Un ragazzo cade e si sfracella mentre raccoglie stelle alpine

Un ragazzo cade e si sfracella mentre raccoglie stelle alpine Tragico lutto nella famiglia del consigliere Abbiate di Vercelli Un ragazzo cade e si sfracella mentre raccoglie stelle alpine La sciaaura è avvenuta in Val d'Avas - Un'altra disgrazia sul Pizzo d'Ormea: una signora torinese — — ^ _ — j »_# — precipita in un canalone sotto gli occhi del figlio - Trovata svenuta e ferita molte ore dopo (Dal nostro inviato speciale) Brusson, 6 agosto. La serena atmosfera del cam- ptwJO j,npjantaf0 dalla < Gio ventù italiano > di Vercelli nel villaggio di Corbet, poco distan- rc da periaz, è stata sconvolta da una sciagura. Un giovane \0Spite del campeggio — Enrico \Abbiate, di 15 anni, abitante a Vercelli in viale Rimembran\za jo — e morto in seguito ,ad Mna rovinosa caduta in un \canalone. | Giovcdì mattina verso le 11 \VAbbiate cra partito, insieme jad altri duc campeggiatori — A„fO„Ì0 Claus di Mario dicias scttCnne, e Fulvio Scaglioni di Osvaldo, appena dodicenne — per una gna al colle di Portu la> chc c una punttt dello Zer bion> alt0 2g00 mctri. Avevano progettato di cogliere stelle ai pinC) che abbondano in quella zona Le mamme, anch'esse in vmCggiatura a Corbet, aveva n0 dat0 it loro consenso alla gita> pur raccomandando ai ra|ffa32i di essere prudenti. g< trattava di una passeggia ,a ,„ m0MtOflBOj piil che di una \aacensione. Il colle non presen ; ta diffiColtà, perchè un sentiero \ripldo ma comodo porta alla \vctta. L'unico pericolo, per gli ì inesperti di alpinismo, è costituito da pietraie, che cedono fa- 1 cilmente sotto i piedi e possono provocare cadute negli anfratti profondi che si aprono nella ' località La sciagura è avvenuta alle '15,30, quando i tre ragazzi cra no già sulla via del ritorno. Fiìdando nelle loro forze e senza ! tener conto che in montagna k, disattenzione è spes- \SQ }am si erano }orse j(rop <n aito, dove le stelle |a, „e so?10 piu belle e nume. (rosef ma anche più difficili da , raggiungere. Ad un tratto do|t,c„ero inoìtrarsi lungo una ! pietraia in forte pendenza. Il Claus e lo Scagiiotti la percor sera senza tridenti, ma il po- «ero Abbiate improvvisamentesciuoiò, rotolando finì sull'orlo di un canalone e precipitò nelvuoto, da un'altezza di almeno25 metri. Questa la probabile causa dell'incidente. Ma potreb-be anche darsi chc l'Abbiate sisia sporto troppo verso l'orlodel canalone, per strappare unfiore, ed abbia perduto l'equilibrio. Sgomenti e incapaci di soccorrere da soli il compagno che giaceva immoto tra i sassi e le rocce, insanguinato, il Claus e 10 Scagiiotti si diressero verso 11 campeggio per dare l'allarme. Vi giunsero trafelati e pallidi, privi di forze. Si accasciarono svenuti per lo sforzo e l'emozione, senza poter rivelare subito la disgrazia di cui era rimasto vittima l'Abbiate. Poco dopo, rianimati con un sorso di cordiale dal direttore del campeggio, Osvaldo Scagiiotti — padre del giovanissimo Fulvio — riferirono l'accaduto. Immediatamente fu organizzata una squadra di soccorso, chc si portò con una marcia forzata sul luogo della sciagura. Enrico Abbiate non aveva ripreso conoscenza, ma era ancora vivo. Si lamentava con voce fioca, appariva in f/ravi.vsime condizioni. Con ogni cautela lo sollevarono e lo trasportarono a valle, con la speranza di poterlo salvare. Tra i soccorritori erano anche la dottoressa della colonia — Giorgina Deguidi, residente a Vercelli in via Dante 28 — e il medico condotto di Brusson. Entrambi si resero subito conto che l'Abbiate era in fin di vita. Purtroppo, quando la squadra rientrò al campeggio recava sulle braccia un cadavere: Enrico Abbiate si era spento durante il tragitto. Nella tremenda caduta aveva riportato la frattura della base cranica e numerose