Emilio Olmo è tornato nel negozio dove uccise la moglie e il garzone

Emilio Olmo è tornato nel negozio dove uccise la moglie e il garzone Curiosità della falla por il sopraluaga di piazza Marconi ad Alessandria Emilio Olmo è tornato nel negozio dove uccise la moglie e il garzone Lacrime e accorate invocazioni: "Tanfiita perdonanti!- Non vedrò più la mia casa,. - Esatta ricostruzione dell'ultima verità» - Rinnovate accuse alle vittime - Attesa stamane la deposizione della Dametto (Dal nostro invinto speciale) Alessandria, 7 luglio. Di schianto la folla dei curiosi è diminuita di circa la metà e in Corte d'Assise si respira. Tutto il pubblico si è dato convegno nel pomeriggio in piazza Marconi per il sopraluogo. Verso le 15 la ressa era tale che la polizia faticava a mantenere l'ordine. L'udienza del mattino è stata occupata dall'interrogatorio dei testimoni. Apre la lista Aristide Go, il lattoniere vicino di casa Olmo. Il Presidente gli domanda a che ora egli chiude il suo negozio. Risposta, fra le 19,15 e le 19,30. Olmo aveva dichiarato di essere andato da lui ad una certa ora per quel vetro della sveglia, poiché sapeva come egli chiudesse alle 19 precise, e temeva quindi di fare tardi. Un particolare che può avere importanza ed anche no. Le partite a carte Non dice quasi nulla la testimonianza dell'infermiere Padova. Si aspetta assai dalla signorina Olimpia Cristiani, amica di casa Oimo e soprattutto della Costantina. Che cosa può dire dei coniugi Olmo? Teste — Andavano perfettamente d'accordo. Erano bravissime persone. Mai udite litigare. Presidente — Ha mai udito che la Costantina volesse ritirarsi a Belveglio? Teste — Quando fosse diventata vecchia. Presidente — Ha mai udito la Costantina lamentarsi di non avere figli? Teste — No. Presidente — Che cosa può dirci della sua condotta morale? Teste — Era una donna semplice e molto buona. Presidente — E dei coniugi Dametto cosa può dire? Teste — Lui era un buon lavoratore, ma un po' < sparlaccione >, Questa parola, insolita vorrebbe significare qualcosa di mezzo tra chiacchierone e volgare. Lui era anche nervoso, impulsivo, violento e si arrabbiava facilmente. Presidente — E la moglie del Dametto, com'era? Teste — Un tipo « più gentile >. — Il Dametto, che lei sappia, espresse mai il desiderio di separarsi da sua moglie? Teste — No. — Quel 2 febbraio era in progetto la solita partita in casa Olmo? Teste — No, perchè non era uè sabato nè domenica. In istruttoria la Cristiani aveva detto che la partita di carte eia prevista, ed anche qualche altra piccola cosa aveva detto, un po' in contraddizione con l'interrogatorio odierno, ma di nessuna importanza, E' noto d'altronde che la memoria delle donne va soggetta a fratture anche per dare spazio all'immaginazione che entra poi in buona fede a far parte della verità. In ogni caso, la Cristiani conferma di non aver notato in quel 2 febbraio nulla di diverso del solito nei personaggi dell'imminente tragedia, sia vittime che carnefice. Intermezzo comico Bottino Carlo, calzolaio, aveva un dente avvelenato contro Francesco Dametto, quantunque suo parente, perchè < gli aveva fatto una cattiva azione >. Questa consisteva nell'avergli chiesto' in affitto la cessione di un negozio di sua proprietà, come necessario a lui. Ottenutolo, lo diede invece a terza persona. Un giorno il Dametto venne a lamentarsi con lui di questa terza persona — il calzolaio Treviglio Franchino — accusandolo di avergli sedotto la moglie e pregandolo di dargli man forte. Egli lo consigliò a recarsi da un avvocato e continuò a trattare il Dametto con lo stesso ritegno, anche perchè aveva udito « cose poco edificanti sulla condotta della moglie Matilde ». Ma il Dametto, da chi aveva sentito dire che sua moglie?... Lu aveva sentito dallo stesso seduttore. Allora sentiamolo anche noi. Il Franchino Treviglio è un uomo di una certa età, schietto e sorridente. Egli si proclama più volte un c cristiano di tutta fede >, ma anche i cristiani possono perdere la pazienza. Francesco Dametto gli aveva fatto avere il negozio dal parente, sia pure sborsando 18 mila lire. In cambio di gentilezza, egli aveva concesso all'intera famiglia Dametto l'uso della sua cucina, ma limitatamente ad un certo periodo di tempo, e al libero uso dell'acqua (che pagava lui per tutti). Poiché l'acqua gli mancava quasi sempre e la famiglia Dametto non se ne andava mai, un giorno egli « arrivò ad inventare qualcosa per farla andar via >. Buffa invenzione. Incontrati per via i coniugi Dametto, egli li investi dando del < cornuto > al marito. Risentitissimo, costui volle sapere da parte