Sono solo imputati non ancora colpevoli

Sono solo imputati non ancora colpevoli Attendere il giudizio detta Magistratura Sono solo imputati non ancora colpevoli L'istruttoria per la morte di Wilma Montesi è giunta al punto nel quale dobbiamo decidere tra il linciaggio e la discrezione. Oramai vi sono imputati, giudici ed avvocati. Vi saranno testimoni, periti e consulenti tecnici. Vi è, dicono, un segreto istruttorio. Rispettiamo il Codice di procedura che — dicevano gli antichi — è il codice delle forme posto a garanzia della sostanza: e non avevano torto. E aspettiamo. Intanto i lettori sappiano che vi sono imputati e non colpevoli, e neppure imputati rinviati a giudizio del Tribunale. È non vi saranno condannati fin che un Tribunale non abbia emanato la sua sentenza, la Corte d'Appello l'abbia confermata ed, infine, la Corte di Cassazione non abbia ritenuto esatta l'interpretazione della legge e risoettate le norme che regolano il procedimento. Sono cose ovvie e risaputissime. Ma da qualche tempo viviamo in un mondo strano, nel quale tutte queste semplici e pur grandi cose vengono volontariamente ignorate. E così diamo di noi stessi a tutto il mondo uno spettacolo assai triste. Ad arrivare al punto al quale siamo arrivati hanno, a dire il vero, contribuito un po' tutti, assai prima che *ulla spiaggia di Tor Vajanica giacesse il cadavere della sventurata fanciulla, essai prima che le voci interessate e disinteressate diffondessero intorno al misterioso fatto l'alone di dubbio e di sospetto che, fortunatamente, ha obbligato chi doveva a ricercare la verità. Hanno contribuito tutti. Da gran tempo si lamenta che la Magistratura non abbia alle sue dipendenze il Corpo di polizia giudiziaria particolarmente addestrato che garantisca autonomia ed unità di indirizzo alle indagini. E' un giusto e fondato lamento. Ma la Magistratura potrebbe intanto servirsi dei poteri che ha e dell'autorità che tutti le riconoscono; potrebbe considerare il rapporto di polizia per quello che è: una raccolta di dati a conforto di una ipotesi. E dovrebbe, per conto suo, controllare i dati e verificare l'ipotesi. Questo non avviene mai o quasi mai. La Magistratura penale, in istruttoria ed in udienza, crede che spetti alla difesa questa parte critica e ricostruttiva. E' un grave errore, del quale in questo processo si sono potute facilmente constatare le conseguenze. E' certamente un errore di buona fede e mosso dall'ottima intenzione di non scoraggiare l'organo dello Stato preposto al compito più delicato della difesa sociale; è un errore d'impostazione generale che ha per sua scusa, se non per sua giustificazione, la difficoltà di raccogliere le prove quando sia trascorso troppo tempo dal fatto, data la pessima tendenza del popolo in tutte le sue classi a schivare l'obbligo civile di coadiuvare la giustizia, a non scomodarsi a fare da testimone e tanto meno da denunciante. Ma è sempre un errore. Questo pessimo vizio di non collaborare con la giustizia se proprio non si è costretti, trova a sua volta la sua giustificazione proprio in quell'errore: il cittadino sa che deporre, sia pure con tanto di giuramento, avanti il giudice in contrasto aperto con le autorità di Pubblica Sicurezza inquirenti è estremamente pericoloso. Lo abbiamo constatato anche in questa occasione. Quante volte, nel corso del processo Muto, il Pubblico Ministero d'udienza si è riservato di procedere per falso contro questo o quel testimone che contraddiceva alla versione ufficiale ? E adesso cosa si deve pensare di quelle richieste? Escluso come si deve rigorosamente escludere, che quel magistrato volesse coprire o nascondere qualcosa, si deve concludere che la difesa del verbale che era servito di base alla prima ed alla seconda archiviazione era da