Pane e cacio non bastano dicono i vescovi spagnoli di Arrigo Benedetti

Pane e cacio non bastano dicono i vescovi spagnoli Pane e cacio non bastano dicono i vescovi spagnoli Definito collaborazionista il cattolico che, accettando le lusinghe di Franco, collabora col regime; l'Italia si è salvata, affermano gli anticollaborazionisti, perchè De Gasperi non cedette davanti a Mussolini (Dal nostro inviato speciale) Madrid, giugno. < Quello è un collaborazionista! » Quante volte sono stato sconcertato da questa esclamazione parlando con un cattolico spagnolo d'un altro cattolico spagnolo. E per un italiano, o per un francese, è implicito il rischio d'un facile errore. < Collaborazionista » viene considerato da noi chi durante una certa fase dell'ultima guerra favorì l'occupazione tedesca. In Spagna invece il termine è usato soltanto tra cattolici militanti: ad accusare qualcuno non di tradimento ma solo d'opportunismo o forse d'imprudenza sociale. Provatevi a definire collaborazionista, per esempio, il generale Munoz Grande, e vi sentirete rispondere che tiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiii l'accusa è assurda perchè Munoz Grande è un generale ed è giusto che stia con Franco. Nel caso poi d'un falangista come Fernandez Cuesta, il cattolico vi dirà che tocca alla Falange stabilire se ormai è opportuno o no collaborare col regime militare. Fate la prova con un ex - socialdemocratico, Blds Perez Gonzalcs, ministro degli Interni, definendolo collaborazionista, e vi sentirete rispondere dai cattolici che Perez Gonzales è amico di Franco e tanto basta. In Spagna per i cattolici è collaborazionista il cattolico che cedendo alle lusinghe del regime compromette l'unica alternativa seria a Franco. E a questo punto l'esempio italiano è obbligatorio. Se i cattolici in Ita- iitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiaiiiiiiiiiiMiiiv Ha avessero collaborato più strettamente con Mussolini, finita la guerra la DC non avrebbe potuto trattenere al centro masse contadine ed operaie che avrebbero ingrossato le sinistre dando al PCI una vittoria fin dalle elezioni del 1946. L'esempio di De Gasperi, rimasto in patria ma in disparte, più di quello di Sturzo, è frequentemente citato, nè il leader del partito cattolico, oggi rimpatriato, Gii Robles, guadagna al confronto. Collaborazionista è invece Alberto Martin Artajo, exsegretario tecnico dell'Azione cattolica, ministro degli Esteri succeduto nel '45 a Lequerica. Colu' che viene chiamato l'Elefante sacro, con una definizione fisicomorale, quando Franco gli offrì un posto suppose che nell'offerta fosse implicito il segno d'una evoluzione del regime. Appena ministro, convocò i giornalisti come avrebbe fatto Foster Dulles, e annunciò prossima la restaurazione monarchica. Difficile sapere cosa gli disse Franco; però da allora Artajo non ha più tenuto conferenze stampa. Voteranno Lercaro Collaborazionista n. S è l'avvocato Fernando Martin Sanchez de Julia, ex-presidente dell'Associazione dei propagandisti cattolici (una specie di comitato civico). Lo chiamano il < segretario di Dio ». Da quando una paralisi lo ha colto, vive in una sedia a rotelle, ma a Madrid dicono: « Corre più la poltrona di Martin Sanchez della Pegaso del Caudillo ». Perchè è uno spagnolo dinamico: Padre Lombardi più Gedda, più Togni. La sua vita è definita addirittura brillante, con sfumature mondane; i suoi interessi sono molteplici e non solo spirituali. Difficile, tra i collaborazionisti trovare il numero tre. Forse il terzo posto spetta all'attuale ambasciatore presso la Saìita Sede, Castella, in predicato tanto per l'ambasciata di Washington, quanto per la successione a Martin Artajo. Ma il terzo posto tra i collaborazionisti glielo contende il ministro della Educazione nazionale Joaquin Jimenez Cortes. Se negli ambienti governativi, udite parlare di Pierino Gamba, non pensate al piccolo direttore d'orchestra: Pierino Gamba è lui. L'ala collaborazionista del 1 1111 II 11 ■ 1111111111111111M1111111111 11 11 II II ri 11M 11 1 o o i o a n n e, a, a è a e cattolicesimo spagnolo non ha però grande importanza. Più pittoresca semmai la estrema destra cattolica che ha come leader il cardinale di Siviglia, Segura. Ha avuto il coraggio di proibire le danze pubbliche nel paese dove anche i neonati ballano. Considera Franco troppo moderno, un socialista, un anticlericale. Il suo partito ha pochi aderenti che sfruttano smisurate tenute sottraendosi per antica abitudine alle imposte. Le sue relazioni con Franco sono pessime. Quando il generalissimo visitò Siviglia, il cardinale gli fece sapere che si ritirava in un convento della Sierra Morena per esercizi spirituali, e lasciò trasparire che si trattava di una scusa e che, limitandosi durante il giorno a fare qualche passeggiata nei dintorni della città, non rinunciava a dormire nel suo letto. Attento l'italiano quando in Spagna si parla di < terza forza ». Non si tratta di un movimento che abbia qualche cosa in comune col sogno d'un'alleanza tra partiti laici che. molti da noi coltivano. A stare alla definizione d'uno scrittore cattolico, Calvo Serer, contenuta in un articolo pubblicato da