Le fotografìe a colori rivelano lesioni sul corpo della Montesi di Guido Guidi

Le fotografìe a colori rivelano lesioni sul corpo della Montesi Si avvia alla conclusione il difficile compito dei periti Le fotografìe a colori rivelano lesioni sul corpo della Montesi L'alibi di Piero Piccioni resisterebbe a qualsiasi prova - Le telefonate di Alida sarebbero avvenute a metà maggio (Nostro servizio particolare) Roma, 7 luglio. Sarà nella fotografia a colori la soluzione del mistero che ancora avvolge la morte di Wilma Montesi t Non è da escludersi, non è improbabile. Che le prime indagini sul cadavere della povera ragazza siano state compiute a suo tempo con oculatezza e seguendo rigidamente i canoni delia più perfetta tecnica medico legale, non tutti lo sostengono. Per esempio: il prof. Rinaldo Pellegrini, uno dei più illustri medici legali italiani ed europei, chiamato a fornire sull'argomento il proprio parere dai difensori di Silvano Muto sia pur in forma apparentemente molto gentile, non ha lesinato alcune critiche vivaci a chi per primo indagò sui resti di Wilma Montesi. € Non vennero presi — egli sostenne — alcuni accorgimenti indispensabili per condurre a precisi risultati; fu lasciato troppo tempo al sole e all'aria il cadavere, prima di conservarlo nei frigoriferi dell'obitorio; non vennero fatti alcuni niiiiiiimiiiiMiiiMiiiiiiiiiiiinmiiiiiiiiiiiiiiiiin esperimenti sulla natura e la direzione delle correnti nello specchio d'acqua tra Ostia e Tor Vajanica*. A queste manchevolezze hanno cercato di sopperire in qualche modo i tre periti ai quali il dott. Sepe ha affidato l'incarico di risolvere il mistero. E così, sembra per la prima volta, si è proceduto a riprendere fotograficamente i resti della povera Wilma nel corso della sua esumazione, impressionando una pellicola a colori. Vi è da dire che usando un tale sistema è possibile allargare il campo della indagine in modo veramente incre- \dibile. In questo modo, periesempio, si è potuto rilevare i almeno così sembra — la esistenza sulla cute del capo, delle guance, del seno di Wilma Montesi di alcune abrasioni rossastre, come delle sbucciature. Il colore delle fotografie sembra che renda possibile persino giungere a stabilire la natura di queste abrasioni con tutte le conseguenze che si intuiscono. Questi dettagli notati nel iiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii corso della riesumazione del cadavere insieme ad altri particolari sarebbero stati gli elementi che avrebbero indotto uno dei tre periti ad orientarsi verso la tesi secondo cui Wilma Montesi mori annegata prima di essere poi gettata in mare dove, comunque, non sarebbe rimasta a lungo come invece si sostenne in un primo momento. Quali gli altri particolari? Per esempio: che il cadavere non presentava le particolarità di tutti gli annegati quali il gonfiore o le lividure che il corpo avrebbe avuto se fosse \stato in balia delle onde; che inei polmoni della ragazza fu i trovai a pochissima acqua tan da poter to da poter essere contenuta in un bicchiere. La tesi di questo professore è senza dubbio ardita e ha trovato una certa resistenza negli altri due periti. Ma non è da escludere che sabato mattina i tre medici legali, quando si incontreranno nell'Istituto di medicina legale riusciranno a trovare quell'accordo, sul piano scientifico, necessario per la conclusione della superperizia. Gli altri personaggi di cui molto s'è tornato a parlare in questi giorni sono Piero Piccioni ed Alida Valli. L'esame della loro posizione è stato affrontalo da « Epoca » che ha I svolto sull'argomento una inchiesta che pubblicherà nel suo numero di domani. Il settimanale innanzi tutto si è interessato per l'ennesima volta del modo in cui Piero Piccioni trascorse la giornata del 9 aprile 1953 ricordando che l'alibi del musicista (permanenza ad Amalfi sino al mattino del 9 aprile, partenza poi per Sorrento insieme ad Alida Valli che