Imperturbabile fra le tempeste Martino specialista in neurologia di Nicola Adelfi

Imperturbabile fra le tempeste Martino specialista in neurologia tflV UOMO NUOVO NELLA DIFFICILE GONFEREMO DI LONDRA Imperturbabile fra le tempeste Martino specialista in neurologia II neo-ministro degli Esteri ha avuto un successo personale - I londinesi non lo conoscevano, ma Io applaudivano: «Un "gentleman,, così distinto deve essere un personaggio importante» - l bevanisti più arrabbiati dicono che sono stati i fabbricanti di casse da morto inglesi a votare per il riarmo tedesco (Dal nostro Inviato speciale) Londra, 4 ottobre. Sono stati i fabbricanti inglesi di casse da morto che hanno reso possibile il riarmo della Germania e riaperto le porte alla tema guerra mondiale. E' questa la tesi dei bevanisti più arrabbiati, e seppure non compare ufficialmente nei discorsi e nei giornali che fanno capo all'ala sinistra del partito laburista, tuttavia viene sostenuta con tenace convinzione non solo nei discorsi da uomo a uomo, ma anche nei piccoli comizi domenicali in Hyde Park,'da tribuni dilettanti. Affermano costoro che al congresso laburista, incominciato contemporaneamente alla conferenza dei nove ministri degli esteri, le due mozioni, quella favorevole al riarmo tedesco di Attlee e quella contraria di Bevan, si bilanciavano per numero di voti; ad un certo momento, anzi, sembrava che quella di Bevan dovesse prevalere. Per chiudere le urne mancavano soltanto i voti dei congressisti che rappresentavano i dwoodworkers», i lavoratori del legno, i quali apparivano grandemente indecisi. Infine presero il so¬ pravvento i partigiani della mozione di Attlee, grazie ai fabbricanti di casse da morto, e trecentomila voti caddero nelle urne a favore del riarmo .tedesco, determinando la sconfitta di Bevan. Questo avvenne nel pomeriggio di martedì, a Scarborough, e non appena la notizia arrivò a Londra, Churchill riunì il Consiglio di Gabinetto in seduta notturna: fu deciso che la Gran Bretagna si sarebbe impegnata al massimo sul continente, lasciandovi fino al 1998 tre divisioni corazzate e una di fanteria, oltre all'unità aerea tattica. I/annuncio drammatico che ne fece il giorno dopo Anthony Eden al Palazzo Lancaster, rappresentò l'evento maggiore della conferenza a nove, la forte spinta che l'avviò verso il successo finale. L'unico a sapere Il discorso di Eden cadde di sorpresa nel « Salone della musica >, ed è difficile dire chi fosse più commosso, se l'esperto Spaak, considerato oggi il successore di Alcide De Gasperi per il suo integralismo europeista, oppure se l'ambasciatore francese Mossigli, che vedeva fi¬ nalmente concluse le sue molte fatiche per un riavvicinamento franco-inglese. Quanto al nostro ministro degli Esteri, Gaetano Martino, come ci disse dopo, era stato anche lui sopraffatto dalla emozione, nonostante che fosse probabilmente l'unico a sapere che qualcosa di molto importante dovesse avvenire quel pomeriggio. Al tocco era stato a colazione da Eden, che sprizzava felicità da tutti i pori della sua faccia da vecchio studente di Eaton; era irrequieto e a momenti smemorato, come può esserlo un amante che di lì a poco correrà' finalmente ad abbracciare la donna amata. Ad un certo momento, Eden, non potendone più, esplose; piegandosi verso un orecchio di Martino, gli mormorò: « Oggi scoppierà una bomba... una grande bomba... una bomba tremenda ». Martino lo guardò con occhi interrogativi, ma Eden tornò a concentrarsi nella sua felicità e non volle dirgli altro. Quella sera, nel telefonarvi le eccellenti notizie comunicateci dal ministro Martino sul < formidabile passo » compiuto dalla Gran Bretagnaì mi fu sempre accanto il ricordo del signore incon- 111 ■ ■ 1111111111111 II trato sull'aereo che mi aveva portato da Parigi a Londra. Era un uomo sui settant'anni, ma giovanile per l'espressione, e quando apprese il mio genere di lavoro e lo scopo del mio viaggio, tranquillamente mi disse di sapere già tutto sull'esito della conferenza. Era uno studioso di cabala, un professore pieno di titoli accademici presi in molti Stati dell'Europa e dell'America meridionale. Co* alcuni suoi illustri colleglli aveva esaminato le prospettive della conferenza di Londra ed erano arrivati alla conclusione concorde e unanimi, senza la più piccola ombra di dubbio, che sarebbe finita nel migliore dei modi. Sulla Manica l'aereo cominciò a ballare, e d'altra parte egli usava una terminologia per nulla familiare; perciò dei suoi ragionamenti ricordo solo quelli che riguardavano la perfezione dei numeri base della prossima conferenza. Pare che il tre e i multipli del tre siano spesso un'indicazione favorevole; ed infatti la conferenza era a nove, ogni ministro sarebbe stato assistito da tre consiglieri, Londra in tutte le principali lingue è composta di sei lettere, Lancaster è di nove lettere, e poi non ricordo più che altro. Il professore ha indovinato, e forse non era difficile farlo all'inizio della conferenza, anche senza l'aiuto di scienze occulte. Ma una volta cominciate le discussioni, qualsiasi pronostico divenne carico di alee. Ora