Le sette spie al soldo della Cecoslovacchia stamane davanti al Tribunale militare

Le sette spie al soldo della Cecoslovacchia stamane davanti al Tribunale militare CRONAC A CITTADINA Le sette spie al soldo della Cecoslovacchia stamane davanti al Tribunale militare I capi del gruppo sono ex - comunisti reclutati direttamente oltre la "cortina di ferro,, - I sistemi adottati per trasmettere le notizie all'estero ed averne il compenso - Le imputazioni di cui devono rispondere comportano la pena dell'ergastolo Le sette spie tratte in arresto nell'autunno scorso compaiono stamane davanti al Tribunale Militare. Le imputazioni di cui devono rispondere sono gravi e per esse il codice penale militare contempla la sanzione estrema: la pena dell'ergastolo. La notizia della cattura dei componenti la organizzazione spionistica venne resa nota — come si ricorda — il 3 ottobre dello scorso anno con un comunicato del Ministero della Difesa. Ma gli Imputati erano in carcere già dal 22 settembre ad eccezione di uno, Giorgio Bozzalla. che fu arrestato il giorno successivo a Palmanova dove prestava servizio militare nel 59" Reggimento di fanteria. La notizia dell'operazione, condotta dal nostro servizio di controspionaggio, suscitò profonda impressione ed i giornali di tutta Italia vi diedero ampio risalto. Ma tranne le informazioni contenute nel comunicato del Ministero ed altre riguardanti le personalità degli arrestati, di più non fu possibile conoscere: sia il Procuratore della Repubblica aggiunto dott. Giustiniani, che in un primo tempo condusse l'istruttoria, sta il procuratore militare cap. Salvatore Del Prete, a cui l'inchiesta fu successivamente affidata, mantennero il massimo segreto e non lasciarono filtrare alcuna indiscrezione. Soltarto nei primi giorni del marzo scorso con il deposito in cancelleria della requisitoria del P. M. fu possibile conoscere con precisione di quali reati i sette giovani dovessero rispondere: concorso in rivelazioni di segreti militari ed industriali concernenti la forza, la preparazione e la difesa militare interna ed esterna dello Stato, rivelazioni ampiamente documentate nella requisitoria del giudice. E' risultato che le sette spie operavano a favore della Cecoslovacchia e che il gruppo era comandato da elementi che, trasferitisi in quel Paese per ragioni di lavoro, avevano poi frequentato scuole di sabotaggio e di spionaggio. Una volta addestrati erano stati mandati in Italia per organizzare una rete di informatori per la raccolta di notizie di carattere militare. Gli elementi reclutati direttamente dal servizio di spionaggio cecoslovacco sono tre: Eugenio Doria. Guido Brusotto, Luciano Vaschettl. Il Doria. operaio di 26 anni, abitante a Torino in via Frassineto 36, era il capo del gruppo. Emigrato In Cecoslovacchia nel 1949 era entrato nel servizio di spionaggio di quel Paese nell'anno successivo. Il Brusotto. cameriere di 28 anni, abitante in via Provana 5, divenne spia nel medesimo modo. Rientrato in Italia svolse la sua attività criminosa Isolatamente a Livorno, Napoli, Milano e successivamente fu aggregato al gruppo Doria di cui può essere considerato come il vice-capo. Anche 11 Vaschettl, di 27 anni, perito industriale, abitante a Milano in via Compagnano 4, fu reclutato direttamente in Cecoslovacchia. Gli elementi del < Gruppo Doria > erano in maggioranza iscritti al Partito Comunista Italiano; sembra che 11 loro tesseramen¬ taF to sia cessato da quando vennero inquadrati nel servizio di spionaggio cecoslovacco. Il < Gruppo Doria > ha molte analogie con quello operante a Foggia i cui membri furono tratti in arresto nel marzo scorso. Anche quelle spie erano iscritte al P.C.I. ed operavano per conto della Cecoslovacchia; 11 loro capo, Davide Fiscarelli di Nicola, era stato reclutato direttamente in quel Paese. Nel capo di imputazione si legge che l'attività delle spie ebbe inizio nei.primi mesi del 1950 e che proseguì fino alla metà del 1952. I sette imputati operarono in particolare nelle province di Torino, Milano e Udine; incarichi di minore importanza assolsero per il servizio di spionaggio cecoslovacco a La Spezia, Taranto, in Alto Adige, nel Veneto, in Sicilia, nelle Marche, in Emilia, nel Lazio. Le informazioni raccolte venivano portate in Austria