Un quadro di Vermeer ricostituito dal vero

Un quadro di Vermeer ricostituito dal vero VIAGGIO IX OLANDA Un quadro di Vermeer ricostituito dal vero Il paesaggio di Porla Orientale - La «piccola parete gialla», cara a Proust - Nel vento, nel sole, cercando l'esatto punto di vista - La signora della piccola casa, con le mani venate d'azzurro - Una stanza come un "interno,, di Vermeer - Leggero vapore luminoso che definisce ogni oggetto mutandolo in puro colore (Dal nostro Inviato speciale) • Delft, agosto. La solita musichetta tenue e ricorrente delle campanelle della chiesa mi risvegliò al mattino col sole che filtrava tra le tende azzurre delle finestre. Volli dedicare la giornata al pittore Jan Vermeer. Egli nacque in questa città nel 16.ÌS e senza essersi mai staccato da essa, morì a soli ltS anni, pieno di figli e di debiti, dopo avere creato una quarantina di quadri, di etti alcuni lasciati in garanzia al fornaio, che gli dava il pane. Caduto nella dimenticanza, per la sita vita solitaria e provinciale, solo da un secolo la critica lo ha scoperto dandogli un posto eminente. La giornata era bella con grandi nubi bianche e cineree che rotolavano al vento che veniva dal mare e il sole appariva a brevi intervalli nella limpidezza del sereno. Un'animazione festosa, quasi teatrale, mi disponeva a mettere tutta Delft in subbuglio a questo nome: Vermeer. Cominciai dall'ufficio turistico. Quando mi videro entrare si aspettavano che li avrei interrogati su tutte le pi* petulanti richieste dei soliti turisti, ma non mai su questo pittore. Rimasero difatti interdetti alla mìa richiesta se in Delft vi fossero quadri di lui, fecero scendere dal piano di sopra il competente. Non vi erano quadri, alcuni erano a L'Aia, altri ad Amsterdam, non esisteva più la casa dove era nato. Volli sapere se mi ■1111 r 111111111111111 ■ 11 ri 111 »■ 1 ■ 11111 ■ 1111111111 11111 si poteva indicare sulla carta di Delft, dove era la zona del paesaggio famoso e se si era potuto individuare la stradina rappresentata in un altro quadro. Per la stradina non era possibile, ve ne erano tante di simili, ma per il paesaggio si trattava di certo di quello dell'Oostpoort, cioè della porta orientale, che ancora sussiste con le sue torri terminanti in acute guglie. La indicazione mi bastava, andai subito sul luogo, trovai il largo canale, la porta brunastra, vi erano le barche ferme alle rive, come nel quadro, e la stessa luce sulle acque e sull'alto ciclo le stesse nubi bianche e cineree. Ma non riesclvo a trovare « la piccola superficie di parete gialla* quella che Marcel Proust fece tanto amare a Bergotte, così da desiderare di riguardarla morente. Piuttosto sconosciuto Non ricordavo con precisione i limiti del grande quadro e ritornai al centro per cercare da qualche cartolaio una riproduzione, possibilmente a colori, ma per quanti ne interpellassi, per loro Vermeer era completamente sconosciuto. Sono cose che toccano nella propria patria. Invano esaltavo a loro la grandezza del concittadino, la sua influenza sulla pittura moderna, l'ammirazione che tutto il mondo artistico ha per lui e quasi imponevo di 1 n 1111 il 1111111111 n 1 n u n 11 n 11111 n 11111111 m n 1 n 11 il dovere essere forniti delle riproduzioni dei suoi quadri. Le mie parole rimanevano senza eco. Infine in una libreria trovai una pubblicazione francese su Vermeer, ma non era a colori. L'Aia è a un quarto d'ora da Delft e feci una corsa fino al Mauritshuis per vedere il quadro direttamente. Credo che i vari custodi delle sale dovettero insospettirsi di me che a passo rapido andavo dall'una all'altra senza fermarmi attento davanti a ogni quadro, come facevano gli altri visitatori. Non mi interessava ne Rembrandt, nè Steen, ne Metsu, volevo solo vedere il paesaggio di Delft e infine lo trouat. «La piccola superficie di parete gialla », cara a Proust e al suo Bergotte era a destra della Oostpoort. La giornata era ventosa e ogni tanto all'apparire e allo scomparire del sole, il quadro si illuminava o si oscurava. Mi trovavo quindi come nel quadro, dove avveniva lo stesso variare di luce. Subito mi prese l'impeto di ritornare sul posto e godermi la mattina davanti a quel paesaggio che in quel giorno aveva l'identica coincidenza di luce del quadro. Pensai anche di