La Chiesa avrebbe bisogno di due milioni di sacerdoti di Francesco Rosso

La Chiesa avrebbe bisogno di due milioni di sacerdoti La Chiesa avrebbe bisogno di due milioni di sacerdoti Ne ha 532.000 - Un'occhiata alla Diocesi di Milano - Per la maggior parte gli iscritti a quel seminario sono tigli di operai - Il pericolo di iniziare i giovani ai problemi sessuali - Severità della Chiesa: meglio pochi ma buoni (Dal nostro inviato speciale) Milano, maggio. Da dicci anni le iscrizioni di nuovi chierici nei seminari d'Italia sono sempre meno numerose. Poco avvertibile nell'immediato dopoguerra, il fenomeno si è sempre più aggravato fino a preoccupare seriamente le autorità ecclesiastiche preposte al rinnovamento dei quadri del clero. he classi del liceo e della teologia sono ancora siifflcientemente frequentate; le diserzioni incominciano con le classi della scuola media e del ginnasio, dove le iscrizioni si sono ridotte di oltre un terzo in meno in otto anni. La crisi del sacerdozio, già cosi evidente oggi, si farà ancor più acuta fra sei o sette anni, quando le nuove leve arriveranno all'ordinazione. Al SO giugno 1050 in Italia, su una popolazione di quasi 45 milioni di abitanti c'erano 57 mila 957 sacerdoti così suddivisi: 43.350 preti secolari è 14 mila 607 religiosi dei vari ordini. C'era cioè un sacerdote per ogni 800 abitanti circa. Benché non si disponga di cifre più aggiornate, si può ritenere che da allora la proporzione sia ancora diminuita, che ci siano cioè meno preti oggi, rispetto alla densità della popolazione, che non nel 1950, Gonio indice di questo regresso del clero, abbiamo scel¬ to il seminario della diocesi di llllllItlllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllIlHlllll) Milano dove, per le più floride condizioni economiche, le iscrizioni dei nuovi chierici sono diminuite sì, ma senza però subire il tracollo verificatosi in altre regioni. L'anno scolastico 19SS-'S3 fu il meno frequentato del seminario milanese: le iscrizioni furono soltanto 651. Da quell'anno però continuarono a progredire costantemente fino a raggiungere la cifra record di 1366 nell'anno scolastico 1944-45. Presero poi a scendere altrettanto costantemente negli anni successivi per raggiungere i 999 dell'anno scolastico in corso. In otto anni, anche il seminario di Milano ha perduto quasi un quarto delle iscrizioni. Le cause di questa crisi, lo abbiamo già detto, sono molte e complesse. Al primo posto bisogna mettere quelle di carattere economico. Un tempo il nerbo del clero secolare era formato da sacerdoti provenienti da famiglie contadine. Il seminario di Milano reclutava suoi chierichetti nelle zone agricole della Lombardia, nella Brianza e nel Lodigiano. Scarso era l'apporto delle famiglie operaie e della media e ricca borghesia. Oggi la situazione si è completamente invertita: il contadino si è arricchito ed avvia i figli alle professioni libere; il suo posto nell'alimentare i seminari lo ha preso l'operaio. La maggior parte degli iscritti al seminarlo di Milano, infatti, provengono ora dalle zone industriali, del Varesotto da Gallarate, Busto Arsizio ecc. L'operaio, però, non ha molte disponibilità per mantenere il figlio in seminario, anche se la retta di 6-7 mila lire al mese può sembrare modesta, ed è anche questo un motivo che influisce sulle minori iscrizioni di nuovi chierici. Le proporzioni delle classi sociali oggi rappresentate nei seminari della Lombardia so no espresse in queste cifre: VSO per cento sono figli dì opc rai dell'industria, il 13 per cento di impiegati, professioni sti e contadini, il 7 per cento provengono dalla ricca borghesia e dalla nobiltà. Questa situazione influisce potentemente sulla formazione delle nuove leve clericali. Mentre i figli dei contadini provenivano dall' ambiente della campagna, i figli degli operai vivono in quello più smalizia to della città. Per questo mo tivo il 50 per cento degli iscrit ti alla prima classe del ginnasio non arrivano all'ordinazio ne a sacerdote. Ad un certo punto lasciano gli studi e ritornano allo stato laico, incuriositi, o sedotti, da una vita molto diversa da quella trascorsa in seminario. Conie sono numerose le vocazioni tardive, cioè di giovani che si ritirano in convento o in seminario quando magari sono sul punto di sposarsi, altrettanto numerose sono le resipiscenze di giovani