L'ultimo saluto degli amici di giornate felici e lontane di Francesco Rosso

L'ultimo saluto degli amici di giornate felici e lontane L'ultimo saluto degli amici di giornate felici e lontane C'erano tutti: il medico, il notaio, l'assessore • Il pianto della moglie e della figlia suor Lucia (Da uno dei nostri inviati) Sella Valsugana, 20 agosto. A Sella per tutta la giornata sono affluite migliaia di persone, autorità, valligiani, vii\lBggianti, per rendere omaggio ^ *aI™° statista: Ge"- tinaia di telegrammi si sono accatastati sul lungo tavolo della camera di soggiorno al pianterreno; telegrammi dì perso ' mcd' naggi, come quello di Jean ;Afonn'et, che prometteva di ; continuare nello spirito di De {Gasperi verso l'unità europea, oppure di associazioni, come ]<ji<eHo delle comunità israeliti j che italiane, che dicono d'aver | trovato sempre in De Gasperi uno strenuo difensore nei dif \floUi momenti che precedette r0 '« creazione dello Stato di 'Israele. '! La gente andava e veniva 'n religioso silenzio. Verso le "n « mattina giunse in auto «°WIe suor Lucia de»'As*"" zione- Nessuno vide la giovane !"""'aco Vigere; , , >'° pad,e jcailrfido soggolo che le sbian. \cavaancor piòilvolto esangue verso le li, quando si avvi cuiò l'ora del distacco definihiv'o, tutti i familiari si riunì irono nella camera ardente. In'<;inocc/n'ara sul pavimento con i'c quattro figlie accanto, la si | gnora Francesca pregò ancora erpsgsalì immediatamente nella camera dove sembrava dormire tanto appariva sereno, si inginocchiò ai piedi del letto, ^pregò silenziosa, chiusa nel e e e e i , i , a a e , . , n A ima volta facendo scorrere len tamente fra le dita i grani di un bianco rosario di madreperla. Aveva il viso stirato, lo sguardo quasi spento per il dolore e la fatica. Aveva vegliato il marito quasi tutta la I notte. Fu un silenzioso collo\quio senza parole delle donne i in gramaglie che restavano con l'uomo che se ne andava per sempre e non poteva più rispondere. Si alzarono tutte assieme, la madre avanti e dietro suor Lucia, fragile nel grande saio nero, e si ritirarono in uno stanzino accanto per non assistere all'ultima dolorosa ope razione. Dalla scaletta in le gno, a gran fatica fu issata la pesante bara di noce scolpito. Tre valletti giganteschi in abito nero e coccarda luttuosa al braccio impedivano l'accesso alla camera ardente, da cui trapelavano i miti bagliori dei ceri accesi attorno alla salma. Un pianto sommesso giunge e,uà dalla camera dove erano - riunite la signora Francesca e - ' le figlie. L'operazione fu bre- i i o ¬ ve. Non era difficile per gli uomini presenti sollevare il corpo di Alcide De Gasperi, deporlo nella bara foderata in raso d'un pallido viola. I cicla- mini, i gladioli rossi e bianchi\ache la pietà popolare aveva adeposto sul candido sudario,cerano appassiti, ma altre montagne di fiori, a mazzi, a corone, erano ammassati nel prato davanti alla villetta. Il ciclo grigio si abbassò ancor più sulle cime dei monti. sulle abetaie, e un'uggiosa pioggia di fine agosto cominciò a cadere nell'istante in cui la bara veniva trasportata al pianterreno, 7iclla camera di soggiorno, per essere esposta un'ultima volta alla visita di qvcbcmtadLpfpcoloro che premevano fuori \ cdella porta. Ricoperta da una.mlastra di plexiglas, la salma «M|«e Alcide De Gasperi appariva come in una nicchia circondata dalla seta viola dell'addobbo. Poi l'ora del distacco giunse inarrestabile. Sulla lastra di vetro fu appoggiato il pesante coperchio con un grande crocifisso di bronzo e la bara fu portata fuori sotto l'immensa quercia che ombreggia l'ingresso della villa. Deposta sul furgone, si formò il corteo di macchine. La Signora Francesca e suor Lucia dell'Assunzione non seguirono il feretro fino a Borgo Valsugana, si fermarono sulla soglia della villa dove forse avevano vissuto con lui * soli giorni felici della sua esistenza, e di lì lo salutarono con un lungo sguardo in cui tremavano lacrime caparbiamente trattenute fra le palpebre socchiuse. Maria Romana, Cecilia, Paola accompagnarono ancora il padre fino a Borgo. La pioggia^ era cessata e d'improvviso il cielo si spalancò; il sole inondò le verdi praterie, ferì con lembi di luce radente gli erti picchi scabri, toccò le cime nere dei cipressi e degli abeti. Sulla stradina polverosa tra Sella e Borgo Valsugana passò lento il corteo che seguiva il presidente De Gasperi nel suo ultimo viaggio verso la capitale. Ai margini del viottolo, bianchi di polvere, venuti da chissà dove, in bicicletta, in moto, in torpedone, in scooter, uomini ragazzi sacerdoti suore frati pregavano silenziosi al passag-\ gio della bara. Gruppi di bambini delle colonie alpine stringevano fra le mani piccoli mazzi di ciclamini, di zinie raccolte nei giardini vicini, li lanciavano al passaggio del furgone con gesto schietto, mentre dal fondo valle saliva il rombo bronzeo dì tutte le campane. Sulla piazza del paese erano Cafl , n - drfdmP! ' riunite le autorità. L'on. GoneJ-lla, accanto all'on. Pacciardi,ricordava momenti e episodi della vita di De Gasperi, l'a~sprezza della vita politica checgli aueva sostenuto per tanti \anni e che negli ultimi tempit aveva provocato in lui un ac-\,centuato bisogno di rifugiarsiiqui tra i monti che lo avevano veduto nascere, tra gli amici che gli hanno sempre voluto bene. « Come già Bergson, anche De Gasperi ad un certo momento senti la necessità di ritirarsi dal tumulto della vita attiva, quasi presentisse che doveva prepararsi a morire ». Le parole dell'on. Gonella si perdevano nel brusìo della gran folla e nel frastuono delle campane. Porte e finestre erano \ chiuse, sui negozi spiccava il .manifesto listato di nero: |« Chiuso per lutto cittadino ». C'erano, all'intorno, tutti gli a?nici delle giornate lontane e felici, il medico Tolfer, il na¬ taio Moranduzzo, l'assessore Gaspcretti, che andavano a giocare a bocce con De Gasperi che lo intrattenevano a parlare di infinite faccende della Valle, e mai di politica. Quando nella parrocchia di San Prospero l'organo tacque ed i ceri si spensero ed il furgone iniziò il viaggio verso Trento, tutta la valle, i laghi di Levico e di Pagine, brillavano sotto il sole che scendeva all'orizzonte. Folla ovunque, sui prati e nei paesi, nei centri di villeggiatura e accanto alle casette quasi sperdute nel gran mare verde delle praterie. E tutti si inginocchiavano e si segnavano, tutti, sia gli amici che gli avversari politici. Francesco Rosso

Luoghi citati: Borgo Valsugana, Israele, San Prospero, Trento