Misure urgenti

Misure urgenti La sorte di Trieste Misure urgenti Nel precedente articolo ero stato facile profeta prevedendo due cose. Prima: in un discorso a Milano il Presidente Sceiba ha dichiarato che la ratifica della C.E.D. non può essere subordinata, sic et simpliciter, ad una anticipata soluzione del problema di Trieste. Avevo dotto che questa subordinazione non poteva essere fatta perchè a noi interessa di .entrare nella Comunità, ' almeno quanto, alla Comunità stessa, interessa che noi entriamo. In queste condizioni il nostro ingresso nella suprema unione europea non è una carta che possiamo giocare a nostro vantaggio; una carta ha peso solo se, per l'altra parte, essa acquisti valore più alto di quanto ne abbia per chi la ha in mano. Mi duole il cuore, come triestino, di doverlo dire, ma, nella situazione attuale dell'Italia, Sceiba non ha torto. Il suo governo non ha creato la presente, gravissima condizione in cui si trova Trieste; esso sconta una recente troppo precipitosa politica della quale non ha colpa e di cui forse nessuno ha colpa. Una delle conseguenze di quest'ultima è anche la necessità di approvare la C.E.D., senza più alcuna subordinazione al problema giuliano. Seconda: nulla di sensazionale vi era da aspettarsi al ritorno di Piccioni da Parigi. Sarebbe stato già un successo il ritardare una soluzione qualsiasi precipitata dagli Occidentali. Però il nostro Ministro degli Esteri deve aver giocato aicune di quelle carte ch'io sostenevo essere ancora in nostre mani. E le ha giocate bene e con decisione: a quanto si è letto sui giornali dovrebbe aver messo una specie di « veto » alla conversione dell'alleanza balcanica in patto militare. Ed ha giocato forse anche l'altra carta che 10 avevo ricordato e cioè quella di basarsi sulla poca simpatia che il popolo greco ha per una stretta amicizia con la Jugoslavia: non è difficile immaginare che, nei suoi colloqui con il Ministro ellenico abbia cercato di puntare fortemente sulla Grecia. E forse ha bloccato così l'astutissima mossa di Tito. E' prevedibile che il problema triestino rimanga, perciò, statico per parecchio tempo ancora. La ragione è ovvia. Sono più di nove anni da che Tito vuole il corridoio vicino a Trieste, anzi nel cuore della più importante zona industriale della città. Fallita la conquista militare nel 1945, alla politica della violenza è stata ora sostituita quella della lenta penetrazione. Se la Jugoslavia riuscirà ad avere 11 corridoio, in pochi anni avrà tutta Trieste. A parte le fantasiose proposte attribuite, dai giornali, agli Americani, la realtà dolorosa di una soluzione odierna del problema di Trieste sta in questa alternativa: corridoio alla Jugoslavia e forse qualche piccolo contentino in Zona B all'Italia, oppure Zona B e alcuni comuni del Carso (oggi in Zona A) alla Jugoslavia e porto internazionalizzato; il poco che resta all'Italia. Non credo che queste soluzioni nè in forma definitiva nò come sola affermazione di principio, secondo la tesi americana, siano accettabili per il nostro Paese, in quanto costituiscono un notevole peggioramento della non già a noi troppo favorevole dichiarazione dell'S ottobre 1953. Se Sceiba riuscisse a realizzare quest'ultima, tale e quale come fu emessa (Zona A all'Italia, Zona B alla Jugoslavia, con discussioni diplomatiche per rettifiche aperte tra i due Paesi) otterrebbe un successo. Triste riconoscimento che deve fare chi. lo ottobre, aveva presentato le dimissioni, dopo essersi invano opposto a che la dichiarazione fosse accettata. Se la Jugoslavia insiste nelle soluzioni proposte — come insisterà — e l'Italia non le potrà accettare — come non le dovrebbe accettare — il problema triestino non riuscirà a giungere ad una rapida decisione. Ma, come ho detto l'altra volta, esso sta localmente deteriorandosi a nostro svantaggio. Una delle principali cause di ciò è l'infelice applicazione degli accordi di Londra che hanno inserito a Trieste la cosiddetta Amministrazione italiana. Per correggere tale applicazione occorre urgentemente provvedere; e in quale modo potrà essere spiegato un'altra volta. , _ Diego de Castro etcrst

Persone citate: Diego De Castro