Si dispera ormai di salvare i tre alpinisti torinesi scoili persi

Si dispera ormai di salvare i tre alpinisti torinesi scoili persi Oltre venti cordate riprendono oggi le dittici li ricerche Si dispera ormai di salvare i tre alpinisti torinesi scomparsi Spazzati da una valanga o annientati dal rabbioso fulmine di mercoledì scorso? Tracce di slavine sul monte Villano - Il racconto del gerente del rifugio Amprimo (Dal nostro inviato speciale) Bussoleno, 4 giugno. A pagina SO sul registro del rifugio Onelio Amprimo, ai 1300 metri di Pian Cervetto, si allunga una colonna di nomi: quelli dei componenti le varie comitive di soccorso che ieri ed oggi si sono avvicendate alla ricerca dei tre alpinisti torinesi scomparsi mercoledì. Ogni spedizione ha segnato sul registro l'ora di partenza, quella di rientro, il percorso e i risultati delle ricerche. Questi si ripetono con desolante monotonia: « esito negativo »; Due sole parole, spoglie, fredde che celano probabilmente una tragedia. Perchè ormai a 60 ore dalla loro scomparsa le speranze di ritrovare in vita i tre torinesi non restano appese che ad un debolissimo filo. Eppure le oronache dell'alpinismo ricordano molti casi di scalatori ritornati incolumi dopo incredibili avventure, quando già tutu li credevano persi: sperando che si ripeta uno di questi casi straordinari gli amici degli scomparsi con tenacissima fede continuano le ricerche. Purtroppo il maltempo ha imperversato ancora oggi: le cime dei monti sono state per tutto il giorno avvolte da una fitta nuvolaglia; pioggia, grandine, neve si sono scatenate in alta montagna. E la zona da perlustrare è vastissima, perchè i tre, quando partirono dal rifugio, commisero una grave imprudenza. Non segnalarono cioè al custode quale era la loro meta. Gemma Gallo, Antonio Rosso e Carlo Ferrari erano arrivati al rifugio Amprimo sull' imbrunire dì martedì. Avevano cenato in fretta e subito erano andati a sdraiarsi nelle cuccette. Il gerente del rifugio, Francesco Borghese, un pensionato delle ferrovie dello Stato, li aveva svegliati alle 4,50. Il cielo era sereno, si annunciava una bella giornata. Partirono verso le 5 dopo aver sorbito in fretta una tazza di caf- fè. Lasciarono al rifugio due .zaini e la borsa da montagna, della ragazza, con scatolame,\indumcnti, qualche chiodo da[roccia e un martello. Partirono con un solo sacco e le piccozze. Forse nel sacco portavano la corda, comunque nè ti gerente del rifugio, nè il cu- stode, Decimo Chiaberto, la vi- de. Sulla porta la ragazza de- clamava sorridendo: « Salve, dimora casta e pura!>, una frase, come si sa, dell'opera Norma di Bellini. E Carlo Ferrari aggiunse, rivolto al custode: « Torneremo per pranzo: ci prepari una buona pasta asciutta...>. Così ì tre se ne andarono in fila indiana, la ragazza in mezzo ai due giovani, le piccozze sotto il braccio, scomparvero tra i pini che il sole era appena sorto in un ciclo di cristallo. Solo allora il cu- stode si avvide di non essersi informato sitila meta della escursione, ma ricordò però un particolare: la sera prima, a cena, » tre avevano parlato con insistenza del monte Villano, e pensò che si dirigessero da quella parte. Parliamo di questo monte Villano, oggi salito così tristemente agli onori della ero naca. E' una punta modesta, alta solo S66S metri, sullo spartiacque tra la valle di SuS(t e quella del Chisone. Da certi versanti vi si arriva comodamente, ma alcune vie sono difficili e pericolose anche in piena estate, rese più aspre ora che la neve, in questo gite gno bizzarro vi è alta più di due metri. Gl' alpinisti ci van no per fare un po' di palestra, per sgranchire i muscoli, in o a a e vista di ascensioni più impegnative. E' comprensibile, quindi, che i tre