I nove ministri degli esteri riuniti a cena ospiti di Eden

I nove ministri degli esteri riuniti a cena ospiti di Eden I nove ministri degli esteri riuniti a cena ospiti di Eden a (Dal nostro inviato speciale) Londra, 30 settembre. A mezzogiorno e mezzo, quando è terminata la seduta mattutina della conferenza a nove, il gioviale ed energico miniatro canaCoae Lester Pearson uscendo dalla Lancaster House ha quasi gridato in direzione dei giornalisti: < Ora finalmente tutto procede nel migliore dei modi». Cessate erano le pieghe amare intorno alla bocca del Cancelliere tedesco, il nostro ministro Martino sembrava essersi scrollato dalle spalle un gran peso, dietro gli occhiali dell'americano Dulles lo sguardo non era più torvo come nei primi giorni della conferenza, lo stesso Mendès-France non appariva più in quella luce di malinconica ambiguità che in alcuni suoi colleghi alimentava { maggiori sospetti. E' stato appunto MendèsFrance che stamane, quasi in apertura di seduta, ha preso la parola. Calcolando il peso delle parole una ad una e con una improvvisa impennata finale della voce) egli ha detto: « L'impegno della Gran Bretagna di mantenere una potente armata sul continente è un contributo essenziale allo sforzo per stabilire la fiducia e la sicurezza in Europa e di conseguenza per conservare la pace. E' una decisione degna di quelle grandi risoluzioni che la Gran Bretagna ha saputo prendere nel passato. Tutti i popoli liberi dell'Europa continentale sono grati alla Gran Bretagna*. In seguito le nove delegazioni st sono messe al lavoro. Per prima cosa è stato discusso un documento preparato da Spaak per superare la divergenza di opinioni fra francesi e angloamericani sulla questione del controllo degli effettivi. Il compromesso belga consiste nell'affidare al comando supremo alleato, ossia all'organo militare della NATO, le ispezioni agli effettivi; nello stesso tempo le ispezioni dovrebbero avvenire [sotto il controllo politico d'una nuova organizzazione espressa dal patto 'di Bruxelles. In parole più. semplici sarebbe la. NATO a vigilare che le divisioni tedesche da 12 non diventino SO o SO o 100, però i criteri politici della vigilanza sarebbero di competenza dei sette Paesi aderenti al trattato di Bruxelles. < In linea di massi'ma — ci ha detto un diplomatico italiano — un accordo è stato raggiunto sul documento di Spaak*. A questo punto, quando si è alzato a parlare Mendès-France, è cessato il buon vento che aveva impresso un rapido corso ai lavori della conferenza. Il presidente del Consiglio francese ha ricordato che la Comunità formata dai sette Paesi firmatari del trattato di Bruxelles non deve essere solo un'associazione militare; ma deve avere anche finalità economiche e politiche. Ne consegue che la produzione degli armamenti deve essere considerata anche come un'impresa industriale che interessa tutti e sette i Paesi; e perciò ognuno dt essi dovrebbe parteciparvi con mano d'opera, capitali, industrie. Per disciplinare tale produzione dovrebbe essere costituita una nuova organizzazione, strettamente collegata a quella della Comunità carbone e acciaio (CECA). In linea generale l'idea non è dispiaciuta a molti ministri, ma dove sono insorte le proteste di tutti è sulla parte del leone che Mendès-France vorrebbe riservare al suo Paese con il pretesto che è strategicamente meno esposto degli altri in caso di un attacco da Oriente. Avviata la discussione sui delicati binari degli interessi economici, la situazione minacciava incresciose complicazioni, quando ha preso la parola il ministro Martino. Egli che per moltissimi anni ha ditetto le sedute spesso tempestose di Montecitorio e che nelle discussioni non perde mai di vista l'essenziale, ha richiamato i colinola al fatto che si stava discutendo la questione dei