La figura di Juin di Ferdinando Vegas
La figura di Juin La figura di Juin Il Maresciallo porta i metodi "coloniali,, anche in politica e all'Accademia di Francia L'impennata contro la CED, che è costata al maresciallo Juin il siluramento, era solo l'ultima in ordine di tempo, ma non di gravità, di tutta una lunga serie di uscite intempestive e di gesti imprudenti che hanno costellato la sua carriera, fin dal giorno in cui cominciò ad essere qualche cosa di più di un semplice ufficiale in servizio permanente. Si era nel 1941 e l'allora generale Juin era appena tornato dalla prigionia in Germania, liberato sulla parola data di non riprendere le armi contro i tedeschi. Presentatosi al jnaresciallo Pétaii. e trattenuto da questi a colazione — raccolta nelle sue memorie un altro commensale, Fernand de Brinon (l'ambasciatore di Vichy presso le autorità tedesche di occupazione di Parigi) — Juin si protestò a parecchie riprese pronto a difendere l'Africa 'j a combattere contro gli inglesi, magari al comando di Rommel. < Non c'è un soldato — disse testualmente — che non sarebbe fiero di servire sotto un tale comandante >. iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinmiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Propositi cosi risoluti e netti davano evidentemente la migliore garanzia, e infatti, poco dopo, Juin fu inviato ad Algeri, al comando di tutte le forze armate francesi. Finché ven. ne il giorno che gli anglo-americani sbarcarono davvero, e allora Juin" si trovò In un singolare imbarazzo: da un lato la sua parola di soldato e l'impegno preso a Vichy; dall'altro lo sviluppo della situazione che volgeva in favore dei < dissidenti > francesi e degli alleati. Pare accertato che nella drammatica confusione iella notte dall'8 al 9 novembre 1942, Juin abbia scelto dapprima il campo di Vichy; salvo poi, con abilissima rapidità, a paasnre dall'altra parte. Non era certo facile, in quel momenti, decidere sull'istante da che parte stessero il diritto, l'onore e il vero interesse della Francia; anche Juin, infine, nonostante la sua elevata posizione, era un semplice uomo, afferrato da forze di gran lunga superiori alle proprie. Sul terreno di battaglia, invece, si muoveva molto meglio; e lo dimostrò conducendo le truppe francesi nell'aspra campagna d'Italia. Ma il suo campo ideale d'azione restava sempre l'Africa, ove ritornò nel maggio 1947, Residente Generale al Marocco. Il < Proconsolato » africano si attagliava particolarmente al carattere e alle aspirazioni di Juin, dandogli modo d'essere al contempo il generale dal pugno di ferro e il politico dalle sottili manovre dietro le quinte. Tutta la storia del Marocco in questi ultimi anni porta l'impronta visibile dei metodi e dell'attività del maresciallo: un susseguirsi di incidenti sanguinosi e di torbidi intrighi il tutto culminato l'agosto scorso nella deposizione del Sul tano. Questo colonialismo di angu¬ sto respiro, unicamente Inteso a salvaguardare, nel nome del prestigio francese, interessi economici molto meno confessabili, non poteva non suscitare una reazione. Fu l'alto spirito di Mauriac, preoccupato sempre della difesa dei valori veramente umani e cristiani, a prendere l'iniziativa e a dare così a Juin l'occasione per dimostrare anche le sue qualità, di oratore e scrittore. Molti ricordano certamente la scena poco edificante avvenuta all'Accademia di Francia il 26 giugno scorso, al ricevimento di Juin, quando il nuovo < immortale » trovò opportuno introdurre nel compassato discorso di prammatica un riferimento alla situazione marocchina, improntato a quella che egli riteneva finissima ironia nei confronti di Mauriac. Naturalmente si ebbe dalle colonne del Figaro la risposta, che la caustica penna del grande romanziere non gli lesinò; ma intanto! aveva dato un'altra dimostrazione della sua improntitudine. Maresciallo, accademico, comandante «atlantico» delle forze di terra del settore Centro-Europa, titolare di altissimi incarichi nell'esercito francese, forse Juin credeva ormai non vi fossero limiti alla sua potenza. Durante la lunga crisi ministeriale che si risolse con la formazione dell'attuale Gabinetto Laniel, circolarono in Francia voci, non sappiamo quanto attendibili, che il maresciallo si tenesse in riserva come « uomo forte » destinato a tagliare 1 nodi che il < debole » regime parlamentare non era in grado di sciogliere. Personalmente Juin ha dichiarato esplicitamente di tenere in basso conto la suprema magistratura dello Stato, la quale « comporta più corvée» noiose che non un effettivo esercizio del potere ». Comunque sia, quale che fosse la vera ultima aspirazione del maresciallo, per il momento almeno egli ha ricevuto una lezione esemplare; e l'ha ricevuta da quei modesti uomini In giacchetta, rappresentanti del potere civile, che ancora, per fortuna dell'umanità, Mescono a non lasciarsi impressionare dalle spalline del Mao Arthur e dei Juin. Ferdinando Vegas Maresciallo
Persone citate: Mao Arthur, Mauriac, Rommel
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