Le ultime drammatiche ore di Guido Guidi

Le ultime drammatiche ore Le ultime drammatiche ore (Nostro servìzio particolare) ROMA, 21 settembre. La Sezione istruttoria presso la Corte d'Appello, presieduta dal dottor Raffaele Sepe, ha emesso mandato di cattura contro Piero Piccioni e Ugo Montagna. Il primo è accusato di omicidio colposo nella persona di Wilma Montesl, aggravato dall'uso degli stupefacenti; il secondo di favoreggiamento personale. Contro l'ex-questore di Roma, Saverlo Polito, è stato spiccato mandato di comparizione. Dovrà presentarsi al dottor Sepe, sabato 25 settembre. Piero Piccioni è> stato arrestato dalla polizia nella sua abitazione. Dopo pochi minuti dalla notifica del mandato di cattura varcava la soglia di Regina Coeil. Ugo Montagna non veniva subito trovato dal funzionari. Alle ore 22 compariva davanti all'ingresso principale di Regina Coeli per costituirsi. Dopo un concitato colloquio con il maresciallo delle guardie carcerarle veniva internato In una cella. AU'ex-questore di Roma Saverio Polito il mandato di comparizione è stato notificato alle 21,30, mentre egli rientrava nella sua abitazione, di ritorno dallo studio del suo avvocato. Tutto è precipitato nel giro di poche ore. Piero Piccioni ha fatto il suo ingresso a « Regina Coeli > quando mancavano pochi minuti alle 19 di stasera. Alle SSlo ha seguito'in modo veramente insolito e dramma-tico Vgo Montagna. Quasi nel-lo stesso momento un uj(jJicialegiudiziario notificava all'ex-questore di Romi Saverio Po-lito nella sua abitazione di viaMonte ParioU un mandato dicomparizione con il quale losi avvertiva che sabato SS set-tembre, alle ore 10, si dovràpresentare al Presidente della Sezione Istruttoria dott. Raf-faele Sepe per difendersi dal-l'accusa di < avere in concorso con Ugo Montagna aiutato Pie-ro Piccioni ad eludere le in-dagini di polizia indirizzandole verso l'ipotesi di un fatto ac-cidentale (disgrazia a seguito di pediluvio), commettendo il fatto con l'abuso di potere eviolando i suoi doveri di que- store di Roma*. Per Piero Piccioni il man- dato di cattura che gli è sta- to letto al momento dell'arre-sto riassumeva l'accusa all'in- irca in questo modo: < Esseri reso responsabile del delito di omicidio colposo aggravato dall'uso di stupefacenti avendo causato la morte di Wilma Montesi*. Il reato addebitato a Ugo Montagna si iferisce ad un concorso nel'aver favorita la elusìone dele indagini di polizia giudiziaria. Alle 18 il presidente della sezione istruttoria dott. Raffaele Sepe si è alzato dal suo avolo. Ha raccolto alcune carte che aveva dinanzi a sè ed è uscito lentamente dal proprio ufficio. Pochi minuti prima aveva saputo che stavano per essere eseguiti i tre mandati con i quali doveva ritenersi concluso il capitolo più nteressante di questa storia tanto complicata. Prima di giungere a questa decisione aveva voluto rimanere solo a riflettere per due ore ieri mattina e per un'altra ora ieri nel pomeriggio. Quali sono stati gli sviluppi di una giornata che, iniziata tranquilla e serena, si è conclusa nel modo più drammatico t Bisogna, per comprendere la situazione, tornare indietro di qualche ora e precisamente a ieri sera, quando cioè sul tavolo del dott. Sepe sono arrivate le richieste specifiche della Procura Generale. Il dott. Giocoli e il dott. Scardia avevano raccolto le proprie conclusioni in quasi 40 cartelle dattiloscritte. I due magistrati avevano voluto elencare chiaramente i motivi con i <*"<*« giustificavano le loro richieste che potevano essere riassunte in questo modo: V che il giudice istruttore indaghi su alcuni episodi ancoro non troppo chiariti per individuare meglio le singole responsabilità; S) che si proceda per altri episodi dai quali si può desumere con sufficiente precisione la esistenza di un reato; 3) che inizi l'azione penale contro i responsabili nel modo che il magistrato ritiene più opportuno (o con semplici mandati di comparizione o con mandati di cattura), H dott. Sepe non ha voluto precipitare gli eventi. Ha preferito concentrarsi con molta calma, prima di prendere una decisione. Ha disposto innanzi tutto al mattino di buon'ora che gli atti della Procura ritornassero nel suo ufficio. Poi *« sigillato in una busta gial1"' il documento firmato dal dott. Giocoli e dal dott. Scardia; poi vi ha apposto la