Rinviata all'improvviso la firma dell'alleanza militare balcanica di Stefano Terra

Rinviata all'improvviso la firma dell'alleanza militare balcanica Rinviata all'improvviso la firma dell'alleanza militare balcanica Un comunicato jugo- greco turco afferma che i preparativi non sono ancora completati - Il motivo vero è l'opposizione della Turchia a conclndere il patto senza l'accordo per Trieste e la cooperazione italiana o l d o o e i i o è (Dal nostro corrispondente) Atene, 14 luglio. La malattia del giovane Premier turco Menderes è considerata particolarmente « diplomatica»: infatti ad Atene, Belgrado e Ankara nessuno credeva che la richiesta turca di rinviare la riunione dei tre ministri degli esteri, indetta a Bled (Slovenia) per il 17 luglio, fosse provocata da questioni contingenti nemmeno prima che un comunicato ufficiale, diramato contemporaneamente nelle tre capitali, spiegasse che il rinvio non era dovuto solo alla malattia di Menderes, ma a difficoltà < tecniche >. Afferma il comunicato che, durante la recente conferenza tenuta dagli esperti ad Atene, si era creduto di poter fissare per il 17 di questo mese la firma del patto; nel frattempo, però, si è constatato che i preparativi non potranno essere condotti a termine in tempo, e quindi la firma deve essere rinviata. Nulla è detto sugli ostacoli < tecnici » che hanno ritardato i preparativi, ma in tutti i circoli diplomatici si è convinti che l'impedimento alla firma è costituito da gravi complicazioni politiche, e non soltanto da difficoltà formali. Sembra infatti confermato che il rinvio è dovuto, come già si sospettava, all'atteggiamento del governo turco verso la trasformazione dell'intesa balcanica in blocco militare tripartito. Lo possiamo riassumere brevemente così: l'assestamento difensivo balcanico, con l'inserimento della Jugoslavia nel blocco occidentale, è considerato valido dalla diplomazia turca soltanto se è possibile l'allacciamento della alleanza tripartita con l'Europa occidentale, attraverso la saldatura Lubiana-Postumia- i Trieste-Udine, e cioè solo se vengono ristabilite relazioni'normali tra Roma e Belgrado ;e se l'Italia, risolto il proble-ma di Trieste, può entrare nel Patto balcanico. ;Nella seconda meta del 1952,!Tito cerco di arrivare al blocco balcanico, per uscire dal suo isolamento, senza regolare il problema di Trieste. La Tur-:chia, al principio dell'anno s scorso, ridusse le pretese jugoslave (appoggiate da Atene per la necessità greca di sistemare la difesa delle sue frontiere a nord) per entrare indirettamente, e senza pagare dazio, nella zona di sicurezza occidentale e nell'area degli aiuti americani, facendo firmare ad Ankara un semplice patto di amicizia, intesa e collaborazione fra i tre Paesi. Alla vigilia della conclusione del secondo tentativo jugoslavo per arrivare all'alleanza militare prima della soluzione per Trieste, assistiamo al medesimo e coerente atteggiamento turco, che vuol significare: «Noi turchi siamo disposti a partecipare alla comune dife- sa della zona balcanica, ma non intendiamo collaborare alla formazione di un blocco balcanico isolato geograficamente e strategicamente, dato il perdurare della tensione tra Italia e Jugoslavia ». In altre parole: il governo di Ankara vuole che la conclusione dell'alleanza sia unita all'accordo per il Territorio Libero ed abbia l'assenso delle potenze atlantiche (e anche dell'Italia). quindi | La presa di posizione di An- kara ha sorpreso i circoli uf- ncia!! ellenici. Ancora ieri i portavoce ufficiali e lo stesso ministro degli Esteri Stephanopulos affermavano che sicuramente l'alleanza sarebbe stata firmata a Bled entro il 21 luglio, dando come sicura l'approvazione del Consiglio atlantico e ritenendo non determinante la conclusione dei negoziati per Trieste. Qualche giornale ateniese già accusa Ankara di volere insabbiare l'alleanza — che verrebbe rinviata sine die — non ostante gli impegni presi con Tito durante la visita del Maresciallo; e per contro l'autorevole quotidiano Vima afferma che la Turchia, con la richiesta di rinvio, vuole una partecipazione diretta italiana all'organizzazione politico-militare dei Balcani, parafrasando un'opinione diffusa nei circoli abitualmente meglio informati delle capitali balcaniche. Come è noto, l'atteggiamento italiano di fronte agli sviluppi dell'alleanza militare balcanica, era finora limitato all'opposizione alla firma del patto tripartito prima della soluzione per Trieste così da impedire un irrigidimento del Governo di Belgrado, tendente a trasci nare 1 negoziati per la zona A, tenendo nel frattempo in ma no la zona B. Sembrano adesso aprirsi nuove possibilità per la politica estera italiana, seguendo l'invito turco. In altre parole, per la prima volta in questo dopoguerra Palazzo Chigi potrebbe sviluppare un'azione diplomatica oltre i nostri contini orientali; naturalmente se un accordo provvisorio per il TLT sarà realizzato presto. A questo punto occorre segnalare che 11 malumore jugoslavo per la mancata firma dell'alleanza prima della soluzione triestina (malumore espresso chiaramente dalla Ju» gospress) ha dato inizio ad una manovra propagandistica per addossare all'Italia la responsabilità del rinvio della conferenza di Bled, ed anche del ritardo nella soluzione per Trieste. Osservatori politici non escludono, quindi, che la Jugoslavia voglia fare naufragare in extremis la soluzione per il TLT, prendendo subitamente una nuova posizione secondo l'abituale tattica della politica estera di Tito. Altri circoli, considerando assoluta la necessità che Belgrado ha degli aiuti americani, sono peraltro meno pessimisti. Stefano Terra

Persone citate: Stephanopulos