Un guardiano accusa Piero Piccioni gli altri due il principe d'Assia di Gigi Ghirotti

Un guardiano accusa Piero Piccioni gli altri due il principe d'Assia anello alte avrebbero getto i guardacaccia di Capocotta Un guardiano accusa Piero Piccioni gli altri due il principe d'Assia Anastasio Lilli, già dipendente di Casa reale, indicherebbe il musicista come l'accompagnatore di Wilma Moritesi - De Felice e Guerrini avrebbero invece riconosciuto il giovane Maurizio (Dal nostro inviato speciale) Roma, 11 settembre. .. La primavera scorsa fu caratterizzata a Roma da una impressionante fioritura di memoriali. Chi non aveva qualcosa da dire intorno a Wilma e al suo dramma? Ragazze torbide, uomini dall' incerto passato, visionari di tutti i generi uscirono di colpo dalla penombra con un plico di fogli scritti a macchina e qualche fotografia, e si presentarono alla ribalta del rotocalco. Il memoriale era un genere corrente, le «rivelazioni» a catena erano un aspetto singolare della stagione che per molti segni si annunciava così diversa dalle altre: destituzioni di grossi personaggi, inchieste, interpellanze in parlamento, colpi di scena. Nell'estate la fioritura delle rivelazioni ai margini del caso MontesI cessò di colpo: la gente avvertì che il tempo delle troppo facili « verità » era passato. Il dottor Sepe stava infatti avvicinandosi pian piano ai più silenziosi e più preziosi testimoni del dramma. Tra Venanzio De Felice essi, i più importanti sono senza dubbio 1 guardiani di Capocottar Venanzio De 'Felice, Terzo Guerrini, Anastasio Lilli I primi due, dipendenti dalla società di Sant'Uberto — e perciò legati a Ugo Montagna — diedero a sospettare non poco con 1 loro repentini spostamenti. Le cronache avevano da poco ripreso ad occuparsi di Capocotta quando il De Felice si accorse che il clima marittimo della zona non conferiva più alla salute della moglie e si trasferì con la famiglia In quel di Latina. Avvicinato da giornalisti, li trattò rudemente e li querelò per certe insinuazioni che si riferivano all'origine del danaro sborsato per comprare 11 piccolo appezzamento, la casa e la motocicletta. Anche Terzo Guerrini, guardacaccia fedelissimo di Ugo Montagna, riparò altrove press'a poco nella stessa epoca; si stabilì a Eiano, in collina, dove il marchese di San Bartolomeo possiede una vasta tenuta e un castello. Soltanto 11 Lilli rimase al suo posto a Capocotta col fucile a tracolla, il berretto a visiera calato sulla fronte, un sorrisetto canzonatorio perpetuamente sulle labbra. Così lo vedemmo nella primavera scorsa, quando le nubi erano ancor lontane dal suo capo, quando ancora Roma era tutta fiorita di memoriali. Anche il Lilli aveva le sue lagnanze da fare contro 1 giornalisti. «Mi hanno attribuito egli diceva — un'intervista che non ho mai concesso ». « Smentiranno », gli fu detto per confortarlo. «Io non so che farmene delle smentite. Voglio che mi rifondano i danni morali», replicò il Lilli. Il Lilli è l'unico fra i tre guardiani di Capocotta che percepisce stipendio dal Demanio e non dal sodalizio venatorio diretto dal Montagna. E' un ex-carabiniere, un uomo fedele e robusto, degno della massima fiducia. Ma questo è il punto A chi è votata la fedeltà di Anastasio Lilli? Non al Montagna, immaginiamo, perchè con il marchese il Lilli non aveva nemmeno rapporto di dipendenza amministrativa. Non al Demanio, un'entità astratta e lontana, e per giunta precaria, in quel luogo, poi¬ ché 11 Lilli sa benissimo che quando il tribunale restituirà ai Savoia la parte del beni ad essi spettante, Capocotta passerà certamente ai figli di Mafalda. I principi Maurizio ed Enrico d'Assia si consideravano infatti già a casa loro e nella