data, senza addentrarsi nell'esame della motivazione. Alle 7 di stamane era di nuovo a Palazzo di Giustizia. Ha controllato che gli 85 volumi venissero trasportati nella stanza dove ha lavorato per quasi sei mesi alla soluzione dell'affare Montesi; ha aperto la busta ed ha cominciato a leggere con calma quanto gli avevano chiesto i due magistrati della Procura. Una lettura che è durata circa un'ora. Poi ha pregato i due consiglieri di Corte d'Appello, dott. D'Aniello e dott. Stipo, che costituiscono con lui la Sezione Istruttoria, di passare nel suo ufficio. Era la riunione più importante forse alla quale i tre da anni avessero partecipato. Il colloquio è stato breve. Il Presidente ha avvertite i ^uoi colleghi di quanto era accadu to e di quanto stava per accadere. Ha spiegato loro la situazione, ha chiesto il loro parere per prendere collegialmente la decisione. Si trattava di stabilire chi dovesse essere arrestato o chi invece dovesse essere imputato solo a < piede libero », cioè con mandato di comparizione. Alla decisione della Sezione istruttoria riunita si deve essere giunti all'unanimità: la riunione non è durata infatti che trenta minuti. Poi sono stati emessi i due mandati di cattura e il mandato di comparizione. In possesso del parere della sezione istruttoria il dottor Sepe ha voluto riferire quello che aveva deciso al sostituto dottor Scardia. Non era un dovere, ma una semplice cortesia. Poi il presidente ha vo- , Mo rimanere solo consestes so. Si è fatto portare dalla biblioteca del Palazzo di Giustizia un volume delle leggi, lo ha consultato a lungo, ha firmato i due mandati di cattura e il mandato di comparizione. Mancavano pochi minuti alle 2 quando si è alzato dal tavolo per andare a casa. Nel- ìfuscire aveva annunciato al \cancelliere-. « Dottor Cristofa\ri. /0 torno alle n. nel pomeriggio. Si tenga pronto per un lavoro molto serio ». Alle 11 precise il dottor Se- Pe é tornato. Era sereno in volto, tranquillo. Si è chiuso nel suo ufficio con il cancelliere e con lui è rimasto per circa mezz'ora. Poi ha convocato il maggiore dei carabinieri Cosimo Zinza, il suo più fedele collaboratore in questi lunghi mesi di lavoro, e ha voluto sapere da lui evidentemente se si era provveduto ad eseguire i mandati di cattura. Cos'è accaduto dopo è difficile a ricostruirsi. Per quale strada la notizia di quanto era stato deciso ha preso a circolare è difficile dire. Certo è che un'ora dopo nella sala stampa di Montecitorio la notizia era di dominio pubblico. Gli ultimi naturalmente a saperlo furono gii interessati. Piero Piccioni, dopo aver fatto una visita al suo legale prof. Augenti era tornato a casa sua in via della Conciliazione e stava per uscire; Saverio Polito era invece in casa del suo avvocato on. Filippo Ungalo in piazza della Libertà; Ugo Montagna si faceva vedere tranquillo, sereno, sicuro di sè, leggermente altezzoso, in un bar del Corso prima e In un bar di via Veneto poi. Nessuno di loro sapeva o intuiva la tempesta che era scoppiata e che 11 stava per raggiungere. Nello stesso momento il dott. Sepe si dirigeva lestamente verso casa sua. La sorte volle che il primo ad essere arrestato fosse Piero Piccioni, il maggiore responsabile secondo l'accusa. Il musicista era venuto nel pomeriggio a Roma insieme al fratello Leone e alla sorella Donatella da Grottaferrata, un paesino dei Castelli romani, dove aveva lasciato il padre Attilio. Era passato un attimo dal suo avvocato e poi s'era recato a casa sua in via della Conciliazione, di fronte alla basilica di San Pietro. Erano frascone le 18 da qualche minuto quando il musicista decisa di uscire. Nell'atrio di casa sua Piero Piccioni si trovò di fronte a tre funzionari di Pubblica Sicurezza, il dott. Arato, il dott. F.'nnarò e il dr. Jmmè. Lo avevano atteso a lungo, dato che non potevano arrestarlo in casa sua, che gode del diritto di immunità parlamentare per la posizione dell'on. Attilio. I II colloquio fu rapido e coni citato: « Let è il dottor Piero , Piccioni f » disse il dott. Arato. « SI », rispose l'altro con calma. e. La dichiaro in arresto. Questo è U mandato di cattura ». Un attimo di perplessità. < Questo è il mandato », replicò U funzionario. Il giovane impallidi, contrasse le labbra in una smorfia, chiese ai tre che lo avevano fermato i documenti, li controllò, li