Protesta dell'Espressionismo di Marziano Bernardi

Protesta dell'Espressionismo MEZZO SECOLO D'ARTE TEDESCA A TORINO Protesta dell'Espressionismo Sono esposte 310 pitture, 40 sculture, 180 disegni - Gioia estetica e quesiti culturali - "L'uomo vede a seconda dei rapporti in cui sta col mondo,, - Gli avvenimenti di mezzo secolo - "Anche l'arte urla nelle tenebre; invoca lo spirito,, Più e meglio d'una documentazione di ciò che fu, in pittura e scultura, l'Espressionismo tedesco da Munch e da Nolde a Kandinsky e a Klee, da Marc e da Macke a Beckmann e Kokoschka attraverso i movimenti e cenacoli «Die Briickc» (Il Ponte), « Der Blaue Reitcr » (Il Cavaliere Azzurro), «Neue Sachlichkeit> (Nuova Realtà), la mostra grandiosa che s'apre oggi nel Palazzo Madama di Torino è il vasto, folto, suggestivo panorama dell'arte tedesca negli ultimi cinquantanni. S'inizia infatti la rassegna con gli « impressionisti > Liebermann e Corintia, già famosi alla fine del secolo scorso ed entrambi parte attiva della « Nuova Secessione berlinese », e si chiude con gli astrattisti d'oggi, fra 1 quali Winter, conosciuto dai torinesi appena due mesi fa in una mostra personale. Sforzo imponente, dunque, n e a a i , a e i a a i i a , aver portato in Italia per la prima volta, con circa 310 pit ture, 40 sculture, 180 disegni ed incisioni, lo specchio dell'attività figurativa di quasi tre generazioni germaniche. E dobbiamo ringraziarne anzitutto Vittorio Viale, direttore dei civici musei torinesi, per la sua iniziativa e per l'abnegazione davvero eroica (se si considerano i troppo scarsi aiuti di cui dispone nel « montaggio > di simili macchine); poi la liberalità del Museo Wallraf-Richartz di Colonia che prestò la cospicua colle dddssccndrsndzione Haubrich, e il Deutsche i S^^^itó strazione municipale di Torino | che consenti a sovvenzionare j cla bella impresa di cultura. | Perchè qui, per l'ampiezza] stessa della visione, e per ii sparticolari caratteri di questa a parte il godimento propriamente artistico, la gioia estetica che numerose opere procurano, è proprio di stimoli, di quesiti culturali che s'ha da parlare: non escluse certe domande formulate con una specie di angoscia, e certe risposte che spietatamente l'accrescono. E quanto mai acconce al caso di quest'arte tornano alla memoria le parole1 di Hermann Bahr, teorizzato- j re dell'Espressionismo: «La storia della pittura è tutta una storia del vedere. La tee- nica muta quando muta il modo di vedere. Ma questo a sua volta muta col mutare dei r.»„„„,.n f™ ,,„„„„ „ „„„ [rapporti fra 1 uomo e.» «non- do. L uomo vede a secónda dei, i rapporti in cui sta col mondo», j Una «carica» esplosiva k| Ora se si pensa a quanto ac- j cadde nel mondo nell'ultimo I | mezzo secolo, queste parole, j ] riferite all'arte, assumono un i significato drammatico. Quel- lo, del resto, dal Bahr medesimo sottolineato nel 1920 con accenti addirittura epocalittici: «Mai vi fu epoca più sconvolta dalla disperazione, dal- l'orrore della morte. Mai più sepolcrale silenzio ha regnato sul mondo. Mai l'uomo è stato Più Piccolo. .Mai è stato più quieto. Mai la gioia è stata più assente, e la libertà più morta. Ed ecco urlare la disperazione: l'uomo chiede urlando la sua anima, un solo grido di j^^^0£P^i^z^^aciarna.^;angoscia sale dal nostro tem-po Anche l'arte urla nelle te- nebre, chiama al soccorso, In- voea lo spirito: è l'Espressa i nismo » t o J.ì*tf«ii.ra 1= .„,ii„„ • ,ii | „ , nanti per la protesta dell uomo Scontro la sua prigionia, per il, • racconto della gigantesca m lotta per la riconquista della-; nima? In parte. Perchè c'è an-l che il fatto del prevalere d'un giudizio, fatalmente divenuto: letterario, su un fenomeno che si dovrebbe considerare essen- zialmente nell'ambito plastico; c'è anche, d'altro lato, da tener conto — sul piano della realiz- zazione puramente artistica; — del maggiore o minore con- turbante predominio di conte-; miti morali, sociali, persin po-!litici, sulla forma, e, di conse-:guenza, del maggiore o minore raggiungimento di quel rigore stilistico ch'è la suprema rego- la dell'arte. » Proprio per questi motivi la mostra è una selva selvaggia e aspra e forte. Ne sia per un momento Virgilio il dottor Rei-' demeister, direttore del Museo Wallraf-Richartz, con la chia-;ra prefazione all'eccellente ca-!talogo, vera guida all'arte ger-;manica del nostro secolo. Ejgiova poi alla miglior compren-jsione il felice accorgimento di aver fornito la visita d'un al-!tissimo prologo. Le presenze 1cioè dei predecessori e prò- motori della grande ondata espressionista: dell'olandese'Van Gogh col Ponte di Arles ! del 1888; del francese Gauguin col Crt/i<ario del 1889; del nor-;vegese Munch con le tante voi-: te riprodotte Quattro ragazze sul ponte, del 1905; del belga, - MEnsor con la Bambina con la bambola, del 1884. Aggiungen- dovi un quinto pioniere, lo sviz- zero Hodler, si