Morte della Fanteria di Paolo Monelli

Morte della Fanteria UWA PATETICA <• < EI. EH K A ZI O XJS „ Morte della Fanteria S£Xm1uIé^Sfl at0mk° tUl£9ti C$erciti untarono vecchi e frusti - Oggi il militare lasciato di bombe e innocuo e indifeso come le donne - ! •—«"-• ! —• ----- e i bambini serrati nel rifugio Roma, 24 maggio. Leggo che oggi, 24 maggio, è la festa, anzi la celebrazione dilla Fanteria. Celebriamola pure, la santa, l'eroica, la modesta fanteria; ma tenendo presente che è morta (come del rosto le altre Armi che non siano quella chimica). Quando ripenso che sono stato fante nella guerra del 1915-18 (ero degli alpini, è vero, ma si sa che l'alpino è solo un fante più resistente e più testardo) ho una curiosa sensazione che non saprei ben definire, se d'orgoglio o di malinconia, se di nostalgia o di maraviglia. In fondo, la maraviglia è il sentimento più vero che provo; la stessa che avrei se, per un gioco della memoria, mi ricordassi di aver militato sotto Napoleone o sotto il Gattamelata. Già durante l'ultimo conflitto che rivestii l'uniforme degli alpini per andare a fare il corrispondente di guerra, ma insomma mi trovai in prima linea con i soldati in Marmarica e in Balcania, e mi capitò spesso di dover gettarmi dentro ad una buca come loro per ripararmi dalle bombe degli aerei, e mi avvenne di andare di pattuglia fuori degli avamposti, già durante quest'ultimo conflitto, se tornavo con il pensiero al precedente, mi stupivo che nel corso di pochi anni l'arte bellica fosse mutata di tanto. Mi rendevo già conto che, combattente fra il '15 e il '18 In Valsugana, sulle alpi di Flemme, sugli altipiani dall'Ortigara alle Melette, avevo avuto la ventura di partecipare alle ultime battaglie di fanteria vere e proprie, belle battaglie secondo tutte le regole studiate al Corso allievi ufficiali e più o meno le stesse dai tempi del Turenne, del Montecuccoli, di Napoleone, di Moltke. Battaglie precedute da lunghe marce di avvicinamento, a piedi, con lo zaino affardellato; si andava sicuri fin presso alle prime linee perchè si era ancora fuori della gittata dei cannoni nemici e quel pochi apparecchi che sì e no volteggiavano sulla testa mollavano tutt'al più bombette da cinquanta chili; e prima di attaccare si lasciava la sua parte all'artiglieria, assai più potente e micidiale, certo, che nelle guerre dell'Ottocento, ma che seguiva le stesse norme tattiche buone per la guèrra del 1870. Poi si andava veramente all'assalto, e, trovandosi così Ravvicinate le due fanterie avversarie, le due artiglierie uscivano per un poco di acena e restavano 1 fanti a colmare il quadro: si attaccava come ci avevano insegnato in piazza d'armi, manovrando più o meno come i legionari romani o gli svizzeri del secolo XVI, a ondate successive, in ordine sparso, la baionetta fissata alla canna del fucile, e la bomba a mano. E così si occupava la posizione nemica, se l'attacco riusciva; e nell'attesa del tradizionale fuoco d'artiglieria di demolizione si cominciava a scavarsi un riparo, o ad approfondire il riparo già esistente, con la vanghetta ed il piccozzino portati sempre appresso con lo zaino, come 1 soldati romani recavano seco una vanga ed un'accetta. Tutto era certo e tradizìo naie; la guerra era ancora a due dimensioni; nessun timore ci angustiava per la sorte delle famiglie. Ci sorrideva la visione di andare a riposo in una seconda linea a quindici venti chilometri dalla prima, sicuri di essere lasciati tranquilli (dal nemico, si capisce che in retrovia spesso ci angariava l'avversario casalingo, quello che fece esclamare al capitano Réan, comandante della 297" compagnia alpina, quando in piena battaglia dell'Ortlgara un guardiafili venne a dirgli che la comunicazione telefonica con il comando della divisione era ristabilita, «Cribbio, siamo circondati!». Nell'ultima guerra le cose si cran già cominciate a guastare. L'aviazione si rivelò arma Più nemica dei borghesi nelle città che dei militari al fronte. A noialtri vecchi soldati del '15-'18 non faceva paura il bombardamento dall'alto in campagna aperta, avendo imparato che la buca o ti salva del tutto la pelle, o nella peggiore delle ipotesi, se presa d'infilata dalla bomba, ti garantisce una morte immediata di cui non hai tempo di avere coscienza; mentre nel ricordo