Deputati tolstoiani

Deputati tolstoiani AL PABLAlEjyTO D'ISRAELE » Deputati tolstoiani (Dal nostro inviato speciale) NGerusalemme, luglio, quSalgo una scaletta esterna di tolegno, mostro ad una guardia il mio permesso e mi trovo in una specie di galleria, proprio come in un cinematografo, in mezzo a venti persone, che fanno da pubblico. Davanti a me, al posto dello schermo, c'è un grande ritratto di Teodoro Herzl, nero e barbuto, ideatore dello Stato di Israele; sul palcoscenico vedo i banchi per il presidente, il segretario, gli oratori; e sotto di me, nel mezzo della platea, un lungo tavolo dove siedono i ministri ed intorno le poltrone dei deputati. Lo Stato di Israele ha una Camera soltanto ed è questa che ho descritto così com'è nella sua sede provvisoria. La chiamano Knesset e vuol dire assemblea. Nei giorni in cui è aperta (il lunedì, il martedì, il mercoledì d'ogni settimana) molti deputati e ministri che non risiedono a Gerusalemme vengono a mangiare ed a dormire all'albergo Eden. Anch'io vi abito; e così, andando ad assistere ad una seduta del Parlamento si accentuava ancora di più ai miei occhi una certa aria di familiarità. Avevo avuto il signor Sharett. presidente della Camera, il signor Leor, suo segretario personale, il signor Rosetti, segretario della Knesset, pochi minuti prima miei vicini di tavola, e poi li, rivedevo seduti ai loro posti di governo, a pochi metri da me: bastava uno sguardo per salutarli. Soltanto questi che ho nominato avevano giacca e cravatta; in quanto ai deputati che si alternavano alla tribuna per il loro breve discorso (si trattava di essere favorevoli o contrari ad una nuova tassa) erano tutti in maniche di camicia e le maniche spesse volte erano rimboccate; ad ogni modo tutti erano senza cravatta, con il colletto aperto. Teodoro Herzl, non molto convinto del sistema democratico e del parlamentarismo, sognava una repubblica aristocra tica e se potesse vedere il tono popolareggiante di questi depu tati avrebbe forse una piccola delusione. Per conto mio non ne ho di nessun genere dal momento che essi rappresentano bene gli umori di chi li ha eletti e poi danno subito un'idea di come la vita israeliana sia libera ed anticonformista. D'altronde, anche non fermandoci a simili superficiali osservazioni visive, la composizione stessa della Camera ripete e conferma il tono popolareggiante della nuova repubblica, che ha persino avuto il coraggio di non darsi subito una Costituzione- per evitare un grosso conflitto con le autorità religiose. Una sera, nel giardino dell'albergo Eden, parlavo con il segretario del Parlamento, signor Rosetti. Nonostante questo suo nome, che potrebbe far pensare ad una provenienza italiana, egli è nato in Inghilterra ed a Londra era un esponente del partito laburista. Lo invitarono a Gerusalemme come esperto di regole e di procedure parlamentari. « Abbiamo — mi dice — preso il meglio seguendo gli esempi degli inglesi e degli americani, basandoci sulle loro esperienze ». Domandandogli poi se qualche cosa distinguesse la Knesset israeliana dalle altre assemblee, prima mi rispose di no; poi, sorridendo, si corresse. Saltò fuori che a distinguerla c'era veramente qualche cosa e la prima era la scarsa retribuzione mensile ai deputati, una somma pari allo stipendio di un tenente dell'esercito; poi che i partiti non siedono a destra od a sinistra secondo il colore, ma hanno un loro modo particolare di disporsi. Cominciando dalla sinistra siede per primo il partito che ha maggior numero di deputati: così si va dal Mapai (sono i laburisti) che ha 45 deputati, ai Sionisti Generali (sono di intonazione liberale) che ne hanno 20, al Alapam (è l'ala sinistra dei socialisti e tutti qua dicono: «Sono i nostri nenniani») che ne ha 11, al Hapoel Mizrahi (con forte venatura religiosa) che ne ha 8, e si arriva all'Associazione degli Yemeniti, che ha un solo rappresentante. Per non perdermi nell'elenco di altridieci partiti, che sono poi sfumature di quelli maggiori, dirò soltanto 'che i comunisti sono presenti con cinque deputati e la minoranza araba con tre. Di solito i progetti delle leggi sono presentati alla Camera dal Governo, raramente da un deputato. Questi progetti devono essere discussi almeno tre volte, e tra la prima e la seconda volta sono sottoposti all'esame di un Comitato. Per combatterle o per difenderle ogni partito ha un determinato « tempo » a disposizione, qualche ora o pochi minuti, a seconda della sua importanza numerica; ed il partito può disporre di questo a tempo » come meglio crede, affidandolo cioè ad un solo oratore o suddividendolo fra parecchi. Infine c'era una notizia insolita e mi fu detta con una venatura di umorismo anglosassone. riprpuuftonooantepanolaquvail l'amripano12nineVzigodaedebpimmm45lauonagiripipisopescdechmdiprungiidneavTedralizosmmtezispstmdetacopo—ceCfliPadaCinzimdifasiachdedaprscnefoporeabaineplnoma lefaconiroglsodepeesriefeorpefoavnunarochcoLidetoe gativveGtrseepqusolisnee nubla gnci Nella Knesset c'è un ufficio con quattro o cinque buoni conosci tori della lingua ebraica, i quali rivedono il testo dei discorsi pronunciati dagli onorevoli deputati, prima di passarli agli atti ufficiali. « Non tutti i nostri oratori — mi spiega Rosetti — conoscono bene l'ebraico. Parecchi o hanno studiato soltanto pochi anni fa e per questo, spesse volte, commettono errori od usano parole non appropriate ». Il giorno in cui andai a visitare il Parlamento fui condotto anche in questo ufficio. I revisori spulciavano i testi stenografici come fa il professore con il compito dell'allievo. Domandai se avessero molto lavoro. « Oggi no — mi rispose un tale — perchè hanno parlato deputati che se la cavano benissimo ». I deputati sono in numero di 120; e circa settanta sono uomini già anziani, nati per lo più nel quadrato Mosca, Odessa, Vienna, Berlino. E' una indicazione importante. Gli altri vengono da ogni parte del mondo, dall'America del Sud allo Yemen, ed infine alcuni sono sabra, cioè ebrei nati qua e quindi figli dei pionieri. Ma, al di fuori di simili statistiche, il tono della Camera ed anche il fondo dell'animo nazionale è rappresentato dai 45 deputati del Mapai, il partito laburista. Basta guardare questi uomini, alcuni venuti in Palestina da trenta e più anni, altri giunti dopo drammatiche espe rienze di persecuzioni e di campi di concentramento, per capire quali idee e sentimenti pos sono avere. La loro azione politica (che per la parte economica ha riscontro nell'Histadrut, la Confederazione Generale del Lavoro, che ha un carattere unico al mondo, che ha giornali, imprese di trasporti, cooperative, scuole proprie e che molti considerano uno Stato nello Stato) trova origine in un'Europa imbevuta di idee socialiste come circolavano nei primi anni del secolo: allora aveva più peso l'insegnamento di Tolstoi che non quello di Lenin ed infatti è tolstoiana l'atmosfera che si respira in molte rea lizzazioni sociali. Non so come osservando l'animo di simili uomini si possa continuare a domandarsi se Israele sia uno Stato teocratico o laico; e fare schizzinose indagini per avere una risposta. Spesse volte anch'io ho chie sto ed ho cercato di indagare, ma senza sotterfugi. Più di un deputato mi rispondeva indirettamente facendomi notare due cose, che posso riassumere con poche parole. La prima: « Vede — era il succo di quanto mi dicevano — non ci siamo dati una Costituzione per evitare un conflitto con la parte religiosa del Paese. Abbiamo poche leggi fondamentali e per ora ci bastano. Con alle spalle una religione che insegna agli uomini di ringraziare Dio per averli fatti nascere maschi e che insegna alle donne di ringraziare Dio per " averle fatte nascere come ha voluto ", siamo riusciti a varare la legge che dà alle donne uguali diritti degli uomini ». E con la seconda risposta trovo una più ferma precisazione ; « Vede, siamo riusciti a creare con i Sionisti Generali ed altri partiti minori una forte coalizione. Ai nostri voti possiamo con certezza aggiungere quelli di altri. 