Andiamo in Portogallo

Andiamo in Portogallo Andiamo in Portogallo E' giunta l'ora di Eca de Queiioz. A distanza di pochi mesi, sono apparsi // mandarino (B. U. Rizzoli), una scelta di racconti col titolo Una strana ragazza bionda (Universale Economica), un monumentale omnibus edito da Gherardo Casini e contenente L'illustre Casata Ramires e La Capitale (Roma, 1954) seguendo da vicino // cugino Basilio GYlondadori ed.), che dopo La colpa del Prete Amaro mi aveva rivelato lo scrittore portoghese, vissuto dal 1845 al 1900. Per felice combinazione, Giuseppe Carlo Rossi ha stampato ora per i tipi sansoniani, una pregevole e illustratissima Storia della letteratura portoghese, che ci conduce a esplorare nuovi orizzonti, almeno per il lettore italiano. Con La città e le montagne (Utet) e La reliquia (Carabba), buona parte dell'opera di Eca de Queiroz diventa quindi accessibile alla nostra curiosità. Paladino e scopritore di Eca de Queiroz, a dire il vero, era stato già da noi un poeta di gusti umanistici, Luigi Siciliani, buon traduttore di erotici greci e di lirici inglesi, il quale nel marzo del 1913, esclamava: «Desidero che la sua opera e il suo nome siano noti in Italia. Siamo stufi, arcistufi, di Parigi e delle capitali monotone coi loro pagliacci insensibili e le smorfie dei loro buffoni! Andiamo in provincia per rinfrancarci e riposarci. Non è forse il Portogallo, una provincia del nostro mondo latino? ». Ingenui entusiasmi. Nondimeno, era esatto che Ega de Queiroz aveva subito l'influenza dei naturalisti francesi — si disputò a lungo se La colpa del Yrete Amaro avesse preceduto o no La faute de l'abbé M olir et zoliana; e non c'è dubbio sulla parentela della Casata Ramires con la flaubertiana Education sentimentale — e persino delle Memorie di Giuda del nostro tuttora ignorato e a torto disprezzato Petruccelli della Gat grpodeil leragdegpstcoLcoqddTsèspcainclaavzecasirsestscnnliscddnfaladaLatosefgmtpsrtina. Luigi Siciliani giustamente | cdiceva: siamo dunque in fami-lfiglia. E, con l'attuale ripresa del j ngusto pel romanzo realistico e di | ccostumi, possiamo aggiungere: {m3 1 j anche alla moda Come i suoi compagni del « gruppo dei cinque », E?a de Queiroz appartiene infatti a quella seconda metà dell'Ottocento che filtra le esperienze romantiche, ritrae e satireggia la civiltà borghese, si proclama volontieri scettica e positivista, e in realtà si attiene a degl'ideali artistici che si riassumono nel nome di Flaubert. Laureato in legge, ma senza vocazione per l'avvocatura, fece del giornalismo, fu segretario di prefettura, passando negli ultimi vent'anni alla carriera consolare che lo portò all'Avana, in Inghilterra, e finalmente a Parigi dove morì all'alba del nuovo secolo. Con il monocolo legato a un cordoncino nero, il fiore all'occhiello, il colletto alto e inamidato, la cravatta a jabot, i baffi spioventi; assieme anticlericale e mistico, sovversivo e conservatore, audacemente « realista » fino all'incesto incluso, E?a de Queiroz è una figura ti- ! pica della fin de siede. E la sua opera ne rispecchia molti e vari aspetti. 11 primo suo grande romanzo uscì nel 1875, e fu La colpa del prete Amaro, tradotto durante il fascismo da Giacomo Prampolini per la Biblioteca Romantica Mondadori, che l'ha ristampato nel 1945. Affronta il tema del celibato dei preti, descrivendo con pittoresca e saporosa minuzia la seduzione di una ragazza, e la soppressione del neonato: libro cupo e terribile, senza de- lndbiettlnccfCmnmgpmMsmsrcclamazioni, con un amaro cpilo-jsgo sul quale si riflettono i baglio- Isri degl'incendi della Comune. !sEguale sarcasmo pervade II cu nddtaggino Basilio, storia di un adulterio sullo sfondo del quale c'è una diabolica figura di serva ricattatrice, la più originale e potente del romanzo, giacché il dongiovanni è comune e volgare e la sua Bovary una stupida, entrambi travolti da una fiammata sensuale senza domani. 