religiosi che abbandonano la carriera ecclesiastica per sposarsi, quando sono sul punto di essere ordinati sacerdoti. Questo fenomeno può essere spiegato dalla diversa educazione che è impartita ai gio vani di oggi, un'educazione più aperta, forse eccessiva, su ar-gomenti di natura delicata.quale la procreazione e la fun-zione sessuale. Il Pontcfìccnella sua enciclica nSaera Vir-ginitas», ha esplicitamentecondannato quegli c educatori che si credono in dovere diiniziare fanciulli c fanciulle innocenti ai segreti della prò- creazione in maniera che of- fende il loro pudore ». Avendo dinanzi agli occhi fin dall'infanzia, i problemi sessuali, il giovane, anche se pro¬ fondamente cattolico, non trova più la forza per legarsi alla rigida astinenza che la con- dizione di sacerdote richiede epreferisce restare inserito nel- la vita laica pensando di poter svolgere ugualmente opera diproselitismo. Anche qvesta ten- denza al sacerdozio laico è sta- ta condannata apertamente dal Pontefice; per essere veri sa-cerdoti bisogna rinunciare inprimo luogo alla famiglia. <.Ne-mici mei domestici mri> cioè, «i miei nemici sono i miei /a-mi/iari> deve essere ancora la massima del sacerdote. A tanta rigida disciplina si [aggiunge la cautela con cui la Chiesa sceglie i suoi ministri.}Non tutti i giovani possono farsi preti; i figli UlegltttmiAad esempio, sono esclusi dal] sacerdozio. I provenienti daìfamiglie in cui sono csercita-\te professioni violente, cornei quella del macellaio, devono1 subire lunghi esami prima di essere ammessi al seminario, j Minor rigore nella scelta è \eoncesso ad alcuni ordini reli-\giosi i quali possono accogliere anche quei minorati fisici che il clero secolare respinge. La crisi di sacerdoti dovrebbe consigliare maggior larghezza di vedute nel reclutamento dei chierici, ma la Chiesa persiste nelle regole secolari da cui non ha 7nai deflettuto e preferisce avere un clero ridotto nei ranghi, ma ben srldo intorno ai princìpi Simo. Il risultato di questa linea di condotta si compendia però in alcune cifre che lasciano perplessi. Abbiamo detto quanti preti e frati ci sono in Italia; uno sguardo al panorama mondiale impressiona, ancora di più. Al 30 giugno 1950 sui due miliardi e £00 milioni di uomi basilari del cattolice-\ni che popolano il m07ido\c'erano 532 mila sacerdoti cn«-!tolici II numero di preti ritc-'nulo appena sufficiente dalla'Chiesa dovrebbe essere di due niilioni. ;II depauperamento dei qua-[Uri del clero se appare imprcs- sionante in Italia, in altri paesi cattolici presenta caratteri di maggior gravità. Nella diocesi di Vienna i posti vacanti nel 1937 erano 371; ìono saliti a 758 nel 1951 e per il 1954 si prevede che manchino 1500 sacerdoti. Al SO giugno 1950 i preti in Francia erano 48.151 e nello stesso anno risultavano 15.416 parrocchie senza parroco. I francesi, cioè, dispongono di un prete ogni mille abitanti. Da queste situazioni nascono i casi sacrileghi che Delannoy ha portato all'onore delle polemiche con il suo discusso IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIl }film € Dio ha bisogno degli uo mini > in cui un ignorante saAcrestano sostituisce il vecchio ] parroco morto e, investitosi ìdel ministero, celebra la messa \c assolve in confessione, i La carenza di sacerdoti può 1 essere ovviata nelle zone evo Iute con i mezzi che offre la j tecnica moderna; il cinema, la \radio ed oggi la televisione pos\sono fare molto. Inoltre, i pre- ti, oltre a potersi spostare rapidamente con moto e automobili, sono aiutati in gran misura da uomini e donne dell'Azione Cattolica nella loro opera di apostolato. Dove, invece, il prete è insostituibile è nelle zone meno progredite, in Asia, ir. Africa, nelle Americhe del centro e del sud. Conscguentemente ai\la diminuzione dei preti anche i missionari sono calati di numero. Le statistiche relative alle missioni si riferiscono ancora al 1936. Iti quell'anno è stata la Francia a dare il più alto numero di missionari mandandone 3373 iti ogni angolo della terra. Seguiva l'Italia con 1151. Se però si pensa che la piccola Olanda, coi suoi 3 mi¬ \Honi e S00 mila cattolici, nello !sfrsso anno aveva mandato ol't™ confine 941 missionari si 'può concludere che l'Italia, pur ospitando la capitale del catto ; liecsimo, non dà al clero mon- [diale quell'apporto che molti credono dia Francesco Rosso