Si minaccia la caduta di Ischia

Si minaccia la caduta di Ischia LA LUNA AL Si minaccia la caduta di Ischia Un esercito armato di fucili subacquei all'assalto - I "punti di vista,, espugnati ad uno ad uno • 11 più curioso fenomeno dell'Italia estiva : milancsizzare la natura - Profumo di capperi (Nostro servizio particolare) Ischia, 19 agosto. Siamo saliti in cima ad Ischia Minore, uno scoglio di tufo che un ponte di cinquecento metri congiunse all'isola, e, in mezzo a un piccolo prato, vediamo due alte donne bionde, quasi nude. 1A chi non è mai stato quassù dobbiamo spiegare perchè l'incontro fu impressionante. Ischia Minore è un gran cimitero di pietre, una città morta, mezza sepolta dalle piante di cappero e dominata da un silenzio immite. Da quasi centocinquant'anni queste case dalle mura pencolanti, queste chiese barocche semi sventrate, queste strade coperte di erbe selvatiche, sono disabitate e giacciono nel più completo abbandono. Trovare qualcuno quassù è raro: il visitatore di Ischia ne è tenuto lontano da una vaga paura. Le due giovani donne, i grandi corpi quasi completamente ignudi, dipingevano davanti ai cavalietti serenamente, e sotto 1 loro piedi erano i sotterranei di un antico convento di Clarisse che poco prima ci aveva strappato un grido di orrore. La guida, un giovane ischitano dal profilo di saraceno, scuro e taciturno, ci aveva fatto entrare in una stanzetta dal soffitto bassissimo. Al bagliore di un lume a petrolio ci erano apparse sei poltrone di pietra addossate alle pareti, e ognuna era ingombra di ossa di morto. Così, fino a che le cannonate di Murat distrussero la cittadina di Ischia vecchia, venivano sepolte le Clarisse; forse, le mettevano a sedere e su quelle macabre poltrone di pietra, quando i corpi pian piano si erano sciolti, restavano seduti gli scheletri. Sapemmo dalla nostra guida che le due pittrici erano svedesi e più tardi conoscemmo anche i loro nomi: Martha Christensen e Lina Olson. Da una settimana, da quando, cioè, erano arrivate a Ischia, tutti i giorni venivano a dipingere in cima alla città vecchia. Alle 8 del mattino cominciavano a pennellare sulle tele e rimanevano finche le prime ombre cominciavano a scurire il cielo dalla parte di Napoli. Quando chiedemmo a Martha ed a Lina se quel luogo non le mettesse paura, scoppiarono a ridere ed in un fran- o , a a i o i e a, i i a o a a è, i e o e o o - cese un po' rotto esclamarono: « Les italiens n'aiment pas la nature ». Quelle parole, dette con accento scherzoso, esprimevano perfettamente uno stato d'animo che ci aveva accompagnato durante i pochi giorni in cui avevamo visitato l'isola d'Ischia. Fin dal primo momento notammo come una folla di cittadini, lasciati alle spalle gli appartamenti e gli uffici in cui erano rimasti chiusi durante undici mesi, si erano portati dietro la città. Le strade di Porto d'Ischia ci apparvero affollate di motoscooters fragorosi, di automobili mastodontiche e di vigili urbani. Grandi costruzioni di cemento armato, in quell'anonimo stile balneare che fiorisce su tutte le spiagge d'Europa e d'America, si alternavano a villini civili dalle linee ispirate agli architetti svizzeri. La bella pineta che digrada dalle colline tra Ponte e Porto d'Ischia appariva decimata dissennatamente. Nel bar, e nelle gelaterie, tappezzati degli stessi affiches che spiccano a Milano o a Roma, i villeggianti succhiavano avidamente i gelati da passeggio che si fabbricano al Nord. Ma ciò che ci sgomentò fu la richiesta avida di sughi imbottigliati nella pianura lombarda, in un'isola dove la frutta è la più saporita e profumata del mondo. Tornò alla nostra mente la definizione che della campagna dette un viaggiatore italiano