11 narratore disprezza i suoi personaggi, vitupera la società ipocrita in cui vivono, ne descrive compiacentemente gl'istinti e gli sfoghi, non si ferma dinanzi ai particolari più prosaici. Con // mandarino passiamo al racconto filosofico. L'eroe è un impiegatucolo che cede, sotto la j suggestione del diavolo, alla ten-ltazione di uccidere uno scono-1 sciuto a distanza, un cinese qua- K, , ,. , • c- lunque che gli lasci una fortu-jna. Egli agisce quasi per picca, |incredulo, suonando un campa- jnello, e si trova di punto in biandco ricchissimo. Sprofondatosi poi .... : , ,,. • ;in tutti i piaceri che 1 ™magi-jnazione e le privazioni SU face-ìvano sognare, viene afferrato dal'rimorso, e si reca in Cina, per riparare al malfatto e beneficar jgli eredi del mandarino. Vani ci bj.su» i tentativi, e nuovi peccati, per cui|dopo esser deliberatamente tor-jnato alia antica povertà e riot tenuta la ricchezza, muore dispe rato (questa almeno è la versio ■ V -i d „„n., „;,„,.., ine italiana; il Ross, nella citata Letteratura portoghese, dichiara' che « il protagonista finisce ucciso in un'imboscata »). In attesa della traduzione dei Maja, storia di una famiglia e di un amore incestuoso, riponiamoci all'originalissima Reliquia. Anche qui, l'ottusità, il peso, la grettezza della vita provinciale portoghese sono magistralmente descritti. Per captare un'eredità, il protagonista si finge baciapile, e va in pellegrinaggio in Terrasanta. Senonchè, giunto sui luoghi sacri, il tempo ritorna indietro di diciannove secoli, ed egli partecipa sbalordito alla passione e crocifissione di Cristo. Questa mescolanza di antico e di moderno sarà ripresa ne L'illustre Casata Ramires, però con minori effetti: nella Relìquia, è efficacissima, nè vale a disperderne il ricordo, la beffarda conclusione: il reduce dalla Terrasanta crede di portar con sè un frammento della corona di spine del Salvatore; invece, dalla cassetta aperta dalla zia bigotta in gran cerimonia, esce la camicia da notte di una ragazza con la quale l'eroe aveva avuto una avventura, e tutte le sue speranze crollano. L'ambizione, i desideri di ricchezza e di amori, tormentano anche i due protagonisti, molto simili, AcW Illustre Casata Ramires e de La Capitale. Il primo, si sente rampollo degenere di una stirpe famosa, di cui rivive e riscrive le glorie — appunto la narrazione procede di pari passo nella rievocazione delle medievali prodezze degli avi, e delle meschine peripezie e lotte del loro discendente — vergognandosi delle bassezze che lo circondano, e del proprio contegno che favorisce l'adulterio della sorella, però gli assicura un seggio di deputato. Il secondo, mira alla fortuna letteraria, e sciupa a Lisbona una discreta eredità, fra adulatori e donne di malaffare, tornando, con le tasche vuote, a seppellirsi in provincia. C'è, in entrambi i romanzi, il contrasto fra gl'ideali sentimenti, e la volgarità prosaica dell'ambiente; e mentre la Casata Ramires è lenta e un po' stucchevole, La Capitale, specie verso la fine, mostra l'unghiata del leone. E i parassiti, la ragazza, le miserie del | collage vanno oltre j modelli di lfialzac e di Zola, toccano già le j nervose annotazioni dei Gon | courti e dell'Huysmans di En {ménage. Della fertilità e diversità dell'ingegno di Eca de Queiroz sono infine prova i racconti a capo dei quali sta Una strana ragazza bionda: ivi appare il tema che ispirerà La città e le montagne, e che del resto corre per quasi tutta l'opera dello scrittore, l'antitesi fra la vita campestre e quella di società: si trovano anche nella prima le anime morte e i corpi grossolani, tuttavia essa ricollega l'uomo alla natura, gliene fa sentire la poesia: il finale di Civiltà è « il tremolio della prima stella e i bovi che si dirigono verso la stalla, al canto dei mandriani ». Una delle caratteristiche dello «1111111111 11 11 II 11111111M111111111 II IM111 11 11111 1 ■ scrittore portoghese, è la sua attrazione verso l'aspra lotta fra i sessi, nella quale di solito la donna vince, domina, tradisce e fa soffrire: quanti personaggi sono vittime del suo fascino, ridotti a stracci, a rottami, eppur legati al suo carro! Rari i casi in cui l'idillio finisce bene, come nel Defunto: quasi sempre, o ci si riduce a trascinar stancamente le pantofole coniugali, o si resta soli, abbandonati, dolenti. E questo pessimismo si estende alla intera società, alla vita politica, corrottissima; al destino stesso del Portogallo, sferzato dai ricordi delle passate glorie, e incapace di emularle. Di qui una costante malinconia, un'amarezza diffusa, che sta in sordina ma ogni tanto esplode in invettive. Negli scrittori naturalisti francesi, tutti assorti nella creazione artistica, manca questa nota nazionalistica, coscienza storica. In Eca de Queiroz, è sempre viva e presente. Grazie a Luigi Siciliani, a Giuseppe Carlo Rossi, a Laura Marchiori, a Mario Puccini, a Giacomo Prampolini traduttori, un nuovo panorama letterario si apre ai nostri occhi, uno scrittore di polso e di razza ci è rivelato. Andiamo in Portogallo. Arrigo Cajumi « " > I ' ' l ' 11 ' ' I ' 11 ' ' MITIHI ( 11 r 1 111111