Una enciclica papale sulla castità

Una enciclica papale sulla castità Una enciclica papale sulla castità "Oggi le vocazioni sacerdotali si sono fatte purtroppo rare,, - Il celibato ecclesiastico va mantenato - Condanna alla tendenza che chiede cna più attiva partecipazione dei sacerdoti alla vita del mondo Roma, 30 aprile. Il Papa quest'oggi ha fatto dare pubblicazione di una sua enciclica che porta la data del 25 marzo di quest'anno, intitolata: Sacra Virginitas. Non solo, tuttavia, il tema della verginità e della castità perfetta consacrata al servizio di Dio è sviluppato nella lunga e dottissima enciclica, ma pure vi si trovano accennati o definiti vari altri argomenti che sono in stretta connessione con il programma dell'attività sociale che l'Azione Cattolica si appresta a redigere per l'anno a venire. L'Enciclica sembra avere come scopo essenziale l'esaltazione della verginità come stato di gran lunga superiore al matrimonio, e in questo senso non manca una nuova condanna a tutti quei movimenti che si sono accentuati negli ultimi anni al fine di proporre l'abolizione del celibato ecclesiastico. Il Papa, infatti, esalta la castità perfetta ed osserva che, < se poi una tale legge non vincola nella stessa misura 1 ministri della Chiesa orientale, anche presso di essi il celibato ecclesiastico è in onore, e in certi ca- ÌBÌ, soprattutto quando si trat ta dei gradi più alti della ge rarchia, è necessariamente richiesto ed imposto >. Non solo a questo scopo mira, del resto, l'Enciclica: esaltando la verginità e la castità perfetta, Pio XII interviene ancora una volta per raccomandare alla Cattolicità una speciale cura delle vocazioni sacerdotali che si sono fatte purtroppo, sono parole del Papa, « troppo rare ». « Crediamo opportuno ricordare brevemente un altro errore ancora: alcuni allontanano i giovani dai seminari e le giovani dagli istituti religiosi sotto pretesto che la Chiesa abbia oggi maggior bisogno dell'aiuto e dell'esercizio delle virtù cristiane da parte di fedeli uniti in matrimonio e viventi in mezzo agli altri che non da parte di sacerdoti e di vergini, che per il voto di castità vivono come appartati dalla società. Tale opinione è evidentemente quanto mai falsa e perniciosa. «E' importante sottolineare la nobiltà dei motivi che devono ispirare la scelta dello stato di verginità a preferenza di quello matrimoniale. Non bisogna " astenersi dal matrimonio " — scrive il Papa — per puro egoismo, per paura di addossarsene gli oneri e neppure per un amore farisaico e orgoglioso dell'integrità fisica, ma per consacrarsi più liberamente e più totalmente al servizio di Dio e al prossimo. La rinuncia alle soddisfazioni legittime dell'amore coniugale e delle gioie di famiglia non si giustifica quindi agli occhi della Chiesa che col tendere ad un fine più alto ». Non può naturalmente esser motivo di meraviglia che il Papa affermi la superiorità dello stato sacerdotale su quello laicale: ma il senso vero di questa affermazione è probabilmente da vedere in certe deduzioni che seguono. Il Papa, infatti, attribuisce alla condizione di verginità i successi clic sono stati ottenuti, operando nel mondo, dai maggiori Santi «sociali». Dice difatti: «Come avrebbero potuto affrontare tanti disagi e fatiche quel misericordioso padre dei poveri che fu San Vincenzo de' Paoli, un San Giovanni Bosco, educatore insigne dei giovani, una Santa Francesca Saverio Cabrini, instancabile madre degli emigranti, se avessero dovuto pensare alle necessità materiali e spirituali del proprio coniuge e dei propri figli?». Certamente non è a caso che sono stati citati gli esempi dei Santi « sociali così pure come singolare potrà apparire il richiamo alla cura degli emigranti, nella quale si prodigò la Santa Cabrini, ed alla quale cura è stato assegnato quel don Paoli che condivideva le impostazioni del dott. Rossi. Comunque è ovvio che da simile impostazione derivi in questa enciclica una minore considerazione per quello che è l'apostolato laico: ..Non vogliamo certo disconoscere — dice il rapa — i meriti di quelli che militano nell'Azione Cattolica nè i frutti del loro apostolato: con lt loro opere essi possono spesso raggiungere delle ani me che sacerdoti e religiosi o religiose noi. avrebbero potuto avvicinare. Ma senza alcun dubbio si dei-e far risalire a questi ultimi la maggior parte delle opere di carità». Da queste premesse il documento papale giunge facilmente a condannare quasi come eresia ogni tendenza che sostenga una più diretta partecipazione dei cattolici alla vita del mondo: < Alcuni sostengono che tutti i cristiani, e soprattutto i sacerdoti, non devono essere segregati dal mondo come nei tempi passati, e perciò è necessario metterli allo sbaraglio, affinchè dimostrino se hanno o no la forza di resistere, perchè dicono che chi vuole aiutare le masse deve capire il loro modo di pensare e di vedere. Ma è facile compren dere quanto sia pericoloso ed errato questo sistema ». La risffermazione dei principi tradizionali, vale dunque non solo per difendere il principio del celibato ecclesiastico, secondo quanto sopra si è notato, ma colpisce direttamente, con una condanna chiarissima, tutto il movimento dei pretioperai. Per quanto riguarda i laici, oltre all'attestazione di un valore secondario del loro apostolato, si deve altresì vedere nell'enciclica un monito severo acche seguano anch'essi le tradizionali direttive, rinunciando a tutte quelle aspirazioni di «più completa testimonianza cristiana de] mondo» che appunto in questi ultimi mesi hanno provocato tante agitazioni nelle file della Gioventù Cattolica Italiana. v. g.

Persone citate: Cabrini, Francesca Saverio Cabrini, Paoli, Pio Xii

Luoghi citati: Roma