Per convivere con i kikuju bisogna intenderne l'animo di Paolo Monelli

Per convivere con i kikuju bisogna intenderne l'animo GUERRIGLIA ED ECCIDI NEL KEMIA Per convivere con i kikuju bisogna intenderne l'animo Questi selvaggi hanno fama di essere i più miti fra tutti gli africani - Ciò dimostra quanto sia grande la loro esasperazione contro i bianchi - Verrà il giorno in cui i vecchi saggi dell'una e dell'altra parte si incontreranno nella foresta a fumare la pipa? (Dal nostro inviato speciale) Nairobi, marzo. Tiriamo le somme, intorno a questi Mao Mao lgli inglesi scivono Man. Man, e cosi i giornali italiani che prendono le notizie nei giornali inglesi; ma quella <u> finale dagli indigeni è pronunciata come una «o» stretta, quindi la grafìa esatta per noi italiani è Mao Mao). Forse i lettori ricordano l'inizio del mio primo articolo. Citavo le parole di un italiano di Naniuki chi diceva che non lo facessi ridere con i Mao Mao, sono sì e no centocinquanta, e stanno bravini nelle selve dove sono stati costretti a rifugiarsi, e ne escono solo quando hanno fame o desiderio di armi e allora gli può capitare di scontrarsi con t soldati o con la polizia e di prenderle, E i lettori ricorderanno la conclusione del mio precedente articolo, e quella mia osservazione sulla spropor- iiiiiiii ninni un il ni iiiiiiiiiiiiiii in n min lini ii zionc delle perdite fra Mao Mao e kikuju da un lato, e bianchi dall'altro. Anche negli ultimi scontri del febbraio, veri e propri combattimenti in cui anche le forze del governo hanno avuto perdite,quella sproporzione è rimasta, se ci son morti da parte inglese, sono sempre e soltanto di quei kikuju fedeli che si sono arruolati con la polizia, u formano speciali compagnie dette della Guardia Nazionali [Homeguard). Sparatoria di Gino Lusso Ebbene, c'è del vero in quella frase dell'italiano bastimi contrari, di Naniuki, spogliandola naturalmente della voluta esagerazione fé difficile che i Mao Mao della foresta siano centocinquanta se nella sola settimana dall'8 al 15 febbraio, secondo un bollettino inglese, i Mao Mao hanno perduto trecento uomini, novantaqualtro uccisi in, combattimento, gli altri feriti o catturati); ma l'italiano bastian contrari intendeva dire che una distinzione assoluta fra Mao Mao e kikuju non si può fare, esiste un generale stato d'animo dei kikuju esacerbato e irritato contro i bianchi, che mostrano di considerarli come esseri inferiori, materiale umano a buon mercato per i lavori più faticosi. E' la mia osservazione corroborava quel giudizio un po' pessimista sulla condizione delle cose con cui si chiudeva l'articolo; che forse il peggio è ancora da venire, che la guerra fra bianchi e, neri non è cominciata ancora, ma può scoppiare da un momento all'altro, e prendere l'aspetto di una guerra nazionale, quando i capi del movimento crederanno di avere in mano tutta la tribù, o almeno la parte più giovane e più attiva di essa. Un vecchio agricoltore bianco di qui mi diceva che bisogna calcolare ventimila kikuju come veri e propri Mito Mao, o in armi nella foresta, o pronti ad abbandonare al primo cenno la riserva o la fattoria o l'impiego — molti kikuju lavorano nelle, ferrovie —; e altri centoquarantamila che sono legati dal giuramento in un modo o nell'altro e collaborano in diversa maniera con i Mao Mao, incettando armi e munizioni, accogliendo i feriti, llllHIIIIlMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIllllllllMlllllllIIIIIIIIH H a n a a e i e e l e o ri o aia zo el otrasmettendo informazioni, esigendo denaro dai capi-villaggio ecc.; e altri duecentomila che aspettano soltanto qualche successo dei ribelli per passare nel loro campo; circa un terzo del numero totale dei kikuju. Vi ho detto fino a ieri che i bianchi morti ammazzati dai Mao Mao ammontano a ventitré, sono salili ormai a venticinque; pocht giorni fa due vecchi coloni inglesi sono stati uccisi nella loro fattoria a 8 miglia a nord di Thika. a 1,0 miglia da Nairobi, proprio al confini, con la riserva dei kikuju; e la stessa ghenga che ha ammazzato i due inglesi ha attaccato anche la vicina fattoria di Gino Lusso, figlio di un pioniere italiano; ma il Lusso, che vive con la moglie ed un figlioletto di tre anni, ha cominciato a sparare da tutte le finestre col fucile mitragliatole; lo stesso ha fatto l'animosa moglie con un fucile da caccinl un 1,10 ShotGun. deliero l'allarme lanciando razzi da una pistola Very, riuscirono a spaventa^ re e a mettere in fuga gli attaccanti. (Bisogna dire che, finora, basta poco a mettere in fuga queste ghenge- t basta fargli bu! sulla faccia e si squagliano >, mi ha detto un pioniere danese che conosce meglio di tutti le foreste dell'Aberdare e i movimenti dei Miiu Mao e dicono ne abbia ucciso ventisei te da solo; un gigante, andava in giro fino a poche settimane fi con una gran barba fino alla cintura; ma adesso si è