si doveva imbarcare per Capri, ritorno a Roma entro le ore lì,) è confermato dalla testimonianza del regista cinematografico Pietro Notarianni, cugino del deputato comunista Pietro Ingrao, direttore de f l'Unità * e da un nipote dell'avv. D'Amico, legale di Anna Maria Caglio. Ma l'indagine del settimanale dopo aver ripetuto che Piero Piccioni tornato a Roma nel pomeriggio del 9 aprile venne visitato dal prof. Filipo che constatò il suo stato febbrile, ha esteso l'indagine anche a quello che fece il musicista il giorno dopo dato che le ultime indagini avrebbero distPRBfrqugn.RdotrmtisedeAElicmhaprfocaavind'nePnveavchbre inceAdavPcoè zavaaMDa(lavateIlràstabilito come Wilma Montesi [danziché il 9 è morta il 10 apri- gEbbene — spiega!dle 1953 «Epoca» — Piero Piccioni era a letto ammalato e molti testimoni possono provarlo. Ma l'indagine più interessante il settimanale l'ha dedicata alla visita che secondo Anna Maria Caglio il 29 aprile 1953 Piero Piccioni e Ugo Montagna avrebbero fatto a colui che GnsiScosatrnchera in quel momento capo ]ndella polisia, il dott. TommasoìB[Pavone. Dunque il giornalista taautore dell'inchiesta avrebbe inassodato — con la conferma] iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii di una dichiarazione del regista Franciolini — che Piero Piccioni il 89 aprile 1953 era a Riccione insieme alla signora Bianca Zingone e lo scrittore francese Felicien Marceau il quale sarebbe stato accompagnato dal musicista prima a .Rimini e poi a San Marino dove attendeva la soluzione in tribunale di una causa matrimoniale. Un altro argomento — l'ultimo — è stato affrontato dal settimanale milanese: quello delle tre telefonate fatte da Alida Valli a Piero Piccioni. E' un argomento piuttosto delicato che annaspa tra affermazioni e smentite dalle quali ha tratto oriqine. infine, nel primo pomeriggio la voce che fosse pronto un mandato di cattura per Alida Valli rea di aver deposto il falso quando interrogata dal dott. Sepe negò d'essere stata in comunicazione telefonica da Venezia con Piero Piccioni. Una voce, una notizia che ha avuto però breve vita. Alida Valli, infatti, aveva lasciato Roma da qualche giorno per trascorrere una breve vacanza a Forio d'Ischia. Ma torniamo alla telefonata e al settimanale. La storia ha inizio con l'intervento nella vicenda del giornalista veneziano Augusto Torresin il quale, s'è detto altra volta, asserisce di aver sentito l'attrice chiamare Piccioni a Roma e chiedergli con voce agitata: < Afa cosa ti è accaduto con quella ragazza? >. Una circostanza che dava adito a qualche sospetto, non c'è dubbio. I/attrice venne chiamata a Roma dal dott. Sepe al quale sembra che, in un primo momento, abbia negato l'episodio. L'indagine ha proseguito e s'è conclusa con la conferma che le telefonate furono veramente fatte tra il 7 e V8 maggio 1953. V'era da spiegare il perchè l'attrice abbia negato e v'era da spiegare soprattutto il perchè queste telefonate erano state fatte. Il settimanale ha pensato a tutto. Spiegazione principale: sia l'attrice che il musicista ?ion hanno mai negato quello che era avvenuto dei loro contatti telefonici fra Venezia e Roma. Spiegazione sc- 'eondaria: avevano solo negato che le conversazioni telefoniche fossero avvenute il S9 aprile, sostenendo unicamente che la data era da spostarsi a maggio come poi d'altronde hanno confermato le bollette giunte da Venezia. E la importanza di questo spostamento di date è evidente perchè consente la giustificazione logica del perchè Alida Valli abbia sentito il bisogno di chiamare d'urgenza a Roma il suo amico di vecchia data Piero Piccioni. L'attrice poteva aver appreso il 7 maggio le voci che correvano sul musicista — commenta il settimanale — e poteva aver letto quanto su di lui e sui legami avuti con il caso Montesi era stato scritto su taluni giornali, sentendo il bisogno di chiedere delle spiegazioni direttamente all'interessato. Guido Guidi