La religiosità del laico illustrata da Piovene di Enzo Forcella

La religiosità del laico illustrata da Piovene La religiosità del laico illustrata da Piovene La Pira svela il segreto di questo Convegno - "In cinquecento monasteri di clausura sparsi per l'Italia, migliaia di suore, anime angeliche, pregano per noi - E pregano per noi in lutto il mondo le Clarisse, le Carmele, ì Trappisti...,, (Dal nostro inviato speciale) Firenze, 23 giugno. Qualcuno può aver trasalito stamane quando Guidò Piovene, rappresentante dell'Italia al Convegno per la pace e la civiltà cristiane, ha iniziata la sua relazione ricordando i timori e le perplessità d'un liberale che si propone, come in questo caso, di conciliare le ragioni della cultura con quelle della fede. La parte della fede per la sua stessa potenza di attrazione non rischia di soffocare quella della ragione, distruggendo l'immensa varietà dei pensieri umani, la vicenda delle opinioni, la dignità di alcuni errori? La concordia è un pensiero assoluto, ma, non elaborato dalle nostre menti perchè rivelato, non distrae gli animi dalle diversità della storia, rendendoci meno sensibili alle posizioni che mutano secondo i tempi, i continenti, l'idea stessa di Dio? La Impietosa teologia del protestante Barth ricorda ai laici che essi danno all'uomo una parte eccessiva; i laici possono temere il contrario, che la fede « non solo presieda le cose umane, ma le divori ». Eppure la conciliazione è possibile ed inevitabile. Piovene, l'attento indagatore della < diplomazia dei sentimenti », se ne è detto convinto. «Non vi può essere discordia insanabile tra due ordini di verità, ma solo discordia apparente, dipendente dalla nostra miopia. Guardiamoci dalle scorciatoie impazienti. Sentirci liberi significa credere nella pazienza dell'attesa di Dio. Il volto di mona. Castelli, vescovo di Gerico e capo della delegazione della Santa Sede, era severo. Ma quello di La Pira cominciò a spianarsi. Aveva colto quel segno che più tardi gli avrebbe permesso di commentare non senza audacia: < Se questo è il liberalismo siamo d'accordo, anche noi non possiamo non dirci liberali». Il liberalismo integrale di chi rifiuta di associare alla cultura un elemento religioso — continuava Piovene — mi appare antiquato, estraneo, incapace di trovare udienza. La nostra vita di oggi può ricevere un senso soltanto se ammettiamo che questo dramma confuso, pur rimanendo umano, è orientato da forze che non provengono da noi. Il modo peggiore di rendere onore alla nostra ragione è di rinchiuderci in un razionalismo asfittico. Solo su un piano religioso può avvenire la soluzione dei nostri problemi assillanti. L'umanità ne ha così viva e dolorosa coscien¬ za che è pronta allo « scatto >, al < passaggio ». Si può dunque procedere con fiducia alla ricomposizione dell'unità tra Rivelazione e cultura. Sempre che, naturalmente, « unità non significhi limite al libero accrescimento della cultura e del sapere ». C'è religiosità an?he nell'intimo sforzo della nostra civiltà scientifica tesa a ridurre i margini del mistero, ad abolire per quanto l'uomo può la menzogna. < La nostra cultura è soprattutto questo, coraggio e volontà di chiarezza... L'imperiosa necessità logica che scaturisce dagli eventi di ricomporre l'unità tra Rivelazione e cultura, mette alla prova la cultura; ma essa mette alla prova anche la forza storica dello spirito cristiano ». Rivelazione, la parola più impegnativa di questo Convegno (non solo di esso), era stata pronunciata anche dal più acceso rappresentante della cultura < laica ». Era stata pronunciata senza esitazione, con commossa partecipazione. Ma non senza che ne risultasse bene evidente la accezione < limitativa », se così possiamo esprimerci, che i laici danno al termine: Rivelazione sta qui per semplice trascendenza, riconoscimento del < mistero », rispetto per le fedi dei credenti anche se la coscienza non vi consente, sete di quell'Assoluto che il fedele riconosce nelle tavole della legge rivelata e di cui il non credente può ritrovar la traccia soltanto nella sincerità, nel trasporto, nella dedizione, magari nell'angoscia con cui vi tende. Non diversa, seppure più contenuta, era stata l'< apertura » del poeta e romanziere americano Alien Tate nella prima relazione della giornata. Mons. Castelli, il domenicano Lagrange che ieri aveva fermamente ricordato come non possa darsi Rivelazione al di fuori del Credo cattolico, il prof. Ferrabino (anch'egli membro della delegazione vaticana) che stamane aveva ammonito con accenti paolini a non sperare di risolvere in terra l'antitesi tra critica e metafisica: tutti, ci è parso, hanno colto la distanza tra la religiosità del laico illustrata da Piovene e quella richiesta al fedele, dimostrandolo con il loro atteggiamento molto riservato. Ma La Pira, che l'altra sera s'appellava al riconoscimento del mistero come al salto essenziale dal laicismo alla Fede, così teso com'è alla ricerca di ciò che unisce piuttosto di ciò che divide, tirava dalla relazione di Piovene tutt'altre conclusioni. « Sono anch'io liberale, completamente liberale come lei », diceva all'autore de «Le lettere di una novizia ». « Lo scatto, il passaggio, l'attesa della Rivelazione che sta per irrompere... Se questo è anche del liberalismo nulla ci divide... Vinceremo, e sapete con che? Vi svelo il segreto di questo convegno: in cinquecento monasteri di clausura sparsi per l'Italia migliaia di suore, anime angeliche, pregano per noi. E pregano per noi in tutto il mondo le Clarisse, le Carmele, i Trappisti... Ecco la nostra forza, ecco perchè siamo sicuri ». Mai come a questo momento rincontro per il quale con tanto amore si sta lavorando nel Convegno ci è parso ad un tempo più vicino e più distante. L'accostamento, o la costrizione, della religiosità laica alle posizioni deiie suore di clausura era troppo paradossale per non lasciar un fremito d'inquietudine. Ma è anche vero che si prega Dio in molti modi. I mali del mondo nascono forse proprio dalla incomprensione per tutti questi diversi ma ugualmente meritori modi di preghiera. La Pira, pensiamo, voleva soltanto spendere una delle sue conturbanti parole contro quella incomprensione. Enzo Forcella iiiimiiiiniiMiiiiiniimimiiiiiiiiiMuiiuiuiiiiH

Luoghi citati: Firenze, Gerico, Italia