L'imputazione di favoreggiamento contestata da Sepe al Montagna

L'imputazione di favoreggiamento contestata da Sepe al Montagna MINtJMiOSO INTERROGATORIO XEI. CARCERE DI REtilKA COELI L'imputazione di favoreggiamento contestata da Sepe al Montagna Il magistrato ha chiesto l'intervento del maggióre Zinza per un delicato incarico - Sentita anche la moglie di uno dei guardiani di Capocotta - Wilma Montesi sarebbe stata trasportata morente da Roma al mare - Indagini su una "1400,, usata da Piero Piccioni Roma, 23 settembre, II presidente Sepe ha interrogato oggi a lungo Ugo Montagna e Palmira Ottaviani, la moglie dell'ex-guardiacaccia di Capocotta, Terzo Ouerrini. A quali risultati sia giunto il magistrato, dopo tanto lavoro, è difficile stabilire. Le indiscrezioni non hanno superato il muro del carcere. E cosi il campo è rimasto in preda alle voci le più affannose, le più allarmistiche, le pia incontrollate ed incontrollabili. Nella mattinata, poco prima di mezzogiorno, il dott. Sepe ha interrotto per un quarto d'ora l'interrogatorio di Ugo Montagna ed ha convocato, d'urgenza, a Regina Coeli il maggiore dei carabinieri Cosimo Zinza. Il fatto che mentre stava svolgendo un lavoro cosi importante e delicato come quello di un interrogatorio, il dottor Sepe abbia sentito il bisogno di parlare con il maggiore a Regina Coeli ha fatto sorgere mille ipotesi, mille supposizioni. La più logica è stata quella per cui Ugo Montagna si fosse lasciato andare, mentre rispondeva alle contestazioni del dott. Sepe, a qualche indiscrezione, a qualche, involontaria (o volontariati ammissione, a qualche contraddiziono su una circostanza o su un dettaglio che il magistrato inquirente ha sentito subito il bisogno di controllare, il maggiore Zinza è infatti uscito frettolosamente dal carcere per ignota destinazione. Quarantotto ore di permanenza in carcere non hanno turbato la calma di Ugo Montagna — lo detenzione, l'accusa, l'aver quasi toccato il fondo nella sua avventura — elementi che il « marchese » non aveva mai preso in seria considerazione non hanno avuto alcun riflesso apparente sul suo morale. Una sola preoccupazione sembra infatti che egli abbia avuto: non rovinare il suo bel vestito chiaro che indossava al momento in cui si è presentato in carcere e chiedere, senza ottenere però, di indossare la divisa dei detenuti. E così quando sfumane un agente di custo dia verso le dieci e mezzo è entrato nella sua cella per avvertirlo che. al piano di sotto, lo attendeva, il magistrato, Ugo Montagna ha sfoderato il suo più bel sorriso al quale ha fatto seguire un commento disinvolto dell'uomo molto sicuro di sè: < Aspettavo questa visita. Cosi apro finalmente quel che ho fatto e che io invece non so ». Il trovarsi di fronte all'uomo che, dopo tanta affannosa indagine — a torto o a ragione il tempo lo dirà — aveva trovato U modo di farlo arrestare, non ha sgomentato Montagna. Ha salutato il suo accusat re con un cenno del capo e si è seduto in attesa che l'altro iniziasse la serie delle contestazioni. Il magistrato avrebbe preso le mosse avvertendo il < marchese » in quali termini si articolasse il reato di cui era imputato: < Favoreggiamento reale aggravato per averlo fatto in concorso con un funzionano che, a sua volta, aveva abusato del potere derivantegli dal grado che ricopriva ». Quindi il dottor Sepe si sarebbe informato dei rapporti d'amicizia fra Ugo Montagna e Piero Piccioni; poi si è venuti alla spiegazione di alcune frasi che, secondo Anna Marta Caglio, Montagna avrebbe pronunciato (< Debbo dare una mano a Piero che si trova nei pasticci; dobbiamo andare da Pavone per tirare fuori Pie doni da questa faccenda Montesi >); poi il colloquio che, sempre secondo la ragazza milanese, sarebbe avvenuto nell'ufficio di Pavone fra Montagna, Piccioni e il capo