lui sentita come la difesa stessa della verità. Era l'errore dell'ipotesi accettata senza la cautela necessaria con la quale tutte le ipotesi vanno accettate, e specialmente quelle contenute nei verbali che accompagnano la denunzia o la ricostruzione di un fatto delittuoso. Questo che ai dice per i verbali e per le denunce della Pubblica Sicurezza deve dirsi, su piano assai più alto, per i verbali d'istruzione e per le sentenze di rinvio a giudizio. Come la istruttoria è la verifica dell'ipotesi contenuta nella denuncia, così il giudizio è la ricostruzione critica, in contraddittorio, di tutti i dati raccolti nell'istruzione. Se si stabilisce il principio che quei dati sono gli unici veri e verosimili e che a contraddirli si corre il rischio di essere, in udienza, arrestati come falsi testimoni, è perfettamente inutile « celebrare » come si dice, con parola goffa e solenne, il dibattimento. I ministri che sono avvocati e che hanno tirato la carretta di una dura professione, a cominciare dal ministro Guardasigilli De Pietro, sanno che dico la verità e lo sanno tutti gli avvocati rjenalisti d'Italia. Se parlare al giudice in contrasto con la tesi della polizia non sollevasse nell'animo del testimone dubbi gravi circa il pericolo di entrare in conflitto con quest'ultima molte ipotesi, tipo « pediluvio », non verrebbero neppure prospettate! Ed aggiungo: se la Magistratura si porrà al livello che le spetta, anche la polizia guadagnerà in autorità, prestigio e fiducia presso il cittadino. Il che è non solo da augurare, ma da volere fortemente, poiché la polizia in uno Stato ben ordinato deve essere un organo circondato da stima e da fiducia. L'opera di controllo del magistrato proprio a questo deve servire: ad impedire che sull'opera della polizia si agiti il sospetto, e che la paura prenda il posto della fiducia. Bisogna avere il coraggio di dire tutta la verità poiché questo processo ci sta mettendo sott'occhio le piaghe. Le perizie — per dirne un'altra — non debbono più essere compensate con quattro soldi e redatte in gran fretta su quesiti improvvisati. Si deve dare al perito il tempo necessario e l'onorario giusto: redigere una perizia giudiziaria deve diventare, in ogni caso, una grande responsabilità ed un grande onore. Il fatto di dover ricorrere alla « superperizia » è già la denuncia di una lacuna. Anche questo nel processo Montesi si è visto e lamentato. Ed infine domandiamoci se questo famoso processo inquisitorio, se questo famoso segreto istruttorio debbano ancora essere gli istituti fondamentali del "ostro processo penale. L'imputato che scompare nel segreto e nell'ombra, che non è garantito dall'assistenza del difensore, che non scrive e non vede nessuno, è un personaggio del dramma medioevale, non è il cittadino che la società vuol vedere bene in faccia prima di togliergli l'onore e la libertà. E quanto al segreto istruttorio, in questi tempi di fotografie in tutte le pose, di biografie romanzate di testi, imputati e giudici, di indiscrezioni, di ipotesi e di illazioni, esso non serve ad altro se non a confondere le acque: è il coronamento di quello Stato di polizia che, come ha scritto già Salvatorelli, contraddice alla base democratica della Repubblica. A proposito del quale Stato di polizia, si dice che i telefoni degli avvocati del processo Montesi siano sottoposti a controllo. Voglio credere che non sia vero. Anzi lo escludo senz'altro. Tuttavia ne avverto pubblicamente chi di dovere. Se dobbiamo deplorare le speculazioni politiche, dobbiamo riconoscere che esse traggono alimento da questi difetti, usi ed abusi che è ora di rimuovere e correggere una volta per tutte. Mario Ferrara

Persone citate: De Pietro, Mario Ferrara, Montesi, Salvatorelli, Wilma Montesi

Luoghi citati: Italia