Ecrits de Paris, si tratta d'una alternativa conservatrice a Franco, monarchica senza commozioni legittimiste, liberale in economia, oscurantista nella cultura e nel costume. E questa terza forza spagnola, anche se non s'identifica con essa, ha trovato la sua pratica organizzazione nella « Opus Dei >, una specie di massoneria cattolica che facilita la carriera di giovani preparati ed ambiziosi. Diverso, e addirittura sorprendente, l'atteggiamento di grande parte del clero. In Spagna si dice che al prossimo conclave i cardinali spagnoli voteranno per Giacomo Lercaro, cardinale di Bologna. E sarebbe vero se al conclave partecipassero anche i vescovi; comunque la affermazione paradossale serve se presa solo come indizio d'uno stato d'animo. Anche in questo caso i cattolici spagnoli cercano un modello in un paese così diverso dal loro, per formazione storica e culturale, l'Italia. Conoscono, per esempio, i termini della crisi che ha portato alle dimissioni dalla presidenza della Gioventù cattolica di Mario Rossi e di don Arturo Paoli. Mi è successo recandomi in qualche canonica a far domande, di trovarmi interrogato da sacerdoti che avevano sulla scrivania il ritaglio dell'inchiesta sulla sinistra cattolica pubblicata a suo tempo da un settimanale italiano. < Chi ha coraggio di sostenere che il salario giornaliero netto d'un operaio possa, d'un centesimo, scendere sotto le cinque pesetast » ha detto recentemente, in una pastorale (a cui la stampa ha dato poco risalto) l'arcivescovo di Valenza Oleachea Loizaga. E cinque pesetas (circa settantacinque lire) dònno un chilo di pane. L'arcivescovo di Valenza si è espresso a questo proposito anche con maggiore efficacia dicendo: « Pane e cacio noti bastano ai nostri operai e contadini». I Vescovi attendisti Oggi l'episcopato spagnolo giudica severamente l'immobilità sociale del regime, la corruzione dei potenti, lo spettacolo d'una borghesia sensuale a tavola e altrove ed insensibile all'eterna condizione di carestia in cui vivono le classi popolari. Ex curati, che parteggiarono per Franco nella guerra civile, non esitano. Monsignor Rafael Alvarez Lara, quarantenne vescovo di Guadìx e Baza, piccole città andaluse, ha trasformato il palazzo vescovile in laboratorio. jj;:[:IIIMIIIIIIIIIIIIIII1I1III1IIIIIIIIIIUIIII 1111 inillllll I vescovi di Bilbao e di Solona, zone operaie, considerano le loro diocesi terra di missione. Ci sono poi i vescovi attendisti, come il Primate di Toledo, cardinale Pia y Dencl, ma non è servile, non vuole (come abbiamo spiegato in un altro articolo) che la Chiesa confonda le sue responsabilità con il regime. L'arcivescovo delle Canarie, monsignor Pildain, anche se è un attendista, forse inquieta il Caudillo più del generale Garcia Valino governatore del Marocco spagnolo. Quelle isole si prestano ad atteggiamenti indipendenti e poi Franco, che ne fece la base della sua insurrezione, conosce l'animo occidentalista di quelle popolazioni commercialmente legatissime all'Inghilterra. "Materialismo,, al Seminario Perfino monsignor Gregorio Modrego, arcivescovo di Barcellona, ex vescovo militare, quando gli capita ammonisce Franco. Un caso curioso si è dato il 6 maggio quando, in una pastorale, Modrego, ha alluso ad un rinvigorimento della propaganda evangelica. Pubblicando poi il suo ammonimento nel « Bollettino dell'Arcivescovato », Modrego ha aggiunto una nota in cui si dice che anche i vescovi italiani, in una pastorale collettiva, hanno espresso uguale allarme di fronte alle infiltrazioni protestanti. Come dire a Franco: « Se lo fanno gli italiani, che tu sostieni venduti all'America, perchè non dovremmo farlo noi che tu dici dell'Ame- I jiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiii rica amici ma non schiavi?*. Ed il leader di questa sinistra vescovile è monsignor Angel Herrera, vescovo di Malaga, che ha incluso il materialismo dialettico tra le materie del suo seminario. Diventò prete dopo la guerra civile. Durante la repubblica era editore di El Debate, giornale del mattino e di Ya giornale della sera. Il primo, leale verso lo stato al tempo dell'insurrezione, è scomparso; il secondo allora scarsamente politico ora esce la mattina ed è l'organo del ministro degli Esteri Martin Artajo che Herrera considera un collaborazionista. « Che avverrà nell'animo dei giovinetti che a Malaga s'avviano agli studi ecclesiastici », si domandano molti cattolici non collaborazionisti, « in questo passaggio dalla nostra cultura ferma al Concilio di Trento alla sconcertante modernità del marxismo ? ». Il commento che meglio illustra i problemi che il clero spagnolo si trova davanti, è d'un curato d'una parrocchia vicina ad Hospitalet, nella diocesi di Barcellona. Don Benet è quasi un prete operaio. Tenta la riconquista d'operai anarchici e miserabili per tradizione. € Il nostro ambiente è chiuso », mi ha detto mentre percorrevamo a piedi le strade drlla sua parrocchia simili a fossi senz'acqua ma perennemente fangosi, < e tutti sentiamo che occorre un po' d'aria. Fuori, in Europa, spira però un vento che è troppo forte per noi ». Arrigo Benedetti iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiuiiii