Agenti del controspionaggio fotografavano i documenti che le spie portavano a Vienna?

Agenti del controspionaggio fotografavano i documenti che le spie portavano a Vienna? Agenti del controspionaggio fotografavano i documenti che le spie portavano a Vienna? Così si spiegava, al momento dell' arresto degli imputati, la conoscenza dell'attività del gruppo Doria - La valigia che veniva depositata alla stazione era di volta in volta aperta da carabinieri del servizio segreto prima che se ne impadronissero gli emissari cecoslovacchi La terza udienza al processo contro 1 sette imputati di spionaggio è stata dedicata, come si era previsto, ancora all'interrogatorio del Doria che è durato dalle ore 9,30 fino alle 12. Dopo di lui ha avuto inizio l'esame di Armando Ferrerò; l'udienza è terminata poco dopo le 13. Anche ieri mattina davanti alla palazzina di corso Montevecchio, dove ha sede il Tribunale Militare, vi era pochissima gente in attesa ■ dell'automezzo che trasporta i detenuti dal carcere di via Ormea. Il furgone cellulare è giunto come al solito pochi minuti prima delle 9 e i sette giovani sono stati accompagnati in una sala attigua all'aula dove hanno atteso fino a poco prima dell'inizio del dibattito. Disimpegna vano il servizio d'ordine carabinieri in divisa e in borghese; appena il processo ha avuto inizio sono state chiuse le porte dell'aula ed è stata costituita la solita impenetrabile barriera. Anche Ieri, perciò, non si sono avute notizie sullo svolgimento della udienza. Si ritiene però che la difesa abbia tentato la preannunciata manovra per ottenere la rivelazione del modo con cui il servizio di con trospionaggio italiano sia riuscito ad entrare in possesso delle fotografie dei documenti che gli imputati inviavano all'estero; fotografie su cui ora si basa principalmente l'accusa. || ^ sp.e jtajjane e cèche riiiiiii jmiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii a Si è detto che queste siano state trasmesse all'autorità ita liana dalla stessa < centrale > spionistica di Praga. E' una ipotesi che non si sa quali fondamenti abbia. Qualche tempo dopo l'arresto erano però circolate voci ben diverse sulla provenienza del materiale fotografico; si era detto cioè che il nostro servizio di controspionaggio se n'era impadronito con una operazione brillantis sima. Gli agenti italiani sarebbero cioè riusciti a fotografare i documenti che le spie portavano all'estero prima ancora che gli emissari cecoslovacchi potessero prenderli in consegna. La straordinaria operazione, che ha del romanzesco, sarebbe stata compiuta a Vienna dove, come altre volte si è detto, di sovente le spie si recavano per le loro missioni. Il Doria, il Ferrerò e il Brusotto — si è narrato — appena giunti nella capitale austriaca, depositavano la valigia, contenente il materiale da trasmettere ai cechi, alla stazione ferroviaria Ost Bahnhof ricevendone uno scontrino. Introducevano lo scontrino e la chiave della valigia in una busta che fissavano con due puntine da disegno sotto un inginocchiatoio di una chiesa scelta di volta in volta. L'emissario cecoslovacco, avvertito dell'arrivo della spia italiana da un segno fatto col gesso su un muro della Piazza delle Belle Arti, si recava nel tempio, prelevava la busta si recava alla stazione e poteva così impadronirsi dei documenti. Qualche giorno dopo l'agente italiano tornava nella chiesa e sotto il solito banco trovava fissata la busta contenente lo scontrino e la chiave della valigia in cui erano stati messi il compenso in denaro per il servizio svolto e le disposizioni per quello successivo. tenevano con questo sistema a a a di essere al sicuro. Ma, se corrisponde a verità quanto sì è detto a proposito della brillante operazione eseguita dal controspionaggio, si sbagliavano. Infatti il