vede quali flr-lnee di genti diverse sottoscri-! vessero se non l'atto di nascita almeno il preannunzio del¬ l'Espressionismo, e come fosse perciò europea la sua « dimensione > spirituale, la sua necessità storica. Ma sopravviveva, europea pur essa, l'eredità impressioni- 1 stica nella cultura ligurativa j germanica: e qui la testimo niano la pittura aerata e lim P'd?', nevosa e aristocratica dl Liebermann, quella più m quieta greve e massiccia di Loyis Cor.nth, quella assai 11- ÌHSwfiS, ! tpt J^rfo IL ,\ [Max Slevogt. Un mondo che si chiudeva còl sorgere del nuovo , slo . „ nuove intuizioni, j de,le nU0Ve rjCerche' nel 1905 k^EW H?ftÌ?2S« Dresda < Il Ponte >, che poi I nell'll si trasferisce a Berlino, j E' la poetica dell'Espressioni- smo, che si codifica con Kirchner, Heckel, Schmidt-Rottluff, che seduce il vecchio Nolde, che si propaga con Muller, Pechstein, che influisce sulla cézanniana e gauguiniana Modersohn-Becker, che in vari modi attira nella sua orbita anziani come Rohlfs, giovani come Kaus, e via via Beckmann, Hofer, Kokoschka, acuendosi nella < Nuova Realtà > di Schrimpf, Dix, Grosz, o sconfinando nel sogno surrealistico di Ernst. Espressionismo, retorica deiche cos'è? ;J^^^^""^"rospeLlon"!eefeu, La pura sensibilità 'a «espressione»: Nu»al,«» che la carica forza £ 'analoga a quella nel cam- a po della 1°'™: ^?'tl,£ e ves), esplosiva, deformata e | deformante, dei contenuti, dei He proteste e ribellioni, di tutte £ „ he . 'chiamano , v*olentieri < ift8.nze >. L'insi<v me d, t ,tt denunzia ; tl „nripB>H l tale * canca >■ : Postulata l'assoluta libertà dell'espressione, di qualsiasi espressione (per contrapposto si rammenti l'arte < non elo quente > di un Piero della ; Francesca), altri temperamen ti, con modulazioni interiori ; più sottili, dovevano pervenire !— ed era il risultato inevita:biie della rinunzia dell'arte al la realtà visiva, all'esteriore mondo naturale — al dogma della «pura sensibilità>. Ri nunzia favorita dal Cubismo, come si nota in qualche atteg giamento di Macke, e si no terà meglio in Seehaus. ' e nasce allora, appunto in nome deua purezza dell'ispira;zione, il gruppo del « Cavalie!re Azzurro», nel 1911: Jaw;iensky, Marc, Macke, Campenjdonk, Kandinsky, Feininger, jKlee. Bastano alcuni di questi nomi (il primo acquerello !astrattista di Kandinsky è del 11910) per avvertirci che siamo giunti a un punto cruciale, storia d'oggi; che consacra 'all'universale ammirazione l'in ! fantile geroglifico sostenuto dalla squisita raffinatezza cro;matica di Klee; e di conse: guenza cancella la storia di jerj. La cancella, perchè se si , pone, ad esempio, il Bob di M, Klee, coi suoi segnetti, col SUoi giochetti colorati, col suo piccolo incanto puerile, accanlto al Concerto di Pitti, Gior! gione o Tiziano che sia, biso gnerà pur giungere alla con- clusione che se chiamiamo j « pittura >, se chiamiamo «qua- non è forse nuovo l'«oggetto>? Scrisse trentaquattro anni fa il Bahr: «L'Espressionismo non è, per ora, che gesto. Non è il caso di parlare nè di sini goli espressionisti, nè di singole opere. Dopo questa grande, grandissima missione dell'arte, la cosiddetta arte — quella delle opere d'arte — non è che un fronzolo». Sembra un paradosso, invece è critica acutissima. E' la critica che s'addice, non certo a tutti, non certo a ! a :un Kokoschka, a un Beck- mann, a un Marc, a un Kan- ; dinsky, ma a parecchi di quee sti er°i degli ismi germanici - d«' secolo XX. Potenti idee, i vivide illuminazioni morali, - densl concetti, travolgente - oratoria: ma sempre tradotti ;ln autentica pittura? Molto n, di questo colore (a differenza - del Fauves) non e colore: ree sta rozza tinta. La sentimen- talita trabocca, ma 1 arte — - almeno intesa come supreme , ! aspirazioni stilistiche — spes-jso si affloscia. Sublime era anche la tristezza di un Rem- jbrandt, tremenda la protesta di un Goya: ma con I"3" mez" z; espresse! Un nero un gri„ gio di Ensor - qui lo si vede D _ sono spirito gusto « civilita»; un nero e un grigio di -iKirchner, materia sorda e -: opaca, quasi un gesto di cupo o ■. furore. A questi pittori impora ,tano soprattutto i contenuti, i le sagome dell'uomo e delle o. cose naturali che violentemene; te li dichiarino: non lo stile -Ideila dichiarazione. Un sacri., flci0 ch'era forse necessario. e; N . „,»„_. in eL^tì^ */°SSSSfc tSu , ' "€orJL f „ua , a „ e i tarlaci! e Lehmbruck, ma col aldjseEno' 'incisione, il foglio * acquerellato questa moderna - arte tedesca si prende piena i | rivincita; e ancora una volta i la virtù antica della progenie - artistica dei Diirer e degli o!Holbein risorge e trionfa con -' aé immagini stupende, che accrescono il fascino di questa mostra eccezionale. Marziano Bernardi In questa potente pittura di Beckmann sembra aleggiare il clima morale dell'«Angelo Azzurro», di Marlene Dietrich

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