Il K 2 è stato vinto alla vigilia della rinuncia

Il K 2 è stato vinto alla vigilia della rinuncia del mondo Dieci minuti «orlcisulhseconda vettm Il K 2 è stato vinto alla vigilia della rinuncia » Desio sarebbe stata costrettaalriton^^ hanno riportato lievi congelamenti (Nostro servizio particolare) Rawalplndl, 14 agosto. Walter Bonatti, Achille Compagnoni, Pino Lacedelli e Ubaldo Rey: fra questi quattro nomi si trovano quelli dei due scalatori italiani, che alle ore 18 del 31 luglio hanno piantato la bandiera italiana e quella pakistana sulla vetta del K 2 e sono ridiscesi quindi al campo numero otto dove gli altri due compagni li attendevano già in preda a comprensibile ansia. Con i quattro alpinisti italiani era salito fino al campo ottavo, stabilito a un'altezza che non è ancora bene determinata, — fra i 7870 e gli 8200 metri — anche uno dei portatori hunza, Mehdi. Il colonnello pakistano Ata Ullah, il quale ha fatto ritorno ieri a Rawalpindi, ha raccontato vari particolari finora sconosciuti della scalata, il cui successo venne messo in forse proprio all'ultimo momento dall'esaurirsi delle provviste di ossigeno. Il colonnello pakistano ha anticipato di parecchi giorni il suo ritorno a Rawalpindi rispetto alla carovana italiana, per ragioni di servizio; egli ha dato per certo che il professor Desio e i suoi uomini sono in cammino alla volta di Rawalpindi, ma non ritiene che possano arrivare prima del 24 agosto; a in ogni caso Desìo non sarà con loro, avendo intenzione di trascorrere tre o quattro settimane nella esplorazione della regione del BaliBtan, insieme con gli scienziati che formano il gruppo di stu dio della sua spedizione. Ata Ullah ha rivelato che la data ultima per la scalata del K 2 era stata fissata al 1" agosto, termine oltre il quale lo stesso Desio aveva dichiarato che non sarebbe stato pruden te protrarre il soggiorno nella < zona degli ottomila ». c Tutto era andato abbastan- bene - ha detto Ata Ullah I— sino alla metà di luglio, e cioè fino a quando non venne attaccata e superata la cresta Duca degli Abruzzi. Ma in seguito gli sforzi sopportati dai portatori e dagli alpinisti ita-iliani, avevano chiaramente di-femostrato che tutti stavano av-vicinandosi al limite di esauri- Venne pertanto stabilito che la montagna sarebbe stata scalata entro 11 primo agosto, o mai più ». « La conquista del K 2 — la seconda vetta del mondo — ha potuto invece essere anticipata di un giorno, dopo fatiche inenarrabili. Bonatti, Compagnoni, Lacedelli e Rey, e il portatore hunza Mehdi, avevano stabilito il campo n. 8 in una grotta di neve, ad un'altezza aggirantesi sugli 8000 metri. Mehdi e i due italiani che non hanno partecipato alla scalata finale, avevano anche subito un principio di congelamento. « Al campo ottavo essi avevano trasportato provviste di ossigeno che erano giudicate sufficienti per l'attacco finale, ma si ò visto poi che la difficoltà dell'ascensione era maggiore del previsto e che 1 due italiani, dalle 5 del mattino alle 17 del pomeriggio, esaurirono la loro provvista e dovettero compiere l'ultimo tratto senza l'ausilio delle maschero, che anzi abbandonarono poi sulla vetta. « I due italiani — ha proseguito Ata Ullah — si sono trattenuti sulla cima del K 2 circa dieci minuti, prendendo alcune fotografìe e facendo qualche ripresa cinematografica alla luce degli ultimi raggi del sole che stava proprio allora per tramontare. Innalzate le bandiere italiana e pakistana, i due presero la via del ritorno, irta anch'essa di grandi difficoltà e di insidie por la neve alta che nascondeva loro il bordo dei canaloni e dei precipizi. « Legati saldamente in cordata, poterono tuttavia sfuggire agli ultimi agguati del K 2: per due volte uno di essi cadde in un canalone, ma la corda del compagno lo salvò. Al ritorno, avvenuto poco prima della mezzanotte, erano esausti: ò probabile che se avessero dovuto trascorrere una notte all'aperto, oltre gli ottomila, invece di arrivare al campo n. 8, la loro vita sarebbe stata in tremendo pericolo» Tutti e cinque hanno riportato leggeri congelamenti, ma —- secondo Ata Ullah — non Bono tali da impedire loro di marciare : essi dovrebbero quindi raggiungere con gli altri Skardu, senza troppa difficoltà. «Che cosa sarebbe accada to — abbiamo chiesto ad Ata Ullah — se la scalata degli italiani non avesse avuto sue cesso, o non avesse potuto essere tentata? ». « In questo cabo — ha risposto il colonnello — i piani del professor Desio erano l seguenti: tutta la spedizione si sarebbe portata al prato di Undukass, che si trova a un'altezza di soli 4000 metri, e quivi avrebbero trascorso un mese di riposo; ì monsoni sarebbero finiti in settembre ed allora i tentativi sarebbero stati ripresi». Ma queste previsioni per fortuna non si avverarono a causa della Improvvisa schiarita del cielo, il 24 luglio. A quella data il campo vero e proprio era stato collocato a circa 7000 metri di altezza: era il campo n. 6. Nel giro di due giorni il materiale venn" trasportato a 7870 metri, e un po' più in su, il 27 luglio, veniva stabilito il campo ottavo. Il giorno dopo i due italiani più validi decisero di stabilire un «campo d'assalto» a 8200 metri. «Si noti — ha detto Ata Ullah — che fino a quella data le provviste di ossigeno non erano ancora arrivate al campo sette, nò tanto meno a quello otto. Se fosso intervenuta in quei giorni una folata di cattivo tempo, la spedizione si sarebbe conclusa con un disastro Ma la fortuna assistette gli italiani il 30 luglio, giornata critica e decisiva. Due italiani e due "hunza" tra- vtirnnsptsn sportarono due respiratori con c«m«mblle clirettamente dal campo sette al campo d'assalto situato a circa 8200 metri» Uno degli «hunza» non fu in grado di superare il campo n. 8, ma gli altri proseguirono la marcia con encomiabile tenacia. 1 tre di rinforzo, al ritorno, furono costretti a passare la notte in una nicchia scavata nella neve, e fu qui che soffrirono congelamenti alle mani e ai piedi. Senza il loro ardimento l'assalto finale al K2 non sarebbe stato possibile. m k — -*

Persone citate: Achille Compagnoni, Ata Ullah, Ata Ullah I, Bonatti, Compagnoni, Lacedelli, Pino Lacedelli, Ubaldo Rey, Walter Bonatti