Venezia nei secoli viva di Francesco Rosso

Venezia nei secoli viva STRA A PALAZZO GRASSI Venezia nei secoli viva Il misterioso disegno della città, imposto forse dalla narura slessa - Una storia entusiasmante da Marco Polo ai Dogi illustri, dal patriziato lussuoso e conquistatore alla borghesia intraprendente Piazza San Marco crocevia di tutte le genti Una raccolta di monete d'oro simbolo di tanta potenza (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 6 agosto. Non sono ancora spenti gli echi della vivace polemica suscitata dal progetto di lasciar costruire a Wright un suo audace palazzo sul Canal Grande che la Mostra « Venezia viva », allestita a Palazzo Grassi dal Centro Internazionale delle Arti e del Costume ri- mette nuovamente in discus-1 sione 1 annoso problema della j urbanistica veneziana. La Mostra « Venezia viva » non imposta problemi nò suggerisce soluzione alcuna. Intende solo spiegare al mondo che l'unita di Venezia è una I unità umana; toccarla in un suo membro significa farla soffrire in tutto il corpo. Dalle origini quasi preistoriche ad oggi la città è andata via via costruendosi ed ampliandosi secondo un misterioso disegno che la natura stessa del luogo . imponeva. Sorse cosi quel miI racolo che si chiama Venezia, qualcosa che è stato fatto dagli uomini e che pure 11 trascende, città divina e terrena. Il documento di questo miracolo è contenuto nelle venti sale della mostra di Palazzo Grassi, un lungo meraviglioso film che narra per immagini la storia entusiasmante di questa città dalle origini ad oggi, senza fratture e senza compiacenze, indicando dove l'uomo ha rispetlato l'arcano gioco di armonie e dove lo ha guastato con la sua pesantezza plebea. La preoccupazione degli or ganizzatori era di evitare una mostra d'arte; a Venezia ve ne sono a dozzine, i musei e le raccolte private sono aperti a tutti. L'intenzione di fare il film di Venezia è stata realizzata attraverso documenti fotografici, esposizioni di pregevolissimi « pezzi » artistici ed una « colonna scritta » che guida il visitatore attraverso la lunga serie di secoli che gravano su Venezia come un patrimonio inalienabile e le dàn- no la sua ineguagliabile patina. Le prime sale sono dedicate alle origini della città, origini già grandiose a giudicare soltanto dal preziosissimo reliquario mirabilmente sbalzato del secolo IX. E di mano in mano che i secoli passano ed il film di Venezia scorre, le gemme più rutilanti si incastonano mirabilmente lungo 1 silenziosi canali, la potenza marittima veneziana si espande, piazza San Marco diventa il crocevia di tutte le genti, oriente ed occidente si fondono si amalgano nel crogiolo incandescente di questa città che ha saputo crearsi uno stile ed un modo di vita inconfondibile. Da Marco Polo ricordato qui nel settimo centenario della sua nascita, ai Dogi illuminati, al ricco ed attivo patriziato, alla borghesia intraprendente, c'è tutta la Venezia che correva i mari e le terre, dominava le genti non solo con la potenza delle armi ma soprattutto con la forza del suo prestigio, della sua ricchezza conquistata con la sagacia e l'alacrità dei mercanti inarrivabili, dei sottili diplomatici. La raccolta di monete d'oro d'argento dei periodi in cui Venezia fu davvero la più potente repubblica marinara sono il simbolo di quella forza opulenta che le consentiva di dominare le genti più lontane, di incamerare ricchezze inestimabili che tramutava infine negli splendori edilizi e d'arte che l'hanno fatta città unica. Ai periodi di potenza e di splendore si susseguono quelli di decadenza e di servitù, ma nonostante l'affievolirsi del respiro che le veniva dai mari conquistati e poi perduti, Venezia seppe rimaner fedele alle linee che il divino disegnatore aveva tracciato al suo nascere. Anche il Settecento ed i' barocco che molti non vogliono riconoscere a Venezia, fissandola d'autorità nello schema del gotico, han lasciato i suoi frutti; uno dei compiti della mostra di Palazzo Grassi è appunto di correggere questo errore di valutazione, mettere in evidenza la produzione artistica ed economica di Venezia nel periodo illuministico. Poi dal barocco e dal rococò si fa il gran balzo nei buio dell'Ottocento. Una frattura insanabile nello stile e nell'edilizia veneziana. Sj direbbe che la borghesia veMàa abbia perduto d'imprown» u senso di ciò che è la città, che gli splendori dei palazzi patrizi gotici o rinascimentali abbiano perduto d'improvviso luce e significato, e che il liberty sia da preferirsi. II gusto umbertino, i falsi bagliori del < Fuoco > dannunziano diventano il simbolo di una Venezia artificiosa che presta i suoi mirabili palazzi come fondali a « La Nave » o a « Cabiria >, indifferentemente. Di tutto ciò si trova traccia nella mostra di Palazzo Grassi proprio per l'intento che gli allestitori, guidati dal dott. Paolo Marinotti si ripromettevano; dare al visitatore una Venezia viva nell'arte, nel costume, nel lavoro. Parallelamente alla mostra durante agosto e settembre alcuni studiosi italiani e stranieri terranno un ciclo di conferenze e di convegni sui più attuali problemi veneziani. Il problema di Venezia infatti si pone sotto due aspetti. Se da un lato la conservazione stilistica della città è indiscutibile, non bisogna dimenticare che esiste una popolazione che si dedica a varie attività commerciali e industriali. Da qui la necessità di ridimensionare, come si dice oggi, la vita della popolazione secondo il principio reale delle funzioni e delle fonti di produzione. La mostra si intitola « Venezia viva > appunto perchè non limita il suo studio alla parte che, con un certo ardire, si potrebbe definire scenografica della città, ma si occupa anche e profondamente delle esigenze sociali, di sostituire alla < coscienza museografica abbastanza diffusa, una coscienza sociale più avvertita e solerte ». Francesco Rosso

Persone citate: Paolo Marinotti, Wright