Doria, il Ferrerò e il Brusotto da tempo erano stati individuati e venivano attentamente seguiti in ogni loro movimento. Il servizio di controspionaggio sarebbe così riuscito a scoprire il sistema di scambio di documenti e <ji relative istruzioni ed avrebbe inviato uno dei propri agenti a prendere la busta prima ancora che se ne impadronissero i cèchi. Ritirata la valigia, gli agenti italiani avrebbero fotografato tutto il materlale.Quindi, depositata nuovamente la valigia alla stazione, avrebbero riportato nella chiesa la busta contenente lo scontrino per ritirarla e la chiave. Nessuna delle spie si sarebbe mai accorta di nulla, tanta era la rapidità e la precisione con cui l'operazione veniva compiuta. Ecco in quale modo l'autorità giudiziaria avrebbe ora le prove fotografiche della colpevolezza degli imputati. Se questa impresa è vera, costituisce indubbiamente una beffa straordinaria giocata alla « centrale » di Praga. Purtroppo non è possibile averne conferma o meno, perchè ciò che dirà il Presidente a proposito della acquisizione agli atti di queste fotografie rimarrà fra le quattro mura dell'aula del Tribunale. Stamane prosegue probabil mente l'interrogatorio del Ferrerò, uno degli imputati su cui sembra pesino le accuse più gravi Egli era stato ingaggiato dal Brusotto nella primavera del '50. Lo conosceva già da tempo, abitando nella medesima casa. Il Ferrerò — come egli stesso affermò nel suoi primi interrogatori — era « stanco delle direttive della organizzazione comunista dei lavoratori relativamente agli scioperi ingiustificati che quella desiderava organizzasse nella sezione della Lancia in cui lavorava >. Scrisse perciò al Brusotto, che era in Cecoslovacchia, di trovargli lavoro in quel paese. Si accordò con lui e, prima di partire per Praga, fece la conoscenza del Doria. Soltanto quando fu in Cecoslovacchia comprese — egli disse — che cosa si voleva da lui. Il Ferrerò ebbe pure modo di incontrare casualmente Luciano Vaschetti che però, a dire, di tutti gl'imputati, non avrebbe mai svolto alcuna attività in collaborazione con loro. Il Vaschetti e il Brusotto erano stati espulsi dal P.C.I., ma non si sa bene per quale motivo. Secondo alcuni il provvedimento sarebbe stato adottato per ragioni private; secondo il Ferrerò, invece, essi sarebbero stati epulsi perchè sospetti di deviazionismo. Gli altri membri della organizzazione furono « agganciati » o in seguito a conoscenze casuali o per amicizie di vecchia data. Ad esempio il Bozzalla era un compagno d'infanzia del Brusotto e da questi fu messo in relazione col Doria. Il Ferrerò « agganciò » il Signorino dopo una casuale conoscenza fatta nei primi mesi del '51. In seguito gli presentò il Doria. Il Caldari invece era già in rap¬ pataticgtocevstsczireeespdrfepccgsmaIUulzrscmtllSnpotifchmlhgovrlclsptcataRgigPdbpgc11 i i > l 111 ■ 3111111 ■ 11111111111 [ 111111111 ( 111111111 c 1111111111 porti con il Doria da molti anni. Abbiamo delineato altra volta le personalità degli imputati. Sono tutti giovani operai che non si riesce a capire quali grandi notizie avrebbero potuto fornire al servizio segreto cecoslovacco in quanto nella vita civile non ricoprivano posti di responsabilità; e stupisce che anche altre organizzazioni spionistiche scoperte di recente nella Bassa Modenese ed a Foggia siano composte di elementi simili. Forse una spiegazione potrebbe essere data dalle asserzioni del Ferrerò e del Brusotto. Essi affermarono infatti di avere appreso dai cechi che l'attività che stavano svolgendo era ancora una scuola e che, in seguito, in caso di guerra, essi sarebbero stati selezionati e maggiormente istruiti. Stamane il processo continua na porte chiuse. IllMinilllllimilliillillMillliilllliliiiiiiiinillllllll

Luoghi citati: Cecoslovacchia, Foggia, Praga, Vienna