di chi. Rispose il Treviglio: < Da parte mia >. La cosa si faceva grave. Il Dametto promise di ammazzarlo, allora il Treviglio si munì di una rivoltella e per segnalare la sua presenza a chi di dovere, sparò un colpo contro il pavimento. Ne venne fuori uno strano processo in Pretura dove il Treviglio, accusato di aver voluto uccidere i coniugi Dametto. giurò di non essere stato mai l'amante della donna; ma intanto egli aveva mostrato al marito una cartolina di lei spedita a lui da Pa¬ dcu«tv■ : j i||lI| dova, con la parola < baci ». Fu questo veieno del dubbio che amareggiò in seguito, come un'ulcera suppletiva, la vita dei coniugi Dametto? Ciò al teste rincrescerebbe, ma egli ripete: « Io sono cristiano, vivo nel santo timor di Dio, però non ne potevo più >. Ritorniamo all'atmosfera pesante di una cronaca triste. Il medico dott. Ardizzone depone sulle sue visite ai coniugi Dametto. Egli era molto agitato sul finire del gennaio, ma per via dell'ulcera. Se mangiava si sentiva male, se non mangiava si sentiva peggio. Non lo agitava nessun fastidio per la gravidanza temuta da sua moglie. ■ La riteneva impossibile. La Dametto non le disse mai : che voleva separarsi da suo j marito. Drammatica è la deposizione idi Matilde Masuello, sorella della Costantina. I rapporti fra i coniugi Olmo erano eccellenti. Soltanto dopo il fatto essa si ricordò che sua sorella, negli ultimi tempi, lamentava una certa freddezza da parte . di suo marito; inoltre una sera gli domandò di portarla a Sanremo per il Festival della canzone e lui non rispose. Lo chiamò per andare ad udire la radio e lui andò un'ora dopo. Tutto qui, nient'altro. Si volevano bene, ed è infame quello che ha fatto l'Olmo, dice la teste, per infangare sua sorella, non contento di averla uccisa. Balzata vigorosamente in piedi, la Masuello si volta verso la gabbia dell'Olmo e gli grida concitatamente, tutta pallida: «Emilio, tu devi dire che hai mentito! Hai mentito! Se non lo dici, non solo sei assassino, ma anche vile! Mia sorella era innocente, era senza colpa >. Non meno pallido di lei, Emilio Olmo risponde: « Io voglio sempre bene a mia moglie. Tu, appena adesso le vuoi bene. Tu |hai aspettato due anni per venire a vederla. Lo so che Tan|tina è senza colpa. Se ha fallato è stato per colpa mia...». Alla Masuello hanno chiesto Ipure se sua sorella dava del |tu a Dametto: risposta affermativa. E lui? Qualche volta del voi, qualche volta del tu. Non così l'altro garzone, ma bisogna tener presente che il Dametto aveva un'anzianità tale da farlo considerare come della famiglia. Ultimo è l'altro garzone, Emanuele Drago. Egli non ricor¬ j ; ] | ! a a l e ¬ da se il campanello alla porta d'ingresso suonasse o no. Ricorda che i coniugi Olmo si volevano molto bene. Assicura che j nessuna ombra di tenerezza sentimentale poteva sospettar; si tra la padrone e il Dametto. ] Ricorda che quel 2 febbraio il | Dametto non era di turno (tui! no che i due lavoranti avevano concordato tra di loro in buona armonia): che venne verso le 10 del mattino, domandò al padrone se poteva andare a chiedere in nome suo un paio di tomaie, poi disse al Drago: « Io faccio il lavoro che dovresti fare tu e tu fai le mie scarpe ». 11 Drago disse di sì. Nient'altro di interessante. se escludiamo la recisa affermazione del teste sull'abitudine di chiudere gli scuri del negozio, da parte dell'Olmo, alle otto di sera, mentre in quel 2 febbraio furono chiusi almeno mezz'ora prima. Nella casa della morte Andiamo adesso al sopraluogo in casa Olmo con lui in persona. Pomeriggio, fa un caldo soffocante d'estate, ma in piazza Marconi la folla è ritornata alla categoria dell'eccezionale e si stringe nei pressi del n. 6 avida di vedere in faccia l'assassino quando scende dal furgone. E' impossibile nascondersi. Invece saranno quasi tutti delusi perchè la portiera si apre a stretto contatto della porta d'ingresso e l'Olmo può passare nella sua ex-casa come da una gabbia in un'altra. Per ogni buon caso egli ha voluto celare una parte della sua faccia con occhiali neri. Questo sopraluogo ha una certa importanza. Non sappiamo ancora, abbiamo visto, in quale piano di questo barcollante edificio collocare « l'ultima verità » dell'Olmo, ma il sopraluogo riguarda essa sola. Dica, ricostruisca il fatto del1 la sua «ultima verità». In ! qualità di manichini vivi l'alItro garzone, il Drago, sostitut! rà il Dametto, e una volontaj ria, la signora Viazzi, rappresenterà la signora Olmo. Un fotografo ufficiale fissa le varie scene. Altra volta, dopo il delitto, l'Olmo fu portato a casa sua e invitato amabilmente dal giudice