Tutti uguali di fronte all'atomica di Filippo Sacchi
Tutti uguali di fronte all'atomica Tutti uguali di fronte all'atomica Si può fare qualcosa contro l'atomica? Tale è, in una forma o nell'altra, il senso dei pensieri che milioni di uomini rimescolano in questi giorni nel mondo. Se non avessimo davanti, nella stampa internazionale, gli echi vivi dell'agitazione che ha colto in tutti i Paesi l'opinione popolare, basterebbe a dircela il numero e il tono delle lettere che ci giungono quotidianamente da lettori. Uno di questi osserva giustamente quanto futile sia la sorpresa davanti alle proporzioni immani dell'esplosione di Bikini. Quando si annunciò che era allo studio la bomba H, Einstein mise in guardia i suoi colleghi scienziati che il nuovo mezzo poteva forse condurre alla distruzione dell'umanità. Perchè dunque adesso tante meraviglie? Anche Charles Morgan ieri, in un articolo sull'atomica lanciato con grande rilievo dal Daily Mail, chiedeva: * Che cosa può fare il privato cittadino nella presente situazione del mondo?». In conclusione, poi, non proponeva nulla, salvo consigliare la gente ad andare a vedere un suo dramma che si sta rappresentando a Londra, e che s'impernia sull'invenzione d'una fantastica arma ultrapotente. Però la sostanza era quella. La cosa terribile è che il semplice cittadino non ha niente da proporre e niente da fare da qualunque parte si prenda. Un'azione di pressione collettiva sui Governi? Non facciamo ridere. Senza contare la difficoltà pregiudiziale che bisognerebbe essere in due, perchè i padroni del vapore, ossia i possessori della bomba H, sono in due, Russia e America: bisognerebbe dunque che, mentre noi da questa parte imponiamo all'America l'arresto nella corsa atomica, loro dall'altra parte potessero imporlo alla Russia; altrimenti non servirebbe a nulla, anzi aumenterebbe il rischio. Non sono quindi che i « grandi », gli uomini di stato, coloro che hanno la direzione suprema della politica dei loro Paesi, i capi delle potenze dominanti, che possono fare qualcosa. E non si illudano di sfuggire a questa responsabilità. Se davvero si scatenasse domani sulla terra l'uragano atomico, non c'è alibi, non c'è memoriale che potrà difenderli di fronte alla storia; nell'ipotesi che avanzi ancora una storia! Purtroppo si ha l'impressione che anche loro possano poco. Vedete anche il discorso di Churchill di ieri. Senza dubbio c'era una parte di leggerezza e insieme di indiscrezione nelle esigenze degli interpellanti. Pretendere, nello stato attuale dei rapporti internazionali, che Churchill intervenga presso il Governo americano per mettere dei limiti all'elaborazione di un programma d'armamento atomico sul quale, per colmo, non essendoci reciprocità d'informazioni tra loro, egli non sa nulla, è una insensatezza diplomatica. Però fa impressione la reticenza, la genericità, quasi si direbbe la passività, con cui Churchill, che pure aveva di recente mostrato tanta emozione su questo punto, tratta la questione. Basta il modo eufemistico e sommario U Neil' opinione degli scienziati britannici »... Quali?) con cui liquidò il perno di tutto il problema, ossia il tragico sospetto che l'atomica entri nella zona che al di là del calcolo. Questo dopo la dichiarazione esplicita di Eisenhower che la bomba di Bikini aveva sorpassato « le aspettative degli scienziati », e quella, ancor più grave e brutale, del senatore Holifield, che aveva « superato talmente le previsioni da potersi dire fuori controllo » (ottt of control). La verità è che l'affare. cioè l'atomica, più ormai che in mano agli uomini di stato, è in mano a tecnocrazie potenti, che per essere militarizzate e quindi segrete procedono in una loro sfera autonoma dove nessuno osa toccarle. Queste tecnocrazie sono scientifiche e impersonali, quindi rigorosamente immuni da debolezze umane. I giapponesi si sono amaramente doluti dell'atomizzazione dei loro pescherecci, quale nuova prova della noncuranza con cui i bianchi considerano la vita della gente di colore. E può darsi che ci siano in noi rimasugli dell'antica educazione colonialista, per cui l'uomo di colore sia inconsciamente considerato ancora un po' come un coniglio per i nostri esperimenti (fino al giorno in cui, cambiando mano, gli uomini di colore non imparino ad adoperare come conigli i nostri nipoti). Ma non credo che in questo caso il sospetto sia giusto. No, no, si rassicurino i giapponesi, la bomba atomica è per tutti. Il giorno in cui sarà necessario, con olimpica imparzialità, sarà distribuita a bianchi e a gialli, ad amici e a nemici. Fu calcolato che se la bomba del 1" marzo fosse esplosa nel centro della Gran Bretagna, il suo raggio d'azione avrebbe incluso tutte le isole, il Belgio, l'Olanda, tutta la Francia del Nord e le Provincie Nord-Ovest della Germania. E questa era una bomba di tipo sorpassato: si parla già, per la prossima, di una potenza quadruplicata. Il che significa che una bomba gettata sull'Ungheria colpirebbe anche Milano. Vedete che siamo tutti fratelli. Finalmente, il Cristianesimo avverato su questa terra. Giorni fa il capo della difesa civile americana, Val Peterson, parlando dei paurosi problemi che attendono la sua organizzazione, uscì ad un certo punto con una espressione sfiduciata: «Come faremo — chiese — a seppellire nove milioni di cadaveri? ». Noi non siamo così pessimisti: confidiamo fin d'ora nella tecnocrazia dei becchini Filippo Sacchi
Persone citate: Charles Morgan, Churchill, Einstein, Eisenhower, Peterson
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