Con Maupassont a Mont-Saint-Michel di Marziano Bernardi

Con Maupassont a Mont-Saint-Michel AMABILI SOSTE IIV FRANCIA Con Maupassont a Mont-Saint-Michel fin balzo indietro nel tempo - Fantasmi gentili che scompaiono nel formicaio della folla ■ Una delle più perfette avventure d'amore - Orgoglio di piemontese per la formidabile mole della "Merveille,, saldata al vivo macigno (Val nostro inviato speciale) Mont-Saint-MIchol, settembre. Fin dal suo lontanissimo primo apparire al largo della costa normanna, come una strana nave antica incagliata in una Immensa distesa sabbiosa, e con quel suo profilo stereotipo ripetuto in milioni di cartoline illustrate, la tentazione letteraria è inevitabile. — Connaissez-vous le MontBaint-Michelt — Non, madame. —Eh bien, vous aurea ven- dredi prochaln, l'inspiration d'aller voir cette merveille. Un balzo indietro, nel tempo remoto; un subitaneo tornar della memoria, veloce e dolce, alle care letture giovanili. E' proprio il « rocher pointu», con l'erta delle fitte casette medioevali serrate contro il monte dal muro turrito che gli gira intorno, piedistallo della gran mole aguzza di cuspidi, d'archi rampanti, di trafori marmorei, di gargouille» dalle teste di belve e di mostri; è proprio il Mont-SaintMlchel di Maupassant, sottile regista d'una delle più perfette avventure d'amore dell'Ottocento francese; è proprio quale non può immaginarlo diverso chi ricorda le pagine famose di Notre Goeur. Brulichio di gente Ma domenica scorsa I gentili fantasmi di M.me de Burne e di André Mariolle sparivano nel formicaio umano che nereggiava in file continue lungo l'interminabile diga gettata fra la terraferma e lo scoglio che con l'alta ma-rea diventa un'isola mentre il ' quotidiano deflussp dell'acqua ne fa una piramide di favolose architetture radicate nella sabbia gialla a qualche chilometro dalla linea turchina della Manica già prossima ad aprirsi sull'Atlantico. Centinaia d'automobili, piccole piccole nella vastità dell'arida baia a quell'ora in secco, luccicavano sotto il sole, a perdita d'occhio persino sui lontani « prati salati > dai quali si levavano, bianchi, miriadi dì gabbiani dal lento volo, ferme le ali arcuate contro il libeccio che soffiava gagliardo dalla Bretagna; e avvicinandosi al celebre millenario monumento cresceva l'agitazione, il cicaleccio, 11 brulichio della gente affaccendata a trar pacchi e soprabiti dalle macchine prima d'incamminarsi verso la «Porte de l'Avancée », costruita intorno al 1530 da Gabriel du Puy, luogotenente del re di Francia a Mont-Saint-Michel. Nulla sembrava dunque meno propizio a ricrear « dal vero > l'atmosfera sentimenta- . le dell'indimenticabile passeggiata dei due amanti fra pareti a picco, pilastri giganteschi, fioriture di guglie torri pinnacoli, e nell'ombra delle titaniche vòlte ogivali o nell'aperta luce delle terrazze e dei chiostri, e a rinnovare .quell'aereo incanto di silenzio e di solitudine, d'ebbrezza e panico di vertiginosi abissi, che questa rumorosa folla di visitatori impazienti di sprofondarsi in un meraviglioso labirinto di pietra per riapparirne poi al sommo, e bearsi dello sconfinato azzurro del cielo e del mare. Perciò, assistendo con uno stupore che a poco a poco diventava fastidio e irritazione al consueto spettacolo delle falangi turistiche che in questi giorni assaltano ogni castello e cattedrale ed abbazia e museo francese, non si poteva fare a meno di pensare a tutta la distanza che ormai ci divide dalla stagione ideale del romanziere di Notre Coeur e dei suoi personaggi; e di domandarsi se alla vana ricerca di preziose estasi artificiosamente alimentate dal viatici letterari del c pèlerin passionné > non sia da preferire la bruta curiosità delle moltltud'ni ignare, il loro assoluto vuoto mentale, la loro vergine libertà d'ogni peso storicistico e d'ogni pastoia estetizzante. Che importava a costoro dello stile dello scrittore (rammentate la prefazione a Pierre et Jean: «Qualsiasi cosa si voglia dire, non c'è che un vocabolo solo per esprimerla, un verbo per animarla, un aggettivo per definirla») Il quale a suo modo, in un breve capitolo, aveva ricreato l'opera compiuta da Innumerevoli uomini guidati da abati geniali per alzar sul granito la Merveille di Mont-Saint-Michel? Che ne sapevano essi qual sia l'ansia, 11 tormento, la fatica, la gioia di cercare e trovar quel vocabolo, quel verbo, quell'aggettivo? L'autenticità di un'arte Oh, quel lento andare del break che nel chiaro mattino estivo pieno di canti d'uccelli e di diffusa giovinezza, portava attraverso riviere e villaggi, sulla strada sassosa che scuoteva sui sedili i viaggiatori, I due innamorati verso la felicità... Oh, quell'improvviso aprirsi di tutta l'ampiezza del golfo, donde come un velo argenteo la marea si ritirava dalla terra lasciando scoperti i molli prati verdi, le sabbie bionde, le scogliere