istruttore dott. Aragnetti a ricostruire l'accaduto. Egli si era rifiutato nettamente. Non gli si domandava nul- IIs''Ilm'I'zii;' . n , a l . - Ila di straordinario, ma soltanIto di far vedere in forma plastica e fotografabile i momenti culminanti di quanto egli 'aveva già «confessato» come 'prima versione del suo dupliIce assassinio. Eppure aveva detto di no. Può essere questa luna prova, sia pure pallidissima, che la «verità ultima» è 'poi l'unica? Di certo può esIsere affacciato come prova 'parziale che la prima era menzognera. (Egli disse, e i lettoiri ricorderanno, che quando udì il marito della sua amanite minacciare di schiaffeggiar;la non appena a casa, uscì dal ' negozio, si munì di quella sbarra e, tornato dentro, ubriaco d'amore, di collera e di stupidità, punì di morte l'uomo cattivo. In quel momento sopraggiunse sua moglie ed uccise anche lei. Versione assurda come si vede, ma per allora ! unica). Oggi l'Olmo è docilisslmo. Ecco, qui egli si diede sulla testa il colpe destinato a simulare la rapina. Fu dietro il banco. Adesso è spostato. Era più in là. Più in qua. Egli lo accomoda e piange. Lacrime che non finiscono. In un cassetto sono rimaste undici lire, di cui cinque fuori corso. In un angolo, sta una medaglietta ron la Madonna. Tristezza di scaffali vuoti, di polvere morta. La polvere morta due I volte quando la casa è abban-, donata; e poi dal febbraio vi j abita proprio la morte. Dove si trovavano l'Olmo ei la moglie quando entrò il Da- metto con la sbarra? ! Sotto l'architrave, tra il la-\boratorio e il magazzino, e aHanco all'entrata, lui alla si- nistra di lei, la faccia rivolta stra che ne restò offesa. L'Ol- * mo fu pronto ad afferrare la sbarra, tirò il Dametto dentro il magazzino e dopo breve col-! luttazione lo buttò a terra, di-[steso. Ma l'altro non lasciava ila sbarra. Egli gli fu sopra,'chinato trasversalmente, con il i verso il laboiatorio. Il pianto dell'uxoricida i II Dametto entrò stringendo la sbarra con entrambe le maj ni e vibrò quel colpo riparato i dall'Olmo con la mano sini- ginocchio sinistro premente sulla coscia destra di lui; allora sua moglie lo prese per il naso, per la testa, per il collo; con la mano sinistra finì poi quindi per prenderlo per i capelli, mentre con la destra gli dava vigorosi colpi di pugno al capo. Ad un certo momento l'Olmo, torcendo il polso destro del Dametto, riuscì a strappargli la sbarra ed a rialzarsi su: ma la moglie lo teneva sempre per 1 capelli e con tale presa lo trascinò ver-s0 il centro del magazzino, fa- condolo inciampare sul corpo del Dametto, steso ancora a terra. Con uno strattone l'Ol- mo si liberò anche di sua mo-glie e, vibrata la sbarra, lacolpì alla testa. Ella cadde giù sopra una scatola di rottami di cuoio e ai colpi successivi ro'.olò a terra. Intanto il Dametto fuggiva. Dove e perchè? Verso il suo deschetto e per armarsi forse di un trincetto. A due passic'erano pezzi di ferro e formedi scarpe di ferro: non pensò ad afferrarne qualcuno o è Questa una lacuna nella vero- simiglianza del racconto del-l'Olmo? Comunque, l'Olmo dice che gli fu addosso e lo colpi dietro le spalle spostate verso sini-stra. L'altro cadde lentamenteappoggiato al muro. Non appena giù, lo colpì ancora una o due volte. In attesa della casella in cui mettere < la verità ultima » dell'Olmo, è indubbio che 'a ricostruzione filmica del delit- to risponde, momento per mo- mento, centimetro per centimetro, al melodrammatico racconto fatto in aula lunedi scor so dall'imputato. Può ...nche trattarsi della ricostruzione < vera » di una «bugia», ma il confronto par che possa resistere a qualsiasi contesta zione. ln un cassetto della camera da letto l'Olmo ha sfogliato un album di fotografie e piangen- do dirottamente ne ha sceltoalcune da portare in carcere con sè. Egli non faceva che ripetere: « Tantina, Tantina, Tantina perdonami». Gli hanno offerto un bicchierino di cognac e lo ha trangugiato Quindi è ripartito per il suo triste destino esclamando: «Oh la mia casa, non la rive- drò mai più! Stavo così bene, Fossi morto anch'io a questa ora avrei finito di soffrire ». Egli ha detto pure: «Avrò peggiorata la mia situazione, ma mi sono levato un peso dal cuore ». Il seguito a domani. Antonio Antonucci Emilio Olmo viene ricondotto in carcere dai carabinieri IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIItlllllllllllllllllllllllllllllllllllIlllllllllllilllHIIIIIIID I , j * giudici e l'imputato (in primo piano a sinistra) durante " sopraluogo nel negozio dove fu commesso 11 delitto

Luoghi citati: Alessandria, Belveglio, Padova, Sanremo, Treviglio