segui senza profferire parola. Alla scena non aveva assistito nessuno, tranne che il portiere del palazzo dal quale Leone Piccioni, il fratello di Piero, apprese più tardi cosa era accaduto. Nella strada i tre funzionari di pubblica sicurezza invitarono iì musicista a'salire su una 1900 ecura e si diressero verso il, commissariato di piazza Ca-\ vour. Un'ora dopo l'avventura per Piero Piccioni era terminata: egli entrava a Regina Coeli. Leone, non appena informato, telefonò subito a Grottaferrata per avvertire sua sorella Chiaretta, pregandola di tener celata il più a lungo possibile la notizia al padre, in modo da evitargli ogni emozione. < Digli che rimaniamo a cena fuori — consigliò —. Cerca di avvertirlo più tardi che sia possibile con il massimo delle cautele. Sai che ogni emozione può essergli fatale ». ' Dopo tre ore fon, Pier-ioni non era stato ancora informato di quanto era accaduto al figlio. Più drammatica, invece, è stata l'avventura di Ugo Montagna, assolutamente fuori del normale. Ne furono testimoni, per caso, solo un fotografo e tre giornalisti. Uno di questi ero io. Ugo Montagna era uscito presto di casa. Era andato prima in un bar al Corso, poi era salito fino a via Veneto, dove si era seduto tranquillo da Doney. Erano le 21 quando Ugo Montagna nel bar dai giornali apprese che la polizia lo stava cercando per tutta la città. Si consigliò rapidamente con il suo legale, prof. Filippo Vassalli, e aw. Morra e Lupis. Poi decise di costituirsi. Nessuno sapeva di quello che aveva stabilito di fare. I giornalisti lo sorpresero mentre stava per entrare a Regina Coeli. 1 L'unica guardia carceraria in servizio sul portone guardò con noncuranza il gruppetto passargli davanti. Montagna si avvicinò ni secondo portone e bussò. Dopo un attimo si aprì uno spioncino e il viso paffuto di un sottufficiale si affacciò. « Ugo Montagna è venuto per costituirsi », annunciò l'ari; Filippo Vassalli non senza tradire nella voce una certa emozione. « Un momento. Vediamo », rispose il maresciallo che non sapeva nulla di quanto stava accadendo. Tra il sottufficiale e l'avvocato cominciò un colloquio serrato attraverso lo spioncino. Il maresciallo consentì ad un certo momento al prof. Vassalli di varcare la soglia ed ascoltare le sue spiegazioni. < Questo signore — spiegò con molta calma il prof. Vassalli indicando Ugo Montagna che era appoggiato all'altro battente del portone — è il marchese Montagna che la polizia sta ricercando. Il Presidente della Sezione istruttoria ha spiccato contro di lui oggi un mandato di cattura. Egli è venuto a costituirsi. Quindi dovete farlo entrare ». « A me non risulta — rispose il sottufficiale testardo —; non so nulla e non posso farci nulla. Io non posso accettare questo signore. Mostratemi il suo mandato di cattura*. Allora il prof. Vassalli, pazientemente, tirò fuori dalla tasca un giornale ed aggiunse: < E' questione di tempo. Il mandato di cattura arriverà certamente. Intanto lei si deve rendere conto della situazione. Questo giornale annuncia che per Ugo Montagna è stato apiccato mandato di cattura ». Solo a questo putito il maresciallo parve convincersi, dopo aver letto attentamente quello che il giornale scriveva: «Va bene, entri*. E aprì il portone per far passare Ugo Montagna. Un'ora dopo, il Sostituto Procuratore Generale, dottor Marcello Scardia, si è recato a Regina Coeli. E' presumibile che egli abbia, cosi come vuole la formalità, immediatamente interrogato 1 due arrestati. Il reato per il quale è stato accusato Piero Piccioni prevede una pena massima di 7 anni di reclusione; quello attribuito ad Ugo Montagna prevede uno, pena fino a k anni. Quello invece per il quale è stato accusato il questore Polito contempla una pena che va dai 3 ai 6 anni di reclusione. L'on. Attillo Piccioni è stato avvertito nella nottata con molta cautela che suo Aglio era stato arrestato. L'ex-ralnistro degli Esteri ha reagito con un solo commento: « Sono certo dell'innocenza di Piero e non mi stancherò di difenderlo sicuro come sono che tutta la sua situazione sarà presto chiarita». Guido Guidi Ugo Montagna (in abito chiaro) davanti a Regina Coeli Insiste per poter entrare in carcere. Il sottufficiale di guardia all'oscuro di tutto non voleva accoglierlo. (Telefoto)

Luoghi citati: Grottaferrata, Montagna, Roma