Polemica di un difensore contro il Presidente Sepe di Gigi Ghirotti

Polemica di un difensore contro il Presidente Sepe Polemica di un difensore contro il Presidente Sepe L'avv. Vassalli ricorda altre inchieste del magistrato, contraddittorie almeno in apparenza -1 medici legali Frache e Carello sono ancora sicari dilla loro'perizia che confermò la morte per disgrazia di Wilma Montesi (Dal nostro inviato speciale) Roma, 29 settembre. Giornalisti e avvocati cercano dal semplice elenco dei personaggi che entrano nell'ufficio dei dottor Sepe di ricostruire, come in un mosaico, il disegno complesso dell'indagine. Non sempre però le fessure di questo mosaico si combinano perfettamente; non sempre si riesce a leggere con chiarezza la composizione formata dalle varie figure. Perciò oggi, mentre da un lato taluno afferma che « Sepe ha elementi indistruttibili in mano », dall'altro si sostiene invece il contrario. La colpa di questa incertezza è nella zona d'ombra che indugia sulle carte del dottor Sepe e sulle quali gli occhi penetranti di cento cronisti e di molti avvocati non sono riusciti a posarsi. Ogni illazione è arbitraria sinché noti si vedrà con chiarezza il risultato di tanta fatica indagatoria. Illa stamattina, vedendo tre giornalisti riconvocati dal giudice Sepe a Palazzo di Giustizia, l'impressione fu che si stesse ritornan- u i 1111 ii 111111111111111 o do sulle vecchie piste malcerte dei primi tempi, quando ancora il magistrato si sforzava di sapere chi mai avesse propalato le voci della colpevolezza di Piero Piccioni. Questo « ritorno alle origini » sarà magari solo un fatto marginale, ma non manca di dar coraggio a chi sostiene che « le prove non ci sono ». In primo luogo, com'è noto, sono i legali del Piccioni e del Montagna che ripetono la loro conuijisione che « il malinteso sarà chiarito ». Il prof. Giuliano Vassalli, uno dei grandi studiosi italiani del diritto penale e leader del collegio difensivo del « marchese», ha aggiunto una grave affermazione riportata oggi da un settimanale sotto forma di lettera aperta. Il prof. Vassalli elenca in questo documento alcuni casi in cui egli fece esperienza con l'opera dei magistrati della sezione istruttoria di Roma, e in particolare con il dottor Sepe, che tal» organo presiede. ch'illustre magistrato — scrive ti difensore di Montagna — quando era ancora semplice consigliere istmi per ben due an Hi un processo a carico di nove imputati che con sua sen tenza furono poi rinviati a giudizio come colpevoli di gravissimi reati. Poi, dopo due anni e mezzo di detenzione preven Uva, tutti e nove furono pienamente prosciolti dalla Corte d'Assisa di Roma dopo un breve dibattimento e su conforme conclusione del Pubblico Ministero.„ « Un altro caso — soggiunge la lettera del prof. Vassalli sempre in un processo la cui istruttoria era stata condotta dal dottor Sepe è stato definito pochi giorni addietro da un'altra sezione della Corte d'Assise di Roma. Anche qui alcuni imputati, difesi da me o ritenuti colpevoli di fatti commessi più di dieci anni prima, furono tenuti in carcere per più di due anni nonostante ogni sforzo. Si potè ottenere la loro libertà provvisoria solo nello scorso gennaio in virtù del noto decreto d'indulto. La Corte di Assise li ha poi prosciolti, riconoscendo che spettava loro, come avevamo sempre sostenuto invano presso la sezione istruttoria, l'amnistia dell'aprile '»». Il prof. Vassalli conclude citando un terzo episodio di cui il dottor Sepe sarebbe pure protagonista: durante un'istruttoria, fece revocare i mandati di cattura agli imputati latitanti e € fu negata la libertà provvisoria a tutti coloro nei cui confronti il mandato era stato eseguito e che si erano spontaneamente costituiti ». E' chiara l'intenzione polemica di tale intervento, che riferiamo per dovere di cronaca. Scuotere la fiducia nel magistrato che si è assunta la responsabilità degli arresti dei giorni scorsi rientra nel quadro dell'azione di difesa degl'imputati. Più imparziale appare il comportamento dell'Istituto di Medicina Legale di Roma che nelle persoìie dei professori Frache e Carella curò l'autopsia di Wilma Montesi sulla quale si fondò la convinzione che la ragazza fosse stata vittima di disgrazia. « .Riderà bene chi riderà ultimo — ci ha detto il prof. Francesco Carella. — Ma lasciateci nell'ombra per adesso, non fateci parlare. Dicano quello che vogliono della nostra perizia. A{ momento opportuno diremo anche noi le nostre ragioni. E allora si potrà giudicare ». Riserbo ostinato anche ''a parte del prof. Gerini che dirige l'istituto: ma dalle sue pa¬ role traspare l'assoluta tranquillità sull'opera dei suoi due collaboratori e la convinzione che alla fine si dovrà rendere omaggio alla serietà della loro fatica. Gigi Ghirotti

Luoghi citati: Roma