30 deputati; ed abbiamo fatto così per sottrarci ai continui ricatti che ci imponevano 1 partiti religiosi ». Questi uomini, dal fare semplice, vestiti alla buona, che usano una lingua nella quale è norma di buona creanza dare del tu a tutti, quando vennero in Palestina conobbero la vita delle fattorie collettive, poi molti di costoro diedero inizio alle organizzazioni clandestine, che agirono contro gli inglesi durante gli anni del mandato ed infine sopportarono le responsabilità della guerra contro gli arabi, appena il nuovo Stato si trovò ad essere indipendente. Tali esperienze alle spalle li salva dal professionismo politico. Quel velo di orgoglio, che qualche volta trapela per un attimo, presto si confonde con la soddisfazione di avere partecipato alla nascita del nuovo Paese. Un giorno,- mentre si camminava lungo una strada, mi segnarono a dito un uomo e vollero che lo guardassi bene. Mi raccontarono che era il deputato Livneh e che una commissione del Mapai, al quale egli è iscritto, aveva indagato sul suo conto e lo aveva invitato a dare spiegazioni. Domandando quali motivi avevano originato tale provvedimento, mi risposero: « A Gerusalemme egli abita una villa troppo lussuosa per un rappresentante dei lavoratori ». E' un episodio che serve per capire quale aria circoli in questo Stato socialista. C'è un'ombra di moralismo, c'è la costante persuasione di dover pagare di persona e di dare l'esempio. Non per nulla il Presidente della Repubblica, Isacco Ben-Zvi, continua a vivere in una baracca di legno, sempre la stessa da venticinque anni in qua. Quando gli dissero che forse era conveniente cambiare d'abitazione, con spirito rispose: «Non preoccupatevi. Quella baracca si è adattata molto bene a me ed al mio carattere » Uomini di questi tipo guidano oggi lo Stato di Israele. In gioventù erano sinceramente idealisti generosi e lo sono ancora, ma con le cautele e la ponderazione suggerita dagli anni. Ad un certo momento cercarono la contaminazione con i liberali che formano il partito dei Sionisti: è già passato un anno e nessuno si è mostrato scandalizzato. Essi sanno usare il compromesso politico, sanno che il fanatismo è pericoloso, sanno che le velleità nazionalistiche conducono ad eccessi inutili. Non sono permalosi ed in maniera abbastanza gelosa difendono la libertà di tutti. Ma alle loro spalle cre-■■iiiiiiiiiiiiiinitiiiiiiitiiiitiiiiiiiiiiitiiiiiiMMiii scono i giovani, che fra pochi anni dovranno sostituirli. Uno di costoro, Mose Dayan, nato a Degania ( cioè in una delle prime fattorie collettive impiantate all'inizio del secolo), è stato nominato la settimana scorsa Capo di Stato Maggiore, al posto dell'anziano Makleff. Per ora, ed alla svelta, dirò che questi giovani mi sembrano nella maggior parte dei casi molto diversi dagli uomini che hanno fatto nascere lo Stato di Israele. Non proprio il contrario, ma quasi: nelle loro parole riaffiorano permalosità ingenue, intemperanze e, qualche volta, velleità nazionalistiche. Raccontano che Chaim VVeizmann, il quale fu per poco tempo il primo Presidente della nuova Repubblica, morisse con simili preoccupazioni, | Enrico Emanuel!! iiiMiiiiiiMiiiMiiiiiiiiiiiifinritiiitiiiiiiiiMif itiiiiiii

Persone citate: Chaim Vveizmann, Enrico Emanuel, Lenin, Mose Dayan, Rosetti, Teodoro Herzl