lesioni in tutto il corpo, provocate dall'urto contro i sassi e gli spuntoni di roccia. Al gruppo partito per recuperare il ferito, avevano voluto unirsi la mamma del giovane, signora Ncrina Rinone, e la sorella. Una scena straziante, quando appresero la tragica fine del loro caro. La ialma è stata composta nella cappella di Antagnod, fasci di fiori la ricoprirono, tutti — giovani e adulti — la vegliarono durante la notte. Nel ,, frattempo erano stati avvertiii* il padre e gli altri familiari del ragazzo, che giunsero a Corbet ìdisperati. Oggi pomeriggio le 1 spoglie di Enrico Abbiate so no state trasportate a Vercelli, 'dove domani mattina saranno ;celebrate le esequie. Vi parte'ciperanno tutti i componenti 'idei campeggio, che sono già ri¬ partiti per Vercelli La notizia della sciagura ha prodotto a Vercelli profonda impressione e vivo cordoglio, ventù italiana > a Corbet è av Jfo wl silenzio e nel dolore_ Ncssuno dei numerosi Compo- perche la famiglia Abbiate molto conosciuta e stimata. Il padre della vittima, cav. Giovanni Abbiate, ricopre la carica di segretario provinciale dell'Unione dei liberi sindacati e quella di consigliere comunale della città. Da giovedì pomeriggio, subito dopo la tragica fine del ragazzo, il campeggio della < Gio¬ componenti immaginava che una facile gita sul Portula, con un tempo splendido e in pieno giorno, potesse concludersi con una' disgrazia mortale. Si trattava di tre ragazzi — il più anziano non superava i 17 anni —, ma non erano ragazzi avventurosi e incoscienti, pronti a gettarsi allo sbaraglio. Le stelle alpine, su quel colle, si trovano anche in località accessibili e prive di pericoli. Fu la pietraia a tradire Enrico Abbiate, che nel ruzzolone verso la morte non trovò un arbusto al quale aggrapparsi nè un macigno che arrestasse la sua corsa prima dell'abisso. Sul posto, per la rituale inchiesta sul tragico episodio, si sono recati i carabinieri di Brusson. g J Mondovì, 6 agosto. Due carabinieri e due civili di Ormea sono i protagonisti di una ardimentosa impresa compiuta la notte scorsa lungo le asprcm balze rocciose del Pizzo d'Ormea, alto 21,70 metri. Mercoledì scorso la signora Emma Dayasso, consorte del maggiore Franco Bandone di Torino, attualmente in servizio presso il 1" reggimento blindato » Nizza», era partita in compagnia del figlio dodicenne Gianluigi per una escursione al Pizzo d'Ormea, una cima che offre particolari difficoltà anche ai più provveduti. In prossimità del culmine, salendo lungo un canale, la signora Bandone era improvvisamente scivolata, sfracellandosi la gamba sinistra e producendosi altre gravi lesioni. Vincendo la paura, alla vista della mamma inanimata, il piccolo Gianluigi, con il cuore in gota, ma senza perdersi d'animo, discendeva precipitosamente verso Ormea, giungendo all'imbrunire dopo tre ore di corsa stremato e piangente alla caserma dei carabinieri. Due militi, l'allievo sottufficiale Luigi Ladisa e il carabiniere Pietro Pavaneìlo, unitamente a due civili, Giovanni Gai e Leonardo Agaccio, partivano al soccorso con una barella. Dopo quattro ore di marcia estenuante i soccorritori giungevano alfine, poco dopo le 2i, presso il culmine del Pizzo, dove si udivano i lamenti sempre più fiochi della povera signora, chc aveva perso molto sangue. Per tutta la notte, vincendo l'estrema accidentalità del terreno e le difficoltà dei passaggi che procuravano acuti dolori alla Rondone, adagiata sulla barella, la marcia proseguiva. Alle 7 del mattino, stremati di forze, il Ladisa, il Pavancllo, l'Agaccio e il Gai arrivavano ad Ormca, accolti da una grande folla, fra cui i congiunti della Rondone. La ferita veniva trasportata d'urgenza all'ospedale di Garessio, dove i sanitari si riservavano la prognosi. giovune Enrico Abbiate