Domani si inaugura il Congresso democristiano di Vittorio Gorresio

Domani si inaugura il Congresso democristiano Domani si inaugura il Congresso democristiano k ultime battute preparatone - li probabile schieramento dei gruppi - La direzione Anita in casa dell'on. De Gasperi un po' indisposto - Come si svolgeranno i lavori Roma, 25 giugno. Domani a Napoli si inaugura il congresso della Democrazia Cristiana, il quinto in questi ultimi otto anni. Nel primo, a Roma, nell'aprile del 1946, il partito si preparò per le elezioni della Costituente e per il referendum istituzionale; a Napoli nel novembre del 1947 raccolse le sue forze per la grande battaglia elettorale del 18 aprile ; a Venezia, nel giugno del 1949, si chiese i modi secondo i quali utilizzare la conseguita maggioranza assoluta. A Rema, finalmente, nel novembre del 1952, in occasione di quello che finora è rimasto il congresso più discusso e più discutibile, si ebbe a registrare un fatto di notevole importanza: la vecchia sinistra dossettiana, riqualificatasi sotto l'etichetta di « Inizia; tiva democratica », compì una marcia di avvicinamento in direzione del centro, praticamente lo conquistò, ed essendo riuscita ad assorbirlo finì col dare la propria impronta caratteristica a tutto il partito nel suo insieme. Così dal tempo del congresso di Roma la Democrazia Cristiana ha cominciato a qualificarsi. Fu allora che De Gasperi, cogliendo sintomi che per altri potevano rimanere ancora confusi, ma che non dovevano sfuggire alla sua avvedutezza di uomo politico e — sia lecito dirlo interpretando la espressione nel miglior modo — di autentico manovratore, definì il suo partito come una forza di centro che muove verso la sinistra. Aveva riconosciuto negli exdossettiani, già seguaci del cosiddetto gruppo dei professorini, che un tempo amavano definirsi « integralisti cristiani» i suoi migliori e più congeniali alleata. La marcia che essi avevamo compiuto verso il centro, sia pure a fini di conquista, gli aveva fatto concepire lieti auspici; una più larga loro partecipazione al potere avrebbe ulteriormente contribuito a mitigare certe asprezze dottrinali, ed appunto il potere — confidava il vecchio statista — avrebbe finalmente amar doués gli intemperanti iniziativisti. Non era un calcolo sbagliato, visto che proprio in questi giovani si è potuto notare in questi anni un più vigile e largo sentimento di responsabilità, una r>iù profonda e intelligente tolleranza, e addirittura — e questo è da vedere come un caso limite per i cattolici — un non irrilevante senso dello Stato. Era chiaro a De Gasperi, il giorno che accettò l'alleanza coi giovani per distaccarsi gradualmente da quelle che erano le residue correnti raporesentative del vecchio partito nopolare, che attraverso le concezioni ed attraverso i pratici programmi di « Iniziativa democratica » si esprimeva tutto quello che può dare di contributo ad uno Stato moderno il cosiddetto cattoli cesimo politico italiano. Questa definizione di cat tolicesimo politico è stata usata anche molto recente' mente da chi si è posto il problema di studiare la posizione dei cattolici in Italia, giunti al potere dopo una esperienza storica che non è questa la sede per evocare. Qui basterà limitarci all'osservazione che presso a poco inutile — tranne che ai fini di un elementare apprendi stato — può venire considerata l'esperienza del partito popolare, che fu il partito di una minoranza, riso lutiva bensì ma' del tutto immatura per assumersi re sponsabilità di governo. E che pertanto rimase anche nella sua rilevanza numerica nient'altro che una forma zione polemica, la cui attività è da considerare conclusivamente più dannosa che benefica. E nello stesso modo sarà bene aggiungere che non sarebbe meno sterile la concezione che indi casse ai cattolici come obiet tivo primario quello di disporre di tutto il notere : co me appunto ci sembra sia nei programmi di taluni ai tuali neo-guelfi, tanto rumorosi quanto — vogliamo credere — praticamente in concludenti. Più valido ci sembra l'orientamento di «Iniziativa», più meritoria la sua concreta applicazione ai problemi del Paese. Parlare di « Ini ziativa » è come parlare della grande maggioranza del partito che domani si aduna a congresso a Napoli, un congresso che è destinato a sanzionare, a nome della base, un nuovo impegnativo orientamento degli organi dirigenti. Possiamo trascurare tutte le polemiche e tutti i dissensi che sono scoppiati o sono venuti affiorando nell'immediata vigilia della riunione napoletana, essendo le une e eli altri l'inevitabile contorno d'ogni congresso di partito. Assai probabilmente le votazioni congressuali ne faranno, del resto, radicale giustizia, dando una conferma di quella che è la sostanziale unità del maggiore partito democratico italiano. Importa più considerare il significato essenziale dell'affermazione di « Iniziativa » che è lecito attendersi dal congresso di Napoli. E' una corrente della quale si conoscono bene i presupposti dottrinali come gli scopi pratici: e può anche darsi che non tutti debbano piacere a chi non è cattolico od almeno non è democristiano. Ma pure in questo caso, dalla vittoria di « Iniziativa» potremo tutti trarre un vantaggio, e cioè di poter finalmente vedere chiaro in un partito come la D. C, che fino ad oggi ci si presentava più come una macchina elettorale che come una formazióne politica in senso proprio. Si può approvare o deprecare il vago sinistrismo di Fanfani, spesso venato di paternalismo e spesso non immune da nostalgie corporative, e perciò illiberale, e pertanto espressione di forme democratiche che non coincidono con la tradizione risorgimentale italiana nè con l'illuminata esperienza giolittiana del prefascismo: pure è questa la forza con la quale è necessario fare i conti. Entrati i cattolici nella vita politica italiana, ed anzi giunti ad assumere le maggiori responsabilità del potere, essyl ci danno finalmente, attraverso le formulazioni di « Iniziativa ». l'indicazione precisa del loro programma e della lor i dottrina. E più larga sarà la loro affermazione congressuale, tanto più chiara ci potrà apparire la nozione del modo in cui si deve intendere nell'Italia di oggi il cosiddetto cattolicesimo politico: dal quale — piaccia o non piaccia — non è possibile prescindere, auali che siano gli orientamenti o le preferenze di questo o quello fra i partiti laici. Vittorio Gorresio

Persone citate: De Gasperi, Fanfani

Luoghi citati: Italia, Napoli, Roma, Venezia