Anche la vicenda Montesi è utile all'isola d'Ischia di Enrico Emanuelli

Anche la vicenda Montesi è utile all'isola d'Ischia Anche la vicenda Montesi è utile all'isola d'Ischia Atmosfera facile e felice, meridionalmente allegra - "E' finita la pace,, si lamentano i pionieri - Òttimo osservatorio per misurare come vanno certe cose nel mondo d'oggi - Euforia e speranze di buoni affari (Dal nostro inviato speciale] Porto d'Ischia, 13 settembre. Ogni tanto, per un attimo, anche l'isola d'Ischia fa parte del paesaggio nel quale si muovono curiosi personaggi. Di colpo essa diventa 11 palcoscenico d'una vita che facilmente al presta a far lavorare la fantasia, perchè ha come protagonisti attrici del cinema, figli di ministri, pretendenti d'un trono, principesse, principi, scrittori, pittori; ed un principe, Maurizio d'Assia, da qualche giorno citato dalle cronache. Alcuni dicono: « Questo serve come pubblicità all'isolai; ma altri scuotono il capo: < Queste sono stupidaggini > rispondono. Ho avuto occasione una volta soltanto di vedere Maurizio d'Assia e proprio tre giorni prima che la cronaca si impadronisse del suo nome e facesse fantasticare sulla vita che conduce. L'episodio che narro accadde a Sant'Angelo, il più fortunato paese di tutta l'isola d'Ischia. Non ha ancora una strada che lo colleghi agli altri centri, ma soltanto una mulattiera ed è più agevole venirci per via mare: così Sant'Angelo non conosce il frastuono dei motori e non vede le acrobazie delle piccole motociclette. Se l'albergatore Lucio, in piazza, non avesse comprato quest'anno un apparecchio radio, in nessun locale pubblico si sentirebbero le note di canzonette melense. Davanti al piccolo porto di Sant'Angelo un mattino comparve un panfilo, era un bianco due alberi, lungo una ventina di metri, non certo di costruzione recente e batteva bandiera spagnuola. Gretto l'ancora e per molte ore parve che in coperta non ci fosse segno di vita. Soltanto verso le due del pomeriggio un gruppetto di persone scese a terra e si recò ad una pensione, che ha una magnifica terrazza sul mare. La pensione non è preparata per accogliere più di quaranta ospiti e quel giorno, essendo festivo, aveva mólta gente di passaggio. Ad un tratto, in mezzo a quegli ospiti già troppo numerosi e per lo più tedeschi, apparve il gruppetto: in testa c'era, lungo e magro, don Juan di Borbone, pretendente ai trono di Spagna, seguivano Cristina e Dorotea principesse di Hessen, due giovani nè belle nè brutte e poi c'erano Maurizio d'Assia ed un altro signore che nessuno riconobbe, ma che dagli occhi neri, e dal modo con cui mangiò poi gli spaghetti, doveva essere un loro amico napoletano. «Il bello è finito» La presenza del gruppetto non scosse per nulla il ritmo saltellante con cui si serviva il pranzo su quella terrazza, già strapiena di tavolini. Anzi il gruppetto attese più di dieci minuti che si preparasse una tavola; poi prese posto ed attese ancora a lungo, prima che venisse qualche cosa da mangiare e da bere. Il napoletano, o quello che definisco tale, era il più elegante di tutti; gli altri, donne ed uomini, principesse vere e veri principi, potevano passare inosservati. Tranne il napoletano, tutti erano reduci dalla crociera turistica sull'A.cramemKon e dovevano averne un buon ricordo. Infatti a Sant'Angelo consumarono un pasto che poteva costare mille lire per persona, ma don Juan, pagando, si permise di scherzare: «Peccato, il bello è finito e si ricomincia a spendere. Sull'Agamemnon tutto era offerto e per quindici giorni non si tirò fuori un soldino >. Purtroppo, e non so che farci, con questa osservazione finale don Juan, Maurizio d'Assia, le principesse ed il napoletano tornarono a bordo del panfilo, di nome Saltillo, che levò l'ancora subito dopo. Le vele non furono alzate e navigando con il piccolo motore di bordo, a quattro miglia all'ora, si diresse verso Forio. Non so se un episodio del genere può dare l'idea di come vivano principi, principesse e pretendenti al trono; ma certo dà l'idea di come sia l'atmosfera della vita nell'isola, un'atmosfera facile e felice, meridionalmente alle¬ gra e semplice. I pionieri dell'isola d'Ischia, quelli che ci venivano quindici o venti anni fa, brontolano scontenti e con una punta di egoismo dicono: « E' finita la pace. Adesso comincia l'epoca snobistica, poi ci sarà quella dei grandi alberghi, infine sarà una fiera continua come adesso è a Capri >. Questi pionieri sanno che tutto va rapidamente cambiando e si disperano perchè fra tre o quattro anni, o forse prima, anche Porìo, anche Casamicciola, anche Sant'Angelo diventeranno piccoli centri di velleità mondane, di stranezze a buon mercato, luoghi dove molti desidereranno recitare una loro commedia. Già a Porto d'Ischia un buon architetto nella stagione estiva si trasforma in cuoco e la sua cucina è diventata famosa; già a Forìo un americano strampalato ha aperto un locale elegante, per la clientela smaliziata; già a Sant'Angelo, un paese di trecento abitanti, e gli uomini che lavorano son tutti pescatori o contadini, c'è una boutique