Bebler promette che Capodistria non sarà potenziata contro Trieste

Bebler promette che Capodistria non sarà potenziata contro Trieste Bebler promette che Capodistria non sarà potenziata contro Trieste II ministro d'Italia parla di interessi complementari dei due Paesi - Tito ferito ad un occhio da un mazzo di fiori (Dal nostro inviato speciale) Belgrado, 8 ottobre. L'atteggiamento degli ambienti responsabili di Belgrado dopo la firma degli accordi per Trieste è stato nuovamente ribadito oggi in sede di commissione parlamentare degli Esteri. Per quanto ne facciano parte uomini come Boris Kraiger, che per anni hanno diretto la polemica contro l'Italia per il Territorio Libero di Trieste, nessuna voce si è levata a dissentire sul benché minimo particolare: dal presidente del Parlamento sloveno, Marinko, a Ribar e ad altri, tutti si sono pronunciati a favore della conclusione della vertenza triestina. Di particolare importanza anche oggi le dichiarazioni del relatore Bebler. Il sottosegretario agli Esteri ha, tra l'altro, affermato che la Jugoslavia non intende affatto potenziare eccessivamente Capodistria per farne ima specie di contraltare a Trieste: il porto della cittadina istriana verrà semplicemente ampiato per far fronte alle esigenze locali, senza nemmeno incidere sul movimento di Fiume. Inoltre, ha aggiunto Bebler, non ha ragion d'essere qualsiasi forma di pessimismo sulla correttezza, con la q.ale l'accordo sulle minoranze potrà essere applicato da un Paese come l'Italia odierna, « Repubblica democratica dove le forze progressive hanno il sopravvento ». Contemporaneamente, da parte nostra il ministro a Belgrado, Vanni D'Archirafi, ha concesso un'intervista a una agenzia jugoslava, afferman¬ do: « L'intesa testé raggiunta apre il cammino a fecondi rapporti fra i nostri Paesi...*. « Il vuoto di lunghi anni, mentre ha lasciato insoluti i problemi, ha alimentato preconcetti e diffidenze già esistenti. Occorre metterli da parte, guardando all'avvenire e non più al passato; affrontando il futuro con fiducia e in modo che il terreno stesso del dissenso cominci a rappresentare quello della comprensione. Essa deve essere reciproca, attraverso ogni possibile ritorno alla normalizzazione delle condizioni di vita nelle due zo%c del Territorio Libero di Trieste e al loro sviluppo nel qua¬ compromesso rag- dro del giunto ». < Questo stesso compromesso — ha continuato il ministro — potrà creare legami di interessi considerevoli, forieri di ulteriori intese p sistemazioni. E' facile osservare che le possibilità nei settori economici e culturali sono assai vaste perchè determinate dalla complementarietà e dalla vicinanza stessa dei due Paesi, i quali potranno ritrarre dalla loro collaborazione gran-di vantaggi nel quadro dellaedificazione e della sicurezza europea. In questo, l'Italia ha dimostrato di voler dare, come effettivamente dà, con fede e fermo proposito, il suo massimo contributo ». Di Trieste, invece, non si è parlato nella consueta conferenza-stampa settimanale del signor Draskovic. Il portavoce del governo di Belgrado ha infatti pregato, all'inizio, di evitare domande su questo tema: è stato accontentato dai numerosi giornalisti presenti, ma l'interrogatorio si è spostato su un tema ben più scottante: quello dei rapporti fra Belgrado e Cominform. L'affermazione di Draskovic, che la Jugoslavia continuerà a votare a favore dell'ammissione all'O.N.U. dei Paesi del blocco russo, ha provocato a un certo momento questa domanda: «Come deve essere interpretata l'affermazione del maresciallo Tito, che la Jugoslavia collaborerà su certe questioni politiche con l'Unione Sovietica e i suoi satelliti t ». Risposta di Draskovic: « // processo di normalizzazione dei rapporti fra la Jugoslavia e questi Paesi, è in corso di sviluppo. E' naturale che esistano tra questi Paesi molti problemi di ordine politico, sui quali discutere e scambiare opinioni... Voglio sottolineare che i contatti finora avuti, non sono stati esclusivamente politici, per quanto argomenti di questo genere non siano stati esclusi ». Le dichiarazioni del portavoce ufficiale del. governo di Belgrado hanno destato mol- j ta impressione specie fra i ]corrispondenti anglo-america- ni che hanno insistito in un aspro interrogatorio culminato con la domanda chiara e tonda: < Esiste la possibilità che la Jugoslavia rientri nel Cominformt ». . « Di questo — ha replicato brevemente Draskovic — non è stata, né sarà mai fatta parola ». La cronaca della giornata a Belgrado deve registrare infinc U7i breve ma vivo allarme causato dalla notizia, difI fusa in nottata da un'agenzia americana, secondo la quale, la Serajevo, il maresciallo T\;o l sarebbe stato fatto oggetto di | un attentato. La voce non ha trovato in giornata alcuna conferma. Il capo de! governo jugoslavo è stato effettiva| mente visto con una benda [sull'occhio destro, rimasto of\feso — questa la spiegazione j ufficiale — dal lancio di un mazzo di fiori da parte di una • troppo ardente ammiratrice I nel corso della visita a Se! rajevo. Il maresciallo trascorrerà it i week-end cacciando nei dinitomi della capitale. i Giovanni Giovannini li maresciallo, con l'occhio bendato, parla al governo (Tel.)

Persone citate: Boris Kraiger, Draskovic, Giovanni Giovannini, Marinko, Vanni D'archirafi