farne la fotografia comprendendo la stessa prospettiva e misura. Di ritorno nella zona dell'Oostpoort non mi riusciva di scoprire il punto dove Vtrmeer aveva jiiantato il suo cavalletto. Vi avevano costruito una fila di case dove di certo allora vi era un prato. Mi spostavo di continuo da una parte e dall'altra della riva lungo il canale, ma ora un albero mi nascondeva la porta, ora un altro la guglia del campanile lontano. Il vento mi faceva lagrimare, cercavo con l'ansia dell'innamorato quella visuale di incanto che mi si nascondeva e sfuggiva. Al posto della parete gialla vi avevano costruito una villetta pretenziosa. Infine mi accorsi che la visuale del pittore risultava un poco inquadrata dall'alto, probabilmente dalla finestra di una casa. Calcolando la distatiza. pensai avesse dipinto da una piccola casa sulla strada, che aveva una sola larga finestra. Guardai quella finestra e mi accorsi che dietro ai vetri una signora seguiva curiosa tutto il mio armeggiare. Feci un cenno di saluto, al tempo degli spagnoli in Olanda si sarebbe fatto invece una grande scappellata fino a rasentare con la piuma la polvere della strada, iiiiimmiiimiimmiiiimiiiim niiMinillli ma ugualmente la signora mi rispose, e alzati i vetri si affacciò. Andai di sotto, parlava francese e le spiegai la ragione del mio interessamento. Mandò subito giù la cameriera invitandomi a salire. Mi presentai, le spiegai meglio ogni cosa, ma ella cadde completamente dalle nuvole quando le parlai di Vermeer e del famoso quadro che era stato fatto forse dalla finestra della sua casa. Ella aveva una fortuna che avrebbe mandato 'in delirio Proust, ella poteva godere a tutte le ore del giorno quel paesaggio che aveva determinato quel quadro potente ed ella si considerava nella più naturale delle situazioni. Comprese soltanto che mi interessava fare la fotografia di un bel punto della sua città, ma quando mi disposi per farla aveva cominciato a piovere e mi scese davanti come un sipario. Dovetti rinunciare. La signora non era nè giovane, nè vecchia, aveva la freschezza delle religiose. Il biondo dei capelli poteva tenere interposto anche il bianco di molti, lo sguardo era sereno tra le palpebre tenui. Le chiesi scusa per il disturbo e mi ritrassi dopo averle stretto la mano, che mi aveva teso, bianchissima, gelida, venata d'azzurro come le ceramiche di Delft. Sarei ritornato nel pomeriggio se il tempo si fosse rimesso. Finalmente la fotografia Non mi ero dato per vinto, appena ritornò il sole, fui di nuovo all'Oostpoort. Non pensai di disturbare la signora, davanti a un'altra casa vi era un muricciolo e da sopra avrei avuto la stessa visuale come dalla finestra. Volevo però che sulla riva vi fosse qualcuno come nel quadro quelle figurettv di donne e di uomini, ma nessuno si fermava in quel punto. Riìncdiai alla meglio invitando quattro ragazzini del popolo, che correvano su bicielettine a pattino, a fermarsi sulla riva per fotografarli. Accettarono e si misero da loro stessi nella posa di quelle figure, fermi e vivi per l'eternità, come lo sono esse, mentre si attende sempre che abbiano da muoversi. Feci finalmente la fotografia, essi continuarono a restare fermi, anche quando videro che avevo finito, per sciogliersi dal loro incanto solo quando si accorsero che avevo messo sul pattino al¬ lllMiiMMiiiiiiiiiiiiiniiiiliiiiiiiiiiiiiiiiiliiiiiiiiiiiM cune piccole monete d'argento. Ero soddisfatto della mia giornata dedicata a Vermeer, ma non era chiusa del tutto. Nel pomeriggio avevo dormito nella mia stanza con le tre larghe finestre, occupanti tutto un lato, e vi avevo steso le tende azzurre. D'un tratto mi svegliai come a un richiamo. Il sole blando entrava tra le tende, te dischiusi e tutta la stanza fu illuminata come da un leggero vapore azzurro e bianco che definiva ogni oggetto mutandolo in altra materia fatta di colore e di luce. Vivevo in uno degli interni di Vermeer. Egli viveva in quella luce che è la luce della sua città, data dai riverberi delle acque e dal cielo ventilato dal mare. Capivo perchè nella sua breve vita non si era mai staccato da essa. Essa faceva parte essenziale del segreto delle sue opere. Giovanni Comisso IIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIMIMIII

Luoghi citati: Amsterdam, L'aia, Olanda