particolarmente affezionato alla vita di città: < Luogo orribile, dove gli uccelli che volano in cielo sono crudi ». Il ragionier Franco Scala, dall'animo più di poeta che di contabile, è uno dei pochi ischitani rimasti immuni dalla febbre cittadina che domi bscaercdsSsqsvcvnmgndpcrv«pSs,,,na l'isola d'Ischia del 1954. Eglijdna trovato una bella frase per. esprimere uno dei più curiosi fenomeni dell'Italia estiva: ; milanesizzare la natura Gli al- nben i luminati con riflettori dai colori chimici, le bouttques aperte nelle case del pescato-, ri, la televisione piantata nel|bosco, i cinematografi improv-|visati in magazzini di grano ;n— e 1 elenco potrebbe conti-icnuare per un pezzo - sono: altrettante vittorie della gran-I de battaglia che il villeggiane te moderno ha impegnato per, non perdere, nemmeno un me- se airanno, i suoi gusti citta- dini «La meta sarà completamente raggiunta», ci ha det-j to il ragionier Scala, «quando. nel cielo di Ischia vedremo ilbrillare una Luna al neon ». | dNel linguaggio pittoresco del!iragionier Scala, i villeggianti | tche si annidano negli alberghi JBe nelle pensioni dell'Isola Verde, sono chiamati « nordisti ». SI tratta, secondo lui, di una riconquista dell'Italia da parte di un esercito armato di fucili subacquei. I luoghi « ancora vergini » vengono scoperti ed espugnati ad uno ad uno dai nordisti che, se potessero, aprirebbero un night-club sulla vetta del K. 2: « Quest'anno» commenta Franco Scala «è caduta Ischia». rFceBt|tPII ragioniere dell'isola che| un tempo era abitata dalle!scimmie — a cui dovette il no- me di Pythecusa — ci era sem-lIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII brato tuttavia di un pessimismo eccessivo. Ischia non è ancora caduta, o meglio non è ancora caduta completamente. La costa meridionale, con 11 delizioso porto di Sant'Angelo e la selvaggia spiaggia dei Marontl, non è ancora stata conquistata dal nordisti, e per una ragione che può far meditare. Questa parte dell'isola si è salvata, infatti, grazie ad un accidente provvidenziale. La strada che come un anello circonda Ischia, e congiunge comodamente Ponte, Porto, Caaamicciola, Lacco Ameno, Forio, si è interrotta (pare per una temporanea mancanza dì fondi) a due chilometri da Sant'Angelo. Sono bastati duemila metri di terreno naturale, che si possono percorrere solo a piedi, per tener lontani i villeggianti del nord, sbarcati nell'isola con i motoscooters e le automobili di grande cilindrata. A Sant'Angelo, dunque, che guarda la bella distesa dei Maronti, ricca di < stufe » e di acque termali, arrivano per ora soprattutto stranieri: scandinavi, svizzeri, tedeschi, austriaci. Molti di questi europei, per vivere più a contatto con la natura, e dimenticare il cemento e il ferro delle loro grandi città, vanno ad abitare nelle caverne scavate nel tufo dai locali, che le affittano per pochi soldi. Non è difficile Incontrarli sulla spiaggia del Ma. ronti dove si cuociono le vivande al calore naturale delle « stufe ». Martha e Lina, le due pittrici svedesi, partivano per Ischia vecchia da Sant'Angelo. Si portavano dietro qualche panino per poter restare più a lungo possibile tra le rovine solitarie di Ischia Minore. La ,nostra guida ci disse che le jdue gio°ani donne, ae non di. ,„ge&vano ammiravano il pae *|lo vera0 Capri e la cosUe. ; ra5|mamtana; oppure girava no tra j ruderi del castello ara se tra le macerie del car eTe dove furono chiU3Ì Boerio , Settembrini ana ricerca di |nuove vedute «Alla sera, |uando vanno via> ci djgge ]a ;nostra ida dal profli0 garaic€no la loro pelle è proIU_ : ata di capperi » a t I . . e - • • • ~ ~

Persone citate: Boerio, Franco Scala, Lina Olson, Martha Christensen, Murat