Progetti alla Fiera di Padova per il commercio fra l'Italia e l'Est di Gigi Ghirotti

Progetti alla Fiera di Padova per il commercio fra l'Italia e l'Est Progetti alla Fiera di Padova per il commercio fra l'Italia e l'Est Allo studio un "Centro d'affari,, - // discorso dell'on. Saggin, un promemoria del lanificio Rossi e il parere del conte Marzotto - Il sen. Merzagora visita gli stands (Dal nostro inviato speciale) Padova, 31 maggio. Dopo il sorprendente avvio di sabato — inaugurazione senza inni nazionali, senza discorsi ufficiali, assente qualsiasi rappresentante qualificato della politica governativa — la Fiera Internazionale di Padova ha accolto oggi la visita del presidente del Senato senatore Merzagora, nella mattina, e del ministro della Pubblica Istruzione on. Martino nel pomeriggio. L'on. Mario Saggin, presidente della Fiera, ha pronunciato il suo atteso discorso illustrando al senatore Merzagora < la necessità improrogabile di addivenire a una chiara disciplina delle Aere e a una loro razionale e utile distribuzione di tempo e di luogo; infine, a una delimitazione precisa della qualifica di internazionalità>. Chiaro il senso di questa presa di posizione: la Fiera di Padova che è sorta nel 1919 sulle radici di un antichissimo mercato agrario, condivide con altre quattro fiere soltanto in Italia il titolo riconosciuto solennemente nel mondo di < campionaria internazionale ». <E' un biglietto di presentazione estremamente impegnativo, anche nei confronti dell'estero, e l'abuso della qualifica da parte di organizzazioni modeste e instabili può portare a una menomazione del prestigio stesso nazionale >, ha proseguito l'on. Saggin. Al relatore ha risposto con parole di vivo elogio per l'organizzazione della XXXII Fiera di Padova, il presidente del Senato Merzagora. Sul punto dove l'attesa era più viva, e cioè circa l'intenzione di impostare il problema dei rapporti commerciali con l'Oriente europeo, il presidente della Fiera Saggin è stato molto cauto, forse messo in guardia dagli echi che la sua annunciata iniziativa ha suscitato nel mondo politico. Come abbiamo scritto sabato, la presenza alla Fiera di Padova delle delegazioni ufficiali dell'URSS, della Cecoslovacchia, della Bulgaria e dell'Ungheria, ha fatto maturare il proposito di creare quattro Camere di Commercio per gli scambi tra l'Italia e questi Paesi. Oggi nel suo discorso l'onorevole Saggin non ha fatto cenni espliciti a questo proposito. A loro volta gli organizzatori della Fiera, mentre non smentiscono che una iniziativa di tal genere sia allo studio, si preoccupano di precisarne le finalità e le proporzioni. Non più di Camera di Commercio Italia-URSS, Italia-Cecoslovacchia, ecc. si parla oggi, ma di < Centri d'affari >'con sede permanente presso il Palazzo delle Nazioni della Fiera di Padova; tali centri avrebbero lo scopo di coltivare i rapporti tra il nostro Paese e i quattro Stati. Il più cauto linguaggio d'oggi rispetto a quello dì sabato deve mettersi in relazione a due fatti abbastanza importanti; dapprima il timore di allarmare prematuramente i Ministeri e gli ambienti politici Interessati e la preoccupazione di far nascere ingiusti sospetti di eresie dottrinarie e di filocomunismo; in secondo luogo Il mancato arrivo, a tutt'oggi, dei delegati russo e cecoslovacco.'attesi a Padova soltanto per giovedì. Dalla loro buona disposizione dipende, ovviamente, per gran parte, la riuscita dell'iniziativa. Tale iniziativa acquista tanto più rilievo quando la si mette in relazione con la figura dell'on. Saggin, che l'ha lanciata e l'ha messa allo studio. L'on. Mario Saggin, deputato di Padova fino alla scorsa legislatura, è uno degli uomini più in vista della D. C nella regione; presiede, oltre alla Fiera, anche