tenuta avevano via libera. Il Lilli doveva certo del rispetto a Ugo Montagna, consegnatario « prò tempore » della pineta, a nome dei soci di Sant'Uberto, ma, guardando al futuro, non poteva il Lilli non riconoscere nel giovani d'Assia i futuri padroni della tenuta, della quale egli era 11 guardacaccia. , Per di più, esiste indubbiamente un vincolo sentimentale tra il Lilli e la famiglia degli ex-reali. Uno zio del guardacaccia è impiegato da lunghi anni a Roma presso ''amministrazione di Villa Ada, un tempo dimora di Vittorio Emanuele III e fino a un anno fa abitata dal figli di Mafalda. Proprio da questi zil di Villa Ada si è recata « a piagne », nel giorni scorsi, la moglie del Lilli, rimasta sola e sgomenta, dopo che il marito fu imprigionato per ordine del dottor Sepe. Ecco dunque la triade del guardiani di Capocotta spezzarsi davanti alle domande del magistrato inquirente. De Felice e Guerrini raccontano una loro versione su ciò che videro nella pineta il pomeriggio del 10 aprile '53. Ma mentre i particolari riferiti dai due dipendenti di San Uberto indirizzano il sospetto sul principe d'Assia, quelli descritti da Anastasio Lilli li riverserebbero piuttosto sulla persona di Piero Piccioni. L'incertezza è l'aspetto più drammatico di questa fase dell'inchiesta. Il dottor Sepe ha salomonicamente cercato di risolverla ritirando il passaporto sia al Piccioni come al principe d'Assia, benché lògicamente soltanto uno dei due debba alla fine rispondere. L'unica certezza acquisita è che a Capocotta deve cercarsi il responsabile. A guardar bene, dopo tanto clamore di memoriali e tanto lavorìo d'indagatori, l'inchiesta ritorna al punto di partenza. Su Capocotta fermò il suo primo sospetto anche il fidanzato della sventurata Wilma, quell'Angelo Giuliani, agente di Pubblica Sicurezza, che immediatamente dopo il fatto si precipitò a Tor Vajanica con l'ansia di scoprire la verità. Girovagando tra le casupole dei pescatori incontrò e raccolse le confidenze del manovale Ziliante Tritelli. . Raccontava il Tritelli che II giorno prima che Wilma MontesI fosse ritrovata sulla spiaggia, egli aveva scorto chiaramente una lussuosa macchina color cenere percorrere )a via interna di Capocotta e dirigersi verso la litoranea. Fermatasi la vettura davanti alla casa del De Felice, ne scesero un giovane biondo e una ragazza bruna, alta ed elegante; la coppia proseguiva poi a piedi verso un folto cespuglio prossimo alla spiaggia. Senza dubbio il De Felice aveva visto anche lui la coppia, senza dubbio il Lilli doveva avere aperto i cancelli alla vettura, perchè s'inoltrasse nella tenuta. Senza dubbio l'uomo che guidava la vettura doveva essere persona nota e «importante ». Ma Lilli e De Felice davanti al fidanzato di Wilma negarono ogni cosa. Fu allora che l'agente Giuliani esclamò: «Qui se si va in fondo c'e da far saltare dei grossi calibri ». Poi, come sapete, Giuliani rinunciò ad andare in fondo. Dall'epoca delle sue grezze indagini ad oggi, la fantasia ha molto camminato. Si arriva ora ad attribuire ad uno dei tre guardiani una certa assistenza alla ragazza morente e l'aiuto offerto al giovane sconosciuto nel trasportarla in riva al mare. Ma nulla ai sa di preciso. Davanti al cancelli di Capocotta il mistero resta fitto, come quindici mesi fa. Di penetrarlo c'è solo un po' di speranza, ora che la solidarietà tra il Lilli e il De Felice si è spezzata. Gigi Ghirotti Non si parlò del « pediluvio » Anastasio Lini Cristina d'Assia, la giovane cugina del principe Maurizio, ha passato tranquillamente la serata In un ritrovo di Capri, ascoltando le musiche del chitarrista Romeo (Telefoto)

Luoghi citati: Assia Anastasio Lilli, Latina, Roma, Savoia