lontane... E poi quell'esaltante silenziosa e solitaria scalata, per ripidi gradini, della fortezza e degli spalti formidabili dell'abbazia delle cattedrali sovrapposte, quel librarsi sempre più in alto fra selve di colonne, fra trine di marmo gettate da arco ad arco, su su fino allo sconfinato spaziar dello sguardo dal delizioso chiostro pensile e dall'* Escalier de Denteile » sullo scintillante orizzonte marino... A tutto ciò, addio. Spariti un gusto, un costume, un clima di poesia, rimasta soltanto l'autenticità di un'arte, ci si chiedeva dunque se non sarebbe logico che la fragorosa e dinamica civiltà motorizzata cui sembrano assurdi i piaceri delle pacate e meditanti contemplazioni, facesse una buona volta tabula rasa di qualsivoglia memoria dscldcnetnqvcslrs—s««vvMnla«mgGgpgzbSmrirclDg d'altri tempi; e che la si smettesse anche qui in Francia dal Louvre al castelli della Loira, da Cluny a Vézelay, di imbalsamare un passato che per moltitudini anonime non può più aver di solito — e lo si vede dal volti intontiti, rassegnati a un'indigestlone di nozioni — altra voce di quella del « cicerone ». Ma non volendo guastarmi la giornata con riflessioni più o meno scon. solanti, anch'io mi cacciai fra la folla. E anch'io, subito, feci allora parte del gregge. Oltrepassate la « Porte du Boulevard » — e qui il « boulevard» riacquista il suo vero significato di « fortificazione » — e quella «du Roi», fra le quali sta 11 vecchio « Hotel Poulard » dove M.me de Burne e André Mariolle ebbero la loro prima notte d'amore, salivamo per la stretta tortuosa viuzza che avvolge il Monte fino al « Grand Degré », pigiati come si può essere intorno alle giostre la sera del Martedì Grasso a Torino, assaliti dagli inviti e dalle proposte dei proprietari delle trattorie, degli albergucci, delle botteghe, zeppe dei più vari commestibili e dei « ricordi » di MontSaint-Mlchel, che ininterrottamente fiancheggiano l'antica ripida stradetta. A stento potevamo scorgere in alto un nastro azzurro di cielo, bere la brezza che spirava giù dalle scalette del cammino di ronda, vedere la casa in cui si vuole abitasse la moglie di Duguescltn, l'eroe guerriero che dorme a SaintDenis coi sovrani francesi. Probabilmente anche in questa strada ben munita, 1 119 gentiluomini normanni comandati da Jean d'Harcourt e da Louis d'Estoutevllle avevano ributtato l'attacco degli inglesi alla possente abbazia-fortezza durante la guerra dei Cent'anni; e l'eco della vittoria forse era giunta in Lorena, ad affrettare la Pulzella verso Chinon. Il prodigioso monumento Poi la visita del prodigioso monumento cominciò, e si sappia che a compierla si salgono e si scendono quasi mille scalini. Dieci secoli d'ininterrotto lavoro, da quando nell'anno 709, togliendo il modello dal santuario di Monte Gargano, la prima sacra cripta dedicata a San Michele sorgeva sul Mont Tombe, che una immane marea, sommergendo la costa del confine fra Normandia e Bretagna, da un'alta roccia che dominava la foresta aveva trasformato in isola. Più delle ciclopiche opere romaniche, più del miracolo si slanci gotici, più degli incredibili merletti di marmo del « flamboyant », più dello stupefacente susseguirsi d'ambienti vasti come piazze, alti come colline — la chiesa superiore, la « crypte de l'Aquilon », la « salle des Hòtes », la « crypte des gros piliers », la « salle des Chevaliers », il refettorio, il cellario per le provvigioni di centinaia di monaci e uomini d'arme, l'« aumónerie » e via via quanto ■fiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiii si vede nella montagna di pietra giustamente chiamata la Merveille —■ colpiva il pensiero che mani umane dotate del rudimentali mezzi medioevali avessero potuto alzare sulla nuda rupe, saldandola col vivo macigno, tanta mole di materiali, ed ordinarli in così perfette strutture architettoniche, che al paragone i grattacieli americani sono un semplice gioco di meccanica. Ed 11 mio orgoglio, allora, di piemontese, veniva lusingato da un ricordo. Chi, se non un piemontese, il monaco Guglielmo di Volpiano, aveva recato In Normandia, da Cluny e da Dijon, la riforma costruttiva del monasteri, e quindi anche ispirato la seconda fabbrica di Mont-Saint-Michel sulle fondazioni carolinge? Da San Benigno nel Canavese e dalla Sacra di San Michele non correvano misteriosi legami d'Idee con questa suprema volontà di edificar sul mare? Non restava dunque che chiuder la giornata con lo spettacolo della marea saliente, e con l'assaggio della celebre «omelette de la Mère Poulard»: il primo, d'una inquietante irragionevole tristez¬ UIIIIIII1III1IIIIIIII11I1II lllIllllllllllllllllllllll za per quell'inesorabile crescere dell'acqua ribollente sotto 11 freddo vento nell'ombra serale; il secondo, davvero degno del palato d'un re. Marziano Bernardi

Luoghi citati: Canavese, Francia, Lorena, Normandia, Torino, Volpiano