Scipione di Lionello Venturi

Scipione Scipione Una mostra dell'opera di Sci-[hpione si è aperta a Roma nella I nGallcria Nazionale d'arte moder-jtuna, a cinquantanni dalla nascita!ce a ventuno anni dalla morte del-|Nl'artista. Non era facile di rintrac- sciarc quasi tutti i dipinti di Sci pione e un gran numero dei suoi disegni; e di esservi riuscita il merito va a Palma Bucarclli, che è tevlanstata aiutata dagli antichi amici I fdel pittore, Falqui, De Libero, Mafai, Mazzacurati, Natale, Sinisgalli e Ungaretti. Nella mo- fmstra si comprende l'artista in tut-|sti i suoi aspetti essenziali e si può.smisurarne l'altezza, una delle vmaggiori nell'arte italiana del no-jtsstro tempo. Quell'altezza appare un miracolo quando si sappia che la sua attività di pittore, dopo raggiun ta la maturità dello stile, ha du d( nvrato poco più di due anni, nel c1929 e nel 1930, quando aveva sventicinque e ventisci anni. Infat- tti Gino Bollichi detto Scipione ,tnacque nel 1904, e morì nel 1933, ma gli ultimi anni li passò in sanatorio, quasi di continuo, e se riuscì a disegnare, per forza di volontà, non dipinse. Ne si può intendere l'importanza della personalità di Scipione senza ricostruire con la fantasia la condizione del gusto italiano del 1930, quando il regime gravava sugli intellettuali, e la spontanea accoglienza favorevole all'opera di Modigliani fu sospesa per ordine supcriore, e il « Novecento » in nome dell'impero romano imponeva la sua vuota rettorica. Vari giovani si ribellarono al c Novecento » intorno al 1930. ma l'ingegno più forte, l'artista più dotato, e più impegnato a scuoter dalle fondamenta, con un lavoro di appena due anni, l'edificio della rcttorica artistica, fu appunto Scipione. In alcune sue pitture del '28 e dfcl '29 l'impostazione « novecentistica » è ancora palese. Vi si nota appena un colore che sotto la cenere è una fiamma accesa. Quando quel colore si fa manifesto, esso condiziona la forma, come nella «Meticcia» (Galleria Comunale di Milano) o in uno dei ritratti della madre (Galleria Nazionale d'arte moderna, Roma), o nel «Principe Cattolico» (Collezione Vittorio De Sica, Ro ma). Sono opere che riecheggiano stranamente alcune immagini della pittura veneziana del Cinquecento, non perchè Scipione se ne sia ricordato, ma per l'adatta mento inevitabile di una forma tradizionale a un problema di co lore. Nel frattempo alcune nature morte danno modo a Scipione di assaggiare gli accostamenti impensati di oggetti naturali, che la pittura metafisica dapprima e il surrealismo poi avevano messo di moda. « L'Asso di spade » è un ottimo pretesto per concentrare tutto il fuoco che bruciava nell'animo di Scipione sopra due teste di agnelli scuoiati. E' un capolavoro di riso amaro, di beffa contro tutto un mondo. Chi l'ha visto e l'ha capito, non si sente più disposto alla rcttorica. mdmpsprdnii1. . i Ne Scipione vuole limitarsi al- l'espressione della fiamma. <c Natura morta con tubino » (Collezione Lino Toso, Venezia) ha un'armonia cromatica fondata sul verde freddo e sul bruno morto, con qualche suggerimento di linee serpentine che siano la forma corrispondente a quel verde. La forma che fa la grandezza di Scipione è stata raggiunta a gradi e soprattutto nel ritratto del « Cardinale Decano », Vannutelli. Vi ha lavorato a lungo e vi si è impegnato come nel suo capolavoro. Nella collezione Alberto Della Ragione a Genova c'è una testa del Cardinale, dove permane la forma tradizionale anche se l'incontentabile Scipio" ne vi abbia aggiunto qualche tocco per modificarla e vivificarla. Ma un'altra testa del medesimo Cardinale (Collezione Gianni Mattioli, Milano) rivela la forma nuova. Essa è creata dal colore, e impostata nel colore; e gli elementi, anzi che girare in un preconcetto chiaroscuro, nascono insieme con il tocco di colore. La intensità espressiva si fa subito formidabile, è aggressiva, illuminante. E' il passaggio dalla tradizione padroneggiata, alla creazione individuale, ove l'improvvisa accensione alla Soutine sia accompagnata da infinite esperienze sottintese. E' il capolavoro assoluto. Chi dice che lo stile di Scipione sia letterario? Per fortuna egli si era fatta una vasta cultura di poesia e di pittura, e seppe concretarla in pochi tocchi di colore intrisi di poesia. Quella forma nuova rimane nel bozzetto (anchesso collezione:Gianni Mattioli, Milano), e nel ritratto compiuto del Cardinale decano (Museo di Roma). La luminosità del volto nel primo, e il tormento delle mani nel secondo, sono il risultato eccelso della nuova forma. Infine proprio per essa « Il Cardinale sul letto di morte » (Collezione Emilio Jesi, Milano) diventa una scena funebre tutta luci nascoste nella penombra. Scipione amava Roma e specialmente l'architettura barocca. .Godeva di passeggiare di notte per le vie di Roma e vedere i risalti delle facciate, non come pietre solide, ma come luci fuggevoli Quella sua forma tutta luce che ha realizzato nel Cardinale deca no, ecco egli la ritrova in « natura » nel barocco notturno. E crea alcune visioni di «Piazza Navona» (Collezione Principcs sa di Bassiano, Roma) e di « Pon- te Sant'Angelo» (Collezione privata svizzera) che sono dei capolavori, proprio perchè il barocco non è se non un pretesto, di fronte alle esigenze dello stile fantastico. La sua forte energia fisica e il male che lo minava all'interno, la sua sensualità violenta e la coscienza del peccatore che aveva viva per la sua religiosità, costituivano dei contrasti che non sempre seppe superare. 11 quadro degli « Uomini che si voltano » ( Galleria nazionale d'arte moderna, Roma) gli fu molto caro e lo volle presso il letto di morte, [ti¬ chiniamoci alla sua visione, che, se egli avesse vissuto, sarebbe sta ta appieno realizzata. Anzi sentiamo la nostra privazione di quel mondo pittorico che sarebbe an dato assai oltre ciò che conoscia mo di lui. Quel che rimane tuttavia ci parla della sua grandezza, della sua forza esplosiva, del suo impegno morale, della sua esemplare libertà creatrice. Egli è una delle ragioni della nostra fiducia nelle condizioni presenti dell'arte italiana, e della nostra speranza in quella a venire. Lionello Venturi