la Biennale d'arte triveneta che si svolge la Libertà, e infine la Associazione Triveneta Volontari della Liberta, e infine l'Associazione Nazionale dei Dottori Commercialisti. Gli echi suscitati in tutti 1 settori dell'industria e del commercio dalle indiscrezioni trapelate, sono giunti numerosissimi anche nel recinto della Fiera. Si ricorda che secondo tabelle ufficiali, l'Italia esportava nel 1934 in Bulgaria 4432 quintali di prodotti lanieri e tessuti e filati di lana; 623 in Cecoslovacchia; 286 in Polonia; 352 in Romania; 2350 in Ungheria. Nel 1951, sempre secondo tabelle ufficiali, l'esportazione tessile italiana verso i suddetti Paesi fu ridotta a 98 quintali alla Bulgaria e a 87 in Cecoslovacchia. Nemmeno un quintale di tali prodotti risulta esportato negli anni 1952 e 1953, nei Paesi di cui abbiamo parlato. Il Lanificio Rossi al quarto convegno nazionale per il commercio estero, tenutosi a Milano nello scorso aprile, presentò una < memoria > nella quale si ricordava, a proposito dei rapporti con l'URSS: «Il mercato russo è molto vasto e la sua capacità produttiva di articoli lanieri è senz'altro inadeguata al consumo, ciò che consentirebbe una possibilità di nostre regolari esportazioni. Qualche progresso — continuava la relazione del Lanificio Rossi — è stato realizzato nel settore del tessuti di lana, per I quali si è iniziata una concreta esportazione nel '51. Va segnalato però il fatto che, nonostante questa situazione promettente dal punto di vista generale, persistono ancora molte difficoltà per le singole aziende, in quanto gli affari con l'Unione Sovietica sono molto difficili, e sem¬ lcèsLpacnedlnlrfacoU bra che solo poche ditte riescano a trovare la giusta via >. Il pro-memoria concludeva: c Siamo dell'opinione che ora sia necessaria una decisa opera di chiarificazione da parte dei nostri Ministeri interessati >. In 'realtà l'accordo commerciale vigente con l'URSS prevede l'esportazione annua di cinquecentomila metri di tessuti di lana, ma questo contingente è considerato troppo ristretto ed è sentita la necessità (citiamo sempre dalla < memoria > del Lanificio Rossi) < di predisporre le cose affinchè ogni ditta possa concorrere^ liberamente a eventuali forniture con la collaborazione della delegazione sovietica in Italia e degli enti importatori di Mosca >. Alcune settimane fa, rispondendo a rilievi di carattere politico, uno dei massimi esponenti dell'industria tessile italiana, il conte Paolo Marzotto, rendeva di pubblica ragione il fatto che la propria azienda aveva, in effetti, esportato recentemente tessuti \n paese di oltre cortina «ricevendo ini miiiiinnimimniiiiimimiHimiiiiiiiiiMiiiM cambio grano e petrolio non iscritti ai P.C.I. >. In altre parole, anche in ambienti che non è possibile sospettare di filocomunismo, la ripresa dei rapporti commerciali con i paesi dell'Oriente europeo appare giustificata da necessità economiche obiettive. Non solo l'industria laniera, anche quella dei cantieri navali, delle macchine per estrazione di petrolio, per la produzione di tessili, per la fabbricazione di apparecchiature elettriche, di pompe per l'agricoltura, sarebbero interessate a tale riapertura. E ancora, agrumi e prodotti ortofrutticoli potrebbero, a detta degli esperti della Fiera di Padova, trovare mercati di assorbimento in Paesi d'oltre cortina. c E' un problema di tecnica mercantile, non di politica », si dice a Padova. Le liste merceologiche di compensazione, predisposte dai ministeri, appaiono Inattuali, spesso gli accordi esistenti sono inapplica- i bill. Ed è perciò che la Fiera ha proposto l'istituzione di quei centri comuni, per agevolare la chiarificazione reciproca dei rapporti sul plano commerciale tra l'Italia e l'est europeo. Gigi Ghirotti