senno lascia cadere la grossa chiave e impugna una sgorbia, colpendosi ripetutamente al basso ventre. Quindi muta nuovamente attrezzo e si sferra una serie di -martellate ai capo. Approfittando dello smarrimento dei compagni di lavoro impietriti dallo stupore, egli raggiunge. l'uscita, scende barcollando e grondante sangue dalle numerose ferite i pochi gradini di accesso alla falegnameria e Quindi percorre un breve tratto di via Trieste. Si accascia infine su una macchina seminatrice, depositata accanto ad una officina meccanica che sorge in quei pressi. Il trambusto ha richiamato sul posto numerose persone. Si tenta subito di portare soccorso alla Pesce, ma le sue condizioni appaiono disperate. Un- commerciante del luogo, Giuseppe Baltera, carica la ferita sulla sua * giardinetta ■> e la trasporta a tutta velocità all'ospedale. La sventurata muore mentre sulla barella la conducono nella sala operatoria. Intanto il Gentile — che continua a ripetere come un automa: <Non è colpa mia, nè di Gabriella: la colpa è della sua padrona che non voleva che venisse con me » — viene portato su una « jeep > della polizia e trasportato anch'egli all'ospedale. Le numerose ferite alla regione viscerale e al capo sono tutte superficiali e se non interverranno complicazioni egli guarita in una ventina di giorni. Attualmente giace in un lettino del nosocomio guardato a vista Un altro episodio dramma- nssasleiau tico si e avuto quando la signora Grosso convocata per avere da lei utili indicazioni sui moventi della tragedia, è entrata nella palazzina di via Garibaldi in cui ha sede il commissariato di pubblica sicurezza. Non appena è stata invitata a descrivere la perso- nalità della sua domestica, la signora Grosso, pur non conoscendo ancora la tragedia, ha avuto un collasso e si è accasciata esclamando: <Dio Dio! l'ha uccisa!-». Questa accorata esclamazione fa pensare che il Gentile abbia minacciato apertamente la fidanzata in uno degli ultimi colloqui. p. m. Lo scultore Giuseppe Aglietta testimone delia tragedia La falegnameria, di Biella dove è stato compiuto l'omicidio

Persone citate: Gabriella Pesce, Giuseppe Aglietta, Giuseppe Baltera, Grosso, Guido Grosso, Leonello Gentile, Silvio Neggia

Luoghi citati: Biella, Chieti