restavano assai più intollerabili i tambureggiante bombardamenti terrestri della guerra precedente, con cannoni di tutti i calibri, che duravano ore ed ore ed erano un'atroce agonia senza sosta nò speranza. Il classico combattimento di fanteria nell'ultima guerra fu molto spesso sostituito dal combattimento dei carri armati, strane battaglie che più che a scontri terrestri somigliavano alle battaglie navali. Molto spesso il compito dei fanti, preceduti dal bombardamento a tappeto degli aerei, fu solo quello di marciare, fcnzl di essere trasportati da quattro ruote comodamente teduti verso una meta già sgombrata dall'avversario. Solo in certo condizioni, come iella ritirata di Russia, sJ ebbero ancora battaglie di fanti •Gl'antica; 1 battaglioni alpini dovevano ogni sera, arrancando a piedi nella neve, conquistarsi il ricovero per la notte, scacciando dal paese 1 russi <-he gliene contendevano l'ac'-esso. Non si poteva più affermare che la fanteria fosse anfora la regina delle battaglie; ma aveva ancora il diritto ad «sere riconosciuta arma efficace e spesso decisiva di conquista. Ma un giorno d'agosto del 1045 una bomba cadde sopra 'a città giapponese di Hir0: cima, e à'un colpo tutto il "ostro mondo diventò vecchio e frusto; ma più vecchi e frusti che mai gli eserciti, fatti Imli la daantrascstatermodivmirabila nagudi chsi doneto38mnoinmbivemLcoperto i falsari dCerlemrlipsfimdvlp Improvvisamente simili a quelli dei capitani di ventura; e la fanteria retrocessa ad arma da museo, con il suo fuclletto, anche se trasformato In mitragliatore, e la bomba da scagliare a pochi metri di distanza, e la vanghetta per interrarsi. Arma da museo, siamo giusti, da quell'agosto 1945 diventarono anche le altri armi, l'artiglieria ed 1 carri corazzati e tutto quel formidabile armamentario fatto fino a quel giorno sempre più minaccioso e perfezionato. La guerra è ormai una faccenda di gas, letali non si sa fino a che distanza dallo scoppio, non si sa per quanti giorni o mesi dopo lo scoppio; 11 militare nella torretta del carro armato, o dietro ad un pezzo da 380, o fasciato di bombe e di mitragliatori, è altrettanto innocuo, è una patetica vittima indifesa e passiva nello stesso modo delle donne e dei bambini serrati in fondo al ricovero cittadino. Così scrivendo, a quel sentimento di meraviglia di cui di¬ cevo ne succede uno di malinconia. Non la malinconia dell'uomo maturo che ripensa alla giovinezza; la vede rifiorire nei figli, con gli stessi fenomeni e gii stessi errori e ne ha consolazione; anzi talvolta si complace di essere fuori da quelle possibilità di errori e di tristezze senza cagione, sempre le stesse per ogni nuova generazione. Ma 1 vecchi fanti pensano alla loro giovinezza di combattenti come ad una cosa morta, che non si rinnoverà mal più nei soldati nuovi anche se abbiano ancora un'uniforme, e siano ancora vincolati da una disciplina formale, più meno Identica a quella di allora, sveglia, rancio, libera uscita, ritirata, rivista al bottino. La nostra esperienza del Carso e degli altipiani, dell'Albania e della Russia, non servirà più a nessuno. Potevamo ascoltare con venerazione, volontari diciottenni, il generalone che ci raccontava di quan do, diciottenne a sua volta, si era arruolato per la campagna desacoscdnsulecodelaFfasoccastaddncmvtavbIvsiimi iiiiiimi i mimi ■ m del '66; le nostre esperienze sarebbero state più o meno come le sue, anche se il secolo scorso l'artiglieria sparava più davvicino e faceva minor danno. Era andato all'assalto al suono della tromba, Il generale; ma anche il capitano Rossi comandante la 96» compagnia del battaglione alpini <Antelao >, l'anno 1916, al Masare di Fontananegra, fece suonare la fanfara per confortare 1 suoi soldati a morir bene. Ma a noi conviene tenere chiusa la bocca; in quest'era atomica i nostri racconti sonerebbero così antichi e stantii come quello di uno scampato alla battaglia di Canne che tenesse circolo nel Foro Romano, narrando come 1 cartaginesi con una manovra a tenaglia mai prima veduta (ma poi più volte usata con buon esito, e l'ultima volta da Hindenburg a Tannenberg l'agosto de] 1914) presero In mezzo astati e veterani e veliti, e con quelle loro cortis slme spade se li tagliarono a Paolo Monelli

Luoghi citati: Albania, Carso, Roma, Russia, Tannenberg