sembrava che tutto filasse senza il minimo intoppo, un'ora dopo si sarebbe detto che i ministri si stessero per lasciare sbattendosi le porte in faccia. Per cinque giorni è stato continuo questo alternarsi di notizie buone e cattive, ottime e pessime. Per cogliere gl'indizi della situazione, andavamo a guardare le facce dei ministri al termine delle sedute, e a mezzogiorno magari apparivano rassicuranti, la sera invece stirate dall'allarme o dalla collera. Si correva poi dai diplomatici che conoscevamo e che partecipavano ai lavori della conferenza, e anche là la doccia scozzese continuava. Colloqui tempestosi All'inizio della conferenza, dopo che Adenauer e Mendès-France avevano avuto un colloquio a quattr'occhi d'un paio d'ore, tutti i giornali uscirono dicendo che fra i- due uomini politici c'era stata una franca, cordiale, più che soddisfacente i?itesa. Si diceva da tutti: « Ora che i due nemici sono diventati amici, il successo è certo ». Fu proprio quella sera che da un tedesco necessariamente al corrente di ogni cosa, appresi questa impressione detta da Adenauer un minuto dopo essersi congedato da Mendès-France: « L'ometto parla bene, ma mi puzza. E' la stessa puzza che gli sentivo addosso quando venne a Bruxelles per uccidere la C.E.D. proponendoci i suoi protocolli aggiuntivi ». Mendès-France è stato certamente il personaggio più interessante, ed anche più esasperante, della conferenza londinese. Era arrivato qui sapendo di trovare un ambiente ostile e sospettoso; tra l'altro, nell'ultimo mese aveva avuto il modo di litigare con quasi tutti i ministri degli esteri invitati all'appuntamento di Londra; in modo personale, con Spaak a Bruxelles, con Dulles per la mancata sosta a Parigi, con Eden durante la fase preparatoria della conferenza. Di solito i giornali francesi scrivono che fra Mendès-France e Eden c'è una viva simpatia personale, una vera amicizia. Esa¬ gerano parecchio. Dopo il fallimento della C.E.D., quando Eden visitò le quattro capitali della < Piccola Europa », ebbe cinque colloqui molto, ma molto tempestosi con Mendès-France. Approfittando dell'arrivo a Parigi, Eden tenne un discorso al Consiglio della N.A.T.O. per riferire i risultati della sua esplorazione attraverso l'Europa. Il presidente della riunione era Mendès-France, che fu sgarbato in maniera sconcertante. Una piccola rivincita In queste riunioni della N.A.T.O., se c'è un ospite di riguardo, è vecchia consuetudine che il presidente gli rivolga un cordiale benvenuto prima di iniziare i lavori. .Mendès-France, cfie nei precedenti colloqui aveva dovuto ingoiare molti bocconi amari (rinascita della Wehrmacht e ammissione della Germania nella N.A.T.O), volle la sua piccola rivincita, arrivò di corsa al banco della presidenza, si mise a sedere, e disse asciutto: * il signor Eden ha chiesto di parlare. Ha la parola». Appena il ministro inglese finì di parlare, Mendès-France tolse la seduta, si allontanò senza salutare nessuno. Ma a Londra { battibecchi più vivaci non sono stati tra lui e Eden o Dulles o Adenauer. Li aveva col grosso ed emotivo Spaak. Che il freddo, compassato, razionale Mendès-France riuscisse a fare infuriare Spaak si capisce benissimo; sorprende invece il contrario, che anche Spaak riuscisse a mandare Mendès-France su tutte le furie. Il fatto è che fra i due esiste una naturale antipatia. E ce lo facevano capire, battagliando al di sopra della riunione, Spaak col suo francese dal forte accento vallone, Mendès-France nel francese svelto e serrato dei parigini. E ogni volta che attaccavano briga, occorreva molta pazienza da parte dei presentì, per indurli a desistere, perchè ciascuno dei due voleva essere lui a dire l'ultima parola. Mi diceva un diplomatico del Benelux che quando scoppiavano questi temporali, tutti gli occhi si voltavano dalla parte del ministro italiano, avendo ietto sui giornali che è uno dei più valenti studiosi europei del sistema nervoso. Martino faceva finta di niente, oppure sorrideva, ma più di una volta avvenne che qualche collega lo invitasse a intervenire. « Ora, professore, mostrate la vostra abilità*. Martino continuava a sorridere, con la sua faccia melanconica e attenta, e qualche volta interveniva per davvero. Sabato fu proprio lui che salvò la conferenza, facendola sospendere nel mezzo di un temporale avviato a diventare ciclone, e proponendo che i ministri si riunissero in seduta ristretta. Oggi parlano tutti bene di Martino, e ne elogiano la calma, il buon senso, la signorile distinzione, la lobbia nera, il buon taglio dell'abito. E' piaciuto anche a quelle poche centinaia di londinesi che andavano ad aspettare la fine delle riunioni per vtdere com'erano fatti i ministri. A questo proposito ecco quello che ha scritto il corrispondente londinese del Manchester Guardian: « Il signor Martino, che è stato nominato ministro degli Esteri d'Italia solo da dieci giorni, difficilmente avrebbe potuto essere riconosciuto dalla folla. E' stato applaudito molte a lungo, perchè la gente capiva che un signore così distinto doveva per forza essere un personaggio molto importante». Nicola Adelfi