scalatori esperti ritenessero di poter rientrare a mezzogiorno. Ma le cose si misero male fin dall'inizio. Verso le 6 il cielo si annuvolò, la nebbia scese ad avvolgere il rifugio, cominciò a piovere. Al di sopra dei duemila nevicava. Nel primo pomeriggio si scatenò un temporale, verso le 16 uno spaventoso scroscio di tuono dalla direzione del monte Villano. Poco dopo quest'ora la porta del rifugio si spalancò, entrarono tre alpinisti. Il custode corse loro incontro: ma non erano i tre partiti al mattino. Era un'altra comitiva di torinesi che rientrava pure dal Villano: e non avevano visto nessuno durante la scalata. Nel rifugio si trascorse una notte d'ansia. Il custode Chiaberto non chiuse occhio, usci infinite volte attratto da grida lontane: ma era solo il vento che urlava tra gli abeti. Appena spuntò l'alba di giovedì non resistette più e scese di corsa a Bussoleno a dare l'allarme. Cominciarono così le spedizioni di soccorso che elenchiamo, premettendo che tutti i componenti — come è legge fra gli alpinisti — si sono prodigati al limite delle possibilità umane, in condizioni atmosferiche estremamente avverse. Il mattino stesso di giovedì una cordata composta da Roberto Giuliani, presidente del Cai-Uget di Bussoleno, Luigi Gontero (consigliere) e SlMo Tourneur, esplorò la base del monte Villano dal versante nord. Esito negativo. Nel pomeriggio dello stesso giorno, altri tre di Bussoleno: Leone Rivetti, Italo Wolkcr, Ariolfo Pertusio percorsero da cima a fondo tre pericolosi canaloni che portano alla vetta. Esito negativo. Questa mattina Mario De Altiertis, guida del Cai, Adelmo Da Milano, Riccardo Pastore, tutti torinesi; Claudio Sartori e Federico Manina, di Bussoleno, hanno compiuto un'arditissima impresa: il giro completo del monte, tenendosi a cento metri dalla vetta. Ancora esito negativo. Nel pomeriggio, un'ultima cordata, composta dai giovanissimi Giuseppe Tarò e Silvano Caffo, due diciannovenni di Bussoleno, si è diretta al Becco dell'Aquila, a breve distanza dal monte Villano. Sono rientrati alle 15 spossati. Ma ancora e sempre: «esito negativo » su tutta la linea. Non il più piccolo indizio, non una traccia, come se Gemma Gallo, Antonio Rosso, Carlo Ferrari si fossero volatilizzati. Qualche improiita sulla neve è stata acorta sopra la località Balmarotto: ma, come si desume dalla posizione delle orme, si tratta di una pista percorsa in discesa e quindi non attribuibile ai tre torinesi, rutti gli alpinisti rientrati al rifugio sono stati concordi nel definire pessime le condizioni della montagna: visibilità nulla, neve alta e fradicia, frequenti tracce di stanine. . 41 cader del sole le ricerche cdslmUAdvatsstIsotto state sospese; riprende-.ranno domani in grande stile| con la partecipazione di una decina di cordate. Già stasera sono giunti a Pian Cervetto la guida Luciano Ghigo, Tomolo, vice presidente del CaiUget, Piero Malvassora e Ivo Alderighl. i protagonisti della drammatica avventura sul Cervino, lo scorso Natale. Altri arriveranno domattina. Se il tempo sarà buono, come stasera promette, tutta la zona sarà esplorata metro per metro. Per ora non resta che at¬ l ¬ tendere, mentre per le vie di Bussoleno si intrecciano le discussioni, mulinano le supposizioni più diverse: ì tre sono stati spazzati da una valanga? Sono stati annientati da quel fulmine che scoppiò rabbioso alle 16 di mercoledìt Si trovano, feriti e assiderati, tua ancora in vita, in qualche baita? Le ore trascorrono lente, fasciate di mistero. Domani si attende dalla montagna un miracolo, q, na. Gemma Gallo I torinesi Antonio Bosso (a sinistra) e Carlo Ferrari TI custode del rifugio Amprimo, Chiaberto, (a sinistra) e il gerente Borghese esaminano gli zaini degli scomparsi