Cinquanta milioni in cambio del silenzio

Cinquanta milioni in cambio del silenzio MI processo dei miliardi Cinquanta milioni in cambio del silenzio Roma, 1 giugno, nPer appurare se effettiva- imente Domenico Ciurleo uno clvctlvo , ; l n a a n l e dei principali imputati nel «processo dei miliardi» abbia ricevuto la proposta di un compenso di 50 milioni per rivelare i nomi del veri finanziatori delle operazioni valutarie e se abbia consentito il sequestro d'importanti documenti in suo possesso, l'aw. Antonio Lemie, difensore dell'imputato, ha chiesto stamane, in apertura di udienza, la citazione degli avvocati dello Stato Cesare Arias e Carmelo Carbone e dell'aw. Attilio Iannone. Tutti e tre 1 testimoni di cui è stata invocata l'audizione, avrebbero assistito alle trattative intercorse nel novembre '52 fra Ciurleo e l'Avvocatura dello Stato. Il Pubblico Ministero non si è opposto alla richiesta della Difesa ed il Tribunale si è astenuto per il momento dal prendere una decisione In proposito. Il primo degli imputati interrogati stamane è stato Ermanno Amori, un ex-capitano dei carabinieri che dopo essersi occupato per qualche tempo della vendita di automobili, si associò ad Angelo Tolentino, Imputato contumace, ed entrò a far parte nella qualità di socio e di consigliere di amministrazione della Società « Fiepi » esportatrici ed importatrice di prodotti chimici, costituita nel gennaio '49 e sciolta nell'ottobre '50. Questa ditte compì in tale periodo ben 170 operazioni valutarie presso il «Credito Ita llano » e gli assegni rappre-1sententi il controvalore dei dollari in lire italiane, recano dLla Arma di Ermanno Amori, di Giuseppe Longoni e di Luigi Rossi. Presidente: «E le fatture °IPr°-forma; attestanti l'ayyenu-j- to aP?u,ist° d\,mer°l a11 este" Irò, chi le compilava?» !Amori: «Io non di certo. Ho sempre creduto in buona fede che provenissero dall'America. Del resto, erano quasi sempre scritte in Inglese ed io non conosco tale lingua». Olivo Sencinl, amministrato-re delegato della società Ter-geste di Roma, ottenne nove licenze di importazione. In periodo istruttorio l'accusato asserì che tali licenze sarebbero servite, non per introdurre merci in Italia, ma per procurare valuta pregiata all'agente di borsa milanese Aldo Ravelli. Successivamente egli spiegò al giudice istruttore che si trattava di un caso di omo- nimia e che il Ravelli, da lui indicato, non poteva identifl carai nell'agente di borsa mi lanese. Oggi ha ripetuto tale versione, aggiungendo di non conoscere costui personalmente, ma di averlo visto solo da lontano nei pressi della borsa. Il processo continuerà giovedì.

Luoghi citati: America, Italia, Roma