della polizia la sera del £9 aprile 1953 alle dicci. Il « marchese » ha sempre negato la esattezza di queste circostanze sostenendo che esse sono il frutto della fantasia troppo fervida < di una ragazza che è stata spinta ad accusare solo dalla gelosia », Non bisogna dimenticare però che, secondo una indiscrezione, si attribuisce al dott. Sepe una frase presso a poco di questo tenore: < Anna Maria Caglio è da ritenersi attendibile per lo meno all'ottanta per cento ». E nel lungo racconto della ragazza la parte che maggiormente interessa l'< affare » Montesi è proprio quella in relazione ai rapporti fra Ugo Montagna, Piero Piccioni e Tommaso Pavone. Non è da escludersi che le contestazioni, esaurito questo primo argomento, abbiano affrontato un altro capitolo: quello che si riferisce ad una circostanza venuta alla luce solo di recente. Si tratta, intendiamoci bene, di una illazione. Riguarda il sedile dell'auto che è stato inviato da Roma al prof. Macaggi, direttore dell'Istituto di medicina legale, perchè ne esaminasse delle macchie rosse come di sangue. S'è detto subito che la macchina — una <HO0> chiara — potrebbe essere quella sulla quale sarebbe stato trasportato il corpo di Wilma Montesi da Roma a Tor Vajanica o che per lo meno avrebbe ospitato la ragazza nel pomeriggio in cui poi le doveva accadere la drammatica avventu- ra di cui è stata vittima. Quelle macchie, si è creduto, possono essere del sangue colato dal naso di Wilma colta da collasso. Per sapere qualcosa di preciso è necessario attendere l'esito di questo nuovo esame del quale è stato incaricato uno dei tre medici legali che, a suo tempo, ha portato a termine la superperizia. Ed è proprio questa macchina che avrebbe potuto dare al dott. Sepe lo spunto per parlare con Montagna di un argomento scabroso: chi avrebbe portato sin sulla spiaggia di Tor Vajanica il corpo di Wilma Montesi. Ed è proprio questo argomento che avrebbe potuto indurre il magistrato a sentire il bisogno di affidare al maggiore Zinza una immediata indagine mentre proseguiva l'interrogatorio. Bisogna tener presente infatti che la macchina sarebbe stata acquistata da Piero Piccioni nel giugno 1951 (la targa ha come cifre iniziali i e 5) e poi venduta in un periodo successivo alla pubblicazione su Attualità del famoso articolo di Silvano Muto nel quale si cercò di dare una ricostruzione più o meno attendibile di tutta la vicenda. Nel pomeriggio il presidente della sezione istruttoria è tornato in un carcere; alle Manteliate. Aveva da sentire anco ra Palmira Ottaviani, vviden » „ .V" Ze ! rapporto a quel lo che Montagna gli aveva detto iteti interrogatorio della mattirnata. E alle Mantellate si è trattenuto fino a tarda sera. Quando è uscito, il maaistrato era tranquillo e, sembra, tevolmente soddisfatto. Nel suo programma di do-mani vi è probabilmente un nuovo interrogatorio a .Regina CoeZt: bisogna tener presente che sabato mattina a Palazzodi Giustizia è stato convocato Saverio Polito ed è logico pen- sare che il dottor Sepe vooHaesaurire l'esame dei due impu-fati i?i stato d'arresto prima di passare a quello dell'imputato a. nirde libero l'ansa atìivitd di oggi ha fatto si che il presidente della sezwne istruttoria non abbiamesso piede nel suo ufficio e di conseguenza, ritenere attendibile la voce secondo la quale sarebbero stati emessi nuovi mandati di comparizione (si parlava di venti persone incriminate tra le quali, è inutile dire, sì faceva il nome di Tom- ato Si potrebbe dire iù che la voce è pre-;-,_!' » r._ mas'o Pavone e di alcuni /un-sionari della Squadra Mobile)è azzardato ^iura^oÌAZZè^r^uTamatura, cosi come e prematuraquella che si riferisce a unagià avvenuta costituzione diparte civile dei Montesi. Guìdo Guidi maggiore Zinza, che proceduto agli arresti (Tel.)

Luoghi citati: Pavone, Roma