c là consegnate ad agenti cecoslovacchi. I sistemi adottati per mantenere, nelle trasmissioni delle notizie, il segreto assoluto, tu pensare a quelli che si leggono nei più dozzinali romanzi gialli. L'emissa rio italiano si recava a Vienna e lasciava la valigia con i documenti e le informazioni segrete al deposito bagagli della stazione. Quindi annunciava il suo arrivo facendo un segno con il gesso sul muro di una casa indicatagli nella missione precedente. Poi si recava in una chiesa, pure prescelta di comune accordo con il servizio segreto straniero, e con puntine da ditegno attaccava sotto un inginocchiatoio una busta contenente lo scontrino del deposito bagagli e la chla- ve della valigia. L'agente straniero passava qualche ora dopo a ritirarla e poteva così impossessarsi dei documenti contenuti nella valigia che tornava a depositare alla stazione ferroviaria dopo avervi messo dentro il compenso in denaro e un foglio contenente le istruzioni per 11 prossimo iiiiiiiiiiiiiiiiiiiriiiiiiiiiiiiiiiiiiiii itiitiiiiiii servizio e l'Indicazione e la data del nuovo appuntamento. La spia italiana il giorno seguente si recava in chiesa e sotto l'inginocchiatoio trovava una'busta, lasciata dall'agente cecoslovacco, contenente lo scontrino per ritirare la valigia e la chiave. Sembra che al Doria sia stato dato complessivamente per 1 suol servizi circa un milione e mezzo di lire. Le notizie trasmesse all'estero riguardavano — come si legge nel capo di imputazione — dislocazione e movimenti di comandi militari e-reparti delle Forze Armate; l'ubicazione di aeroporti, porti, caserme e loro installazioni tecniche; sbarchi di armi e materiale bellico; caratteristiche di unità navali ed aeree; dati costruttivi e di rendimento di motori marini ed aerei; entità numerica, armamento ed attività specifica di reparti mili¬ tmcstnneevvg—mTllirBDDcnnssiiiiiuiiiiiiiiMiiinii tari e dispositivi di collegamento fono-tele-radio; la ubicazione e la planimetria di stabilimenti industriali; qualità e quantità di loro produzione; notizie tutte che concernoi.o la forza, la preparazione e la difesa militare interna ed esterna dello Stato e che devono rimanere segrete. Il cap. Del Prete, per provare la colpevolezza dei sette giovani incriminati si è valso — oltre che dei numerosi elementi a loro carico raccolti a Torino, a Milano ed In altre località, di testimonianze e delle dichiarazioni stesse degli imputati — anche di perizie redatte dal ten. col. Giuseppe Bonzani del Ministero della Difesa, dal magg. Francesco Di Grazia dell'Aeronautica, dal cap. di corvetta Mauro Tavonl. I tre ufficiali hanno esaminato i disegni, gli scritti, gli specchi venduti dalle sette spie. Essi hanno ritenuto che iiiiiiiiniiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiii parte del materiale ha «carattere segreto » ed è attinente alla difesa militare dello Stato e che parte ha carattere « riservato », ossia è sottoposto al divieto di divulgazione. A loro volta gli incriminati nel corso dell'istruttoria hanno asserito che le notizie, 1 grafici, le fotografie, gli specchietti sulla forza militare in Italia non avevano importan za tale da nuocere alla difesa del Paese. In sostanza si sono difesi asserendo che volevano guadagnare un po' di soldi alle spalle del servizio di spio paggio straniero, Ingannandolo con la vendita di notizie di facile acquisizione e, a volte, an che errate. Gli imputati, oltre al già nominati Doria, Vaschetti e Brusotto. sono: Armando Ferrerò di Camillo di 34 anni, meccanico, abitante in via Provana 5; Giulio Caldari di Antonio di 24 anni, apprendista operaio, abitante in via Michelotti 280; Giorgio Bozzalla fu Luigi di 23 anni, giocatore di calcio, residente in via Provana 1; Claudio Signorino di Giacomo di 29 anni, operaio tornitore, abitante in via Favria 9. Essi sono difesi dagli aw.tl Quaglia, De Marchi, M. Dal Fiume, Avonto, Delgrosso. Gremo, Alma. Il collegio giudicante è composto dal presidente col. Rossi, dal giudice relatore colonnello Mòntaruli, dal P.M. ten. col. Campanella. Non è improbabile che, data la natura degli argomenti che verranno discussi, il processo si svolga a porte chiuse. Eugenio Doria Guido Brusotto Luciano Vaschettl Claudio Signorino Da sinistra: Armando Ferrerò e Giorgio Bozzalla.