controlli agli armamenti; per il momento perciò, doveva essere accantonata la proposta francese di costituire un pool della produzione bellica. La seduta pomeridiana è cominciata non proprio bene. E' stata ripresa la discussione sul controllo della produzione bellica. Gli argomenti sostenuti da Mendès-France e quelli di Foster Dulles minacciavano di colorirsi dei toni vivaci della polemica, già cominciava a volare qualche parola grossa, le ore sì seguivano una dietro l'altra, sembrava che davanti alla conferenza stessero sorgendo nuovi e grossi ostacoli. All'improvviso si è alzato a parlare il nostro ministro degli Esteri ed ha risolto la situazione nel più favorevole dei modi. Conciliando le opinioni di Dulles, Mendès-France, Beyen e altri, il ministro Martino ha proposto di definire anzitutto quali erano i principi generali della questione. Praticar mente egli ha detto: prima di litigare, mettiamoci d'accordo sulla materia del litigio. Ha poi aggiunto che la produzione bellica deve servire non solo a produrre armi, ma anche a determinare la maggiore integrazione economica fra i Paesi dell'Europa occidentale. La proposta di Martino è stata accolta. Anche accolte sono state le conclusioni dei comitato costituito per studiare le modalità per le ammissioni dell'Italia e della Germania nel trattato di Bruxelles. C'è stata poi una dichiarazione ai Adenauer in cui viene stabilito che il governo tedesco non farà mai ricorso all'uso delle armi per ottenere la riunificazione delle due Germanie. Per la questione della Saar è stato deciso, infine, che verrà risolta con trattative dirette fra Parigi e Bonn. La sintesi di questa proficua giornata è stata data stasera in un comunicato ufficiale. Dopo avere detto che la con. ferenza « ha compiuto buoni progressi», il comunicato aggiunge: «. Un accordo di massima è stato raggiunto sulle modifiche da apportare al trattato di Bruxelles in seguito all'adesione dell'Italia e della Repubblica Federale Tedesca. I ministri hanno anche discusso nei particolari come sistemare praticamente il contributo della difesa tedesca adeguandolo al trattato di Bruxelles ed alla N.A.T.O. Vari problemi pratici sono stati rimessi allo studio dei tecnici ». Un portavoce del Foreign Office ha aggiunto che tutta questa faccenda del riarmo tedesco e dell'ammissione della Germania al Patto atlantico può considerarsi pressoché superata. Se dovessimo accettare per oro colato questa dichiarazione del portavoce inglese, la conclusione da trarre sarebbe molto semplice: oggi, a distanza di un mese preciso dal voto dell'Assemblea Nazionale francese che uccise la C.E.D., i Paesi dell'Europa Occidentale si sono finalmente messi d'accordo sullo strumento con cui provvedere alla loro difesa ed aprire la via all'unità europea. Vari indizi confermano la dichiarazione del portavoce del Foreign Office. Domani sera il premier Churchill, dopo avere presieduto un Consiglio di Gabinetto nel corso del quale Eden darà conto dell'andamento della conferenza, partirà per la sua residenza di campagna, a Chequers. Naturalmente se la situazione presentasse ancora qualche incognita, Churchill non si allontaneremo itu Londra. Pare che sia di eccellente umore, e durante la colazione che ha offerto, oggi a Martino, Dulles e Spaak, è stato di una amabilità inconsueta. Domani avrà a colazione Mendès-France, il premier del Pakistan e il ministro degli Esteri canadese. Inoltre stasera Eden ha offerto un pranzo agli otto colleghi. Il pranzo aveva un carattere ristretto, quasi intimo, perchè l'invito non era stato esteso agli ambasciatori. Probabilmente ai nove ministri degli Esteri è stato offerto il modo di superare alla buona, intorno ad una tavola bene imbandita, le residue difficoltà. Nicola Adeifi oiiiiiiiiiiimimiiiiiimiimi iniiiiiiiiiiiiiiii