Aspre polemiche sollevale dal riso ancora invenduto

Aspre polemiche sollevale dal riso ancora invenduto I produttori uniti contro VEnte-Ritti Aspre polemiche sollevale dal riso ancora invenduto La pioggia e il corso del mercato internazionale all'origine del disagio loddgccpgzzgf(Dal nostro inviato speciale) Vercelli, 7 aprile. Gli agricoltori della provincia di Vercelli, la cui economia poggia quasi esclusivamente sul riso, attraversano un periodo di grave disagio, il che ha dato luogo a una tumultuosa assemblea. L'anno scorso, pioggie insistenti, sopravvenute tra la maturazione e la falciatura, hanno determinato un raccolto di qualità inferiore, vogliam dire di minore reddito. La perdita che, in media, a quanto dicono, si sarebbe aggirata intorno alle trecento lire al quintale, sarebbe stata dolorosa ma non insopportabile, a condizione di vendere poi tutto il raccolto. Da principio, ciò non sembrava difficile: * sulla carta», la intera produzione italiana, assommante a 9 milioni e 200 mila quintali, sembrava già collocata, nella misura di cinque milioni di quintali come consumo interno, il resto da esportare: 3 milioni di quintali erano già variamente distribuiti dal piano O.E.C.E. e riguardavano la qualità migliore: per il resto, si calcolava sull'Estremo Oriente, in special modo il Giappone, anche attraverso una « triangolazione » con gli Stati Uniti. Ottimismo dunque, basato anche sul fatto che l'intero lotto delle licenze d'esportazione era stato assegnato. Contro la logica Secondo una buona logica, si dovrebbe presumere che chi chiede una licenza di esportazione sappia già dove collocare la merce, e che si sia « precauzionato » contro l'eventuale inadempienza del compratore; la stessa logica farebbe pensare che chi assegna la licenza si premunisca suiiicientemente contro l'ipotesi che non sia portata a buon termine. Tutto ciò non è avvenuto. E' avvenuto invece che sia crollato sensibilmente il prezzo del riso sul mercato internazionale, con la conseguenza di commesse disdette senza penalità alcuna, e di mancate domande. Le licenze stanno per scadere e si sa già che moltissime resteranno inevase, quanto dire che forti giacenze di risone ri-j schiano di non trovare acquirenti. Su queste premesse, è scoppiata la tempesta, prendendo di mira l'« Ente risi > cornei una specie di capro espiatorio. Il primo rimprovero che gli si fa, è quello di avere perduto un tempo prezioso col tentare vendite in abbinamento... L'abbinamento è un capitolo del dirigismo e consisterebbe in ciò: durante la floridezza risicola, la canapa stava male; così talune licenze per il riso erano concesse se abbinate alla possibilità di esportare anche una certa quantità di canapa, ovvero si versasse, per l'alleggerimento della sua situazione, un quid, nell'ordine, dicono, di 8 dollari la tonnellata. Si parla pure di lunghe trattative per condizionare la vendita del riso u costruzioni di navi-cisterna nei nostri cantieri. Intenzioni lodevoli, ma intralciatrici del mercato. In tutto ciò, l'«Ente risi» non ha nulla da rimproverarsi. Siffatte iniziative vanno a carico di Roma che aveva avocato a sè le licenze d'esportaziòne per l'area del dollaro. I Vercellesi — e non essi soltanto — si meravigliano del come, pur esistendo un c Elite risi », cui è devoluto l'ammasso del prodotto e che è tenuto a preoccuparsi della sua varia fortuna, si meravigliano, diciamo, che un ramo della burocrazia romana abbia ritenuto ciò di suo compito, sia pure per una parte. Ma i Vercellesi rimproverano anche all'Ente di percepire un premio di esportazione di lire 2700 per ogni quintale di riso che va al di là delle nostre frontiere di terra e di mare. Questo premio è fisso, e finisce per gravare pesantemente sulle contrattazioni, in regime di libera concorrenza. Il nostro riso, pur essendo più caro di ogni altro, sarebbe anche preferito per la sua qualità, a condizione che la differenza di prezzo non fosse eccessiva. I Vercellesi domandano quindi all'* Ente » di trasformare il premio da fisso in elastico, riducibile quindi, o da sopprimere del tutto, dove non esista altro mezzo per esportare. Le nuove, richieste Inoltre, all' istituzione del premio, fu detto ben chiaro che il suo residuo (chiamato < rinvegno ») derivato dalle spese di gestione e dalle opere assistenziali, ingenti e per opere in verità meravigliose, andasse ai produttori tutti di riso, esportatori o no. L'« Ente » vorrebbe destinare a miglioramenti il « rinvegno » del '50-'52 che si aggira su 1.400 milioni, I e così sia: ma i risicultori do-imandano che sia considerato | tutto « rinvegno » premi del '52-'53 l'imoorto:o cìa ,ktr, n . „ „' , loro perche ne hanno estremo bisogno. Esso sarebbe di 2.673 imilioni e solleverebbe pareo chie situazioni apparentemente disperate. ;Insieme con ciò, l'assemblea ha chiesto pure che il commis- Bario dell'* Ente risi» si dimet. ta subito, anche perchè avevajpromesso di farlo entro 5 mesi [dalla sua nomina, e sono in- vece trascorsi quattro anni; le'sue dimissioni dovrebbero però portare all'abolizione del com-imissariato in blocco per esse-ire sostituito con un « Consi- glio di amministrazione », del quale sarebbero responsabili i risicultori stessi, non già elementi della burocrazia; ha chiesto che l'Ente ritiri quel riso scadente, ormai inconser- 'I[vabile nei magazzini privati e : che si abolisca infine il siste-ima delle licenze per preferir- gli quello della c vendita a do-I gana>, indagando nello stesso tempo su eventuali abusi nell'assegnare quelle deplorate » licenze ». Questo è il primo atto di un'agitazione che minaccia di estendersi a un altro settore delicato, ed è quello dei canoni d'allìtto, considerati, come lo sono difatti, estremamente onerosi. Ci sarebbe anche da dire sul capitolo « tasse >. a. a.

Persone citate: Consi

Luoghi citati: Estremo Oriente, Giappone, Roma, Stati Uniti, Vercelli