Il governo francese accetta di ridare la sovranità a Bonn di Sandro Volta

Il governo francese accetta di ridare la sovranità a Bonn Rapporto di Mendès-France alfe Commissioni parlamentari Il governo francese accetta di ridare la sovranità a Bonn Esso si dichiara favorevole anche ad un riarmo controllato della Germania occidentale (Dal nostro corrispondente) Parigi, 25 agosto. Pierre Mendès-France si è dichiarato oggi favorevole al riarmo tedesco e all'applicazione separata degli accordi di Bonn, che ridanno la sovranità alla Germania occidentale. Questa dichiarazione è stata fatta durante una riunione comune delle Commissioni parlamentari degli Esteri, della Difesa nazionale e dei Territori d'oltremare, alla quale il Presidente del Consiglio ha fatto una relazione sugli ultimi sviluppi della politica internazionale. Egli prima di tutto ha fatto osservare che la mancanza di una maggioranza parlamentare a favore della Comunità Europea di Difesa è stata la vera causa per cui i precedenti governi, benché sostenitori della C.E.D., hanno evitato per due anni di sottoporre il trattato al voto di ratifica dell'Assemblea Nazionale. II Presidente ha poi ricordato gli sforzi compiuti dal suo governo per risolvere finalmente il problema, anzitutto cercando una soluzione di compromesso capace di riunire una vasta maggioranza parlamentare, e preparando poi un progetto di conciliazione che eliminasse le più gravi difficoltà. A Bruxelles, ha detto Mendès-France, il progetto del governo francese ha trovato subito una viva opposizione. Fra le obiezioni di vario genere' che gli sono state formulate, la principale è stata quella che, secondo i ministri degli altri cinque Paesi, molte delle proposte francesi esigevano un riesame di tutta la questione da parte dei rispettivi Parlamenti. Paul Henri Spaak, presidente della conferenza, presentò un contro-progetto che teneva conto soltanto in minima parte delle richieste della Francia. Il Presidente del Consiglio (ha affermato) cercò allora di avvicinare i punti di vista, arrivando fino all'estremo limite delle concessioni e proponendo, per varie questioni controverse, una nuova redazione del testo. Finalmente — ha poi dichiarato Mendès-France — i cinque hanno proposto un testo che, pur riprendendo diverse delle nuove formule francesi, non teneva conto delle preoccupazioni essenziali espresse dalla Francia. Poiché, ridotto a queste proporzioni, il progetto non aveva più nessuna probabilità di venire approvato dal Parlamento di Parigi, la delegazione francese non poteva accettarlo. Mendès-France ha però subito dopo aggiunto che queste divergenze di vedute si sono riferite alla modalità di organizzare la difesa europea, ma non hanno affatto impedito alla conferenza di constatare all'unanimità che i sei Paesi rimangono fondamentalmente d'accordo sui principi essenziali che sono alla base della politica occidentale. Il Presi dente del Consiglio ha anche specificato che, se il trattato venisse ratificato dall'Assem blea Nazionale, gli emendamenti proposti dai cinque rimarrebbero validi. Però anche in caso di rifiuto da parte dell'Assemblea Nazionale — ha detto — il problema del riarmo tedesco rimane e dovrà venire risolto al più presto. Gli anglo-americani sono infatti decisi, e continuano a considerare indispensabile 11 contributo della Germania alla difesa occidentale. Esistono non di meno altre soluzioni oltre a quella contenuta nell'attuale alternativa; però Mendès-France ha dichiarato che il suo governo non accetterà mai di impegnarsi su questa questione del riarmo tedesco senza esservi stato autorizzato dal Parlamento. A parte la questione del riarmo, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti hanno fatto sapere che intendono restituire alla Germania occidentale la piena sovranità, e Mendès-France considera giusta questa decisione, perchè non si può mantenere all'infinito la Germania in stato di soggezione. D'altronde, l'Unione Sovietica ha già fatto analoga concessione nella propria zona. L'intenzione del Presidente del Consiglio è dunque di associare il suo governo ad una Iniziativa alleata di questo genere, sia facendo ratificare gli accordi di Bonn, sia invece con una decisione unilaterale del governo che li faccia senz'altro applicare, eiò che non è contrario alla Costituzione francese. Mendès-France ha risposto poi a numerose domande rivoltegli da membri delle commissioni parlamentari. Sull'inI contro con sir Winaton Chur¬ chill non ha dato chiarimenti e si è limitato a dire che « gli obiettivi dei due Paesi sono gli stessi ». A chi gli ha rimproverato di non prendere posizione nell'imminente dibattito parlamentare sulla C.E.D., Mendès-France ha risposto: « Ho preso posizione, e la prova è che tre dei miei ministri hanno lasciato il governo ». Un deputato gli ha chiesto se non credeva possibile, nel caso in cui il trattato non venisse ratificato, un'altra forma di Comunità che riunirebbe non più sei Paesi soltanto ma quindici, ed il Presidente del Consiglio ha risposto: < Questa forma è molto vicina a quella che avrebbe la mia preferenza personale ». La relazioni di Pierre Mendès-France è sembrata obiettiva e leale, ed ha in gran parte attenuato le polemiche suscitate dai recenti avvenimenti diplomatici. Naturalmente c'è ancora una viva agitazione negli ambienti di Palazzo Borbone, dove gli avversari personali del Presidente cercano di organizzare l'opposizione nel tentativo di approfittare dell'occasione per sbarazzarsi del suo governo. Non sembra però che il dibattito parlamentare possa ormai presentare troppe sorprese. Si attribuisce d'altra parte a Mendès-France il possesso di una carta di riserva che giocherà soltanto all'Ultimomomento: l'annuncio, cioè, di una più intima partecipazione britannica alla organizzazione europea. Sandro Volta

Persone citate: Assem, Paul Henri Spaak