diretta da una tedesca, che vende roba in bilico tra la moda più recente e la ridicolaggine. L'isola d'Ischia potrebbe essere un ottimo osservatorio per misurare come vanno certe cose nel mondo d'oggi e non soltanto per vedere come un pezzetto di terra si trasformi nel rapido giro di pochi anni. Adesso i principi vanno a colazione in piccoli alberghi come semplici viaggiatori domenicali; ma alcuni capitani d'industria di Milano investono milioni nell'acquisto di terreni e navigano su magnifiche « barche » moderne come se fossero prìncipi o regnanti. Queste diverse presenze concorrono a fare confusa la trasformazione di cui parlavo e che ancora non sa quale strada prendere. Da una parte alcuni vorrebbero rimanere su quella gradita ai raffinati, che desiderano solitudine e silenzio; da un'altra parte si vorrebbe seguire la strada gradita alla media e grossa borghesia, accomunate nella ricerca del movimento, del frastuono e del lusso. Gli isolani sono per questa seconda soluzione nella quale ve¬ dono un avvenire pieno di facili guadagni. La trasformazione d'un popolo di pescatori e di contadini in affittacamere, in albergatori, in barcaiuoli di lusso, in sensali di terreni, in mediatori di case, in accompagnatori di vecchie signore straniere è un avvenimento insieme doloroso e patetico. Esso colpisce anche per la sua rapidità, che è legata all'intelligenza furbesca ed al carattere disinvolto del meridionale. Chi è ancora costretto a pescare od a coltivare il campìcello sogna di diventare affittacamere, chi è affittacamere di diventare piccolo albergatore, chi è albergatore sogna altre cose. Magari pensa che se si potesse comprare il diruto castello di Ponte d'Ischia d'antica memoria aragonese e rimetterlo in sesto ed ottenere la licenza per far funzionare una bisca un grande e veloce passo verso la decisiva fortuna sarebbe fatto. Chi possiede un pezzo di terreno ed era disposto l'anno scorso a venderlo per mille lire il metro quadrato, oggi ne vuole tremila e già sogna vicino il giorno in cui potrà chiederne cinquemila. «Un piccolo orrore» Oramai l'isola è lanciata. Gli isolani sono contenti che essa compaia, anche se fuggevolmente, nelle cronache d'un fatto purtroppo ancora misterioso come è quello di Wilma Montesi e che trascini con sè l'immagine d'una vita facile, a bordo di panfili che appartengono al pretendente d'un trono od a qualche industriale milanese che, per sua comodità, tiene a poppa la bandiera della Liberia o quella inglese. Per gli isolani tutte queste cose servono a stimolare la curiosità a migliaia di nuovi eventuali visitatori e som Jwtio felici davanti alla prospettiva di migliori affari per la prossima stagione. Ma i fre- quentatori antichi, quelli che si reputano i pionieri, sono seccati, sanno che oramai il loro paradiso estivo è minacciato dalla valanga dei turisti frettolosi, rumorosi e guardano severamente tutti coloro che hanno l'aria d'essere gli invasori. Parlate e è è e o i a loro della spiaggetta di San Montano e vi rispondono: < Una volta era deserta, era un piacere l'andarci. Oggi è affollata come una piazza nel giorno di mercato >. Parlate loro di Sant'Angelo e vi rispondono: « Era un luogo delizioso, adesso sta diventando il regno dei tedeschi e degli svizzeri, gente poco bella >. Parlate loro di Porto d'Ischia e vi rispondono: c Pare d'essere alla Fiera campionaria dì Milano. Un pìccolo orrore. Quando avranno finito di abbattere la pineta il disastro sarà perfetto ». Così oggi l'isola raccoglie un piccolo mondo di entusiasti e di immusoniti e si a ! trova a superare una specie e e a a a o n o l » . e e a i a a e e a r e o a | di «età criticai. Gli ultimi | innamorati della solitudine e { di una natura non ancora i troppo manipolata dalla maI no dell'uomo convivono con , le prime schiere degli spej culatori, con le prime caro' vane di turisti che hanno ! desiderio di assistere almeno alla nomina d'una reginetta. Essa raccoglie principi che navigano su panfili antiquati ed industriali che vi approdano scendendo da vere navi in miniatura, uscite fresche dai cantieri olandesi od inglesi. Normalità e anormalità si mescolano sotto il sole meridionale suscitando avventure non poi tanto segrete che hanno per protagonisti un famoso poeta inglese od un qualunque giovanotto dell'isola. A questi differenti contatti le fantasie degli isolani si mettono in moto e tirano al sodo, al guadagno, all'affare. Non ho. mai tanto sentito parlare di «roba>, di questioni giudiziarie, di liti fra amici o parenti come chiacchierando con questi abitanti d'un'isola felice. E' il piccolo castigo che i tempi moderni portano con sè: tutti sognano quello che faranno l'anno prossimo. Una costante frenesia di progetti corre sulle labbra degli isolani e - J fra pochi anni i figli si ri e o il ei e ti e troveranno così diversi dai padri da nemmeno più riconoscerli. Allora il giuoco sarà fatto e non saranno più necessarie le storie di principi per creare la curiosità, ma basteranno le agenzie di viaggio. Enrico Emanuelli

Persone citate: Maurizio D'assia, Montesi, Wilma Montesi