auuilito perchè lo hanno condannato a SO scellini di multa per aver bastonato alcuni suoi boys e ha sacrificato la barba. E' noto del. resto che i kikuju hanno fama di essere i più miti, i meno bellicosi fra tutti gli africani; misurate da questo quan'o sia grande la loro esasperazione contro i bianchi, se si son fatti, sia pure a malincuore, ribelli e guerrieri). Chiudere gli occhi Vi ho già detto che è opinione corrente che il governo della colonia si sia mosso tardi, con idee poco chiare e con incerti programmi. Gli ci sono voluti quasi trent'anni per accorgersi di quello che bolliva in pentola. Si sa che cos'è la splendid isolation degli inglesi, in politica e nella vita sociale e quotidiana. E' il chiudere gli occhi davanti alle cose che gli possono dispiacere, ignorare tutto quello che non è del loro mondo, considerare le altre razze, gli indigeni, i natives, come individui utili o inutili, da servirsene o da lasciare che facciano quello che vogliono secondo i casi, ma dei quali i sentimenti e le reazioni non li toccano finché non vi scorgano una minaccia al proprio benessere. Assistettero sorridendo al primo agitarsi del signor Harry Thuku di cui vi ho detto, il primo che lanciò il motto « restituire ilt terra ai kikuju » e solo quando un comizio dei suoi primi seguaci degenerò in tumulto, e ci furono scontri con la polizia e qualche morto, lo esiliarono, E lasciarono, sempre sorridendo, che il motto e il programma fossero ripresi da più attivi agitatori, lodavano del signor Giorno Kcnyatta la bella eloquenza e la perfetta conoscenza della lingua inglese, gli piaceva quella sua vernice di cultura protestante e di imparaticci russi; solo due anni fa, dopo la proclamazione dello stato di pericolo 'state of emergencyj. ebbero il sospetto che le sue teorie ragionevolmente esposte e l'esplosivo programma dei Mao Mao fossero la stessa cosa, e lo condannarono illuminili imiiimiiimiimi i m imi miiimmimimii i iiiiiiiiiiiiiiia sette anni di prigione, e benché si parli di metterlo fuori per ammansire i kikuju. finora è sempre dentro. Dopo la proclamazione dello stato di pericolo, sono cominciate le operazioni militari e di polizia, delle quali vi ho già parlato. Da un lato si dà la caccia ai gruppi che escono dalla foresta per procurarsi viveri armi e munizioni dall'altro si cerca di chiudere in campi di concentramento e condannare e impiccare quanti più kikuju è possibile, ma con regolari giudizi davanti a regolari tribunali, ti rispetto della legalità è perfetto, il giudice chiama a rispondere dei suoi atti tanto il kikuju che attenta alla tranquillità del bianco, quanto il bianco che angaria e maltratta il negro; anzi questa fredda imparzialità irrita i vecchi coloni. Basta una cartuccia li cap. Griffit.li. che qualche mest a fu assolto dall'imputazione di avere assassinato due indigeni, è stato condannato di questi giorni dalla Corte marziale a cinque anni di carcere, e alla espulsione dall'esercito, per aver mozzato un orecchio a un negro che collaborava con i Mao Mao, e per aver bucato l'orecchio ad un altro per farvi passare un filo di ferri, v tirarselo al guinzaglio (curiosa sevizia, in questo paese dove la maggior parte degli indigeni ha, non dico un buco, ma addirittura una finestra nel lobo dell'orecchio straordinariamente deformato). Ma si commina la pena di morte all'indigeno per molto meno; « ma basta trovare una sola cartuccia in tasca di un indigeno per farlo impiccare >, mi ha detto un sergente della polizia di qui. Dioono che ci sia poco accordo fra la polizia e l'esercito, e continui contrasti di competenze; capita qualche volta che è segnalato un forte gruppo di Mao Mao in un certo posto, comincia una serie di telefonate fra comandanti della polizia e comandanti dell'esercito per sapere a chi tocchi recarsi in quel certo posto, quando il problema è risolto i Mao Mao sono scomparsi, dopo aver fatto magari bottino di cibi e di munizioni. M'hanno detto che un alto ufficiale inglese ha chiesto di essere richiamato in patria dopo di avere scritto una giornale in cui diceva pressapoco, « Questa guerra e una burletta, in due anni quindicimila soldati bene armati non hanno saputo concludere nulla contro tremila straccioni che sparano con la fionda, faccio le valigie e me ne vado ». Contrasti ci sono anche fra le autorità civili e quelle militari. Quando, alcune settimane fa, il governatore del Kenia sir Evelyn Bnring si prese la responsabilità, senza consultare nessuno, di promettere salva la vita, al capo Warahiu Itote, noto come generale China, condannato a morte il 3 febbraio, del quale si dice che fosse secondo soltanto al generalissimo Dìdan Rimatili — quando il governatore si prese la responsabilità, dicevo, di commutargli la pena di morte in quella della prigione a vita in cambio della promesso d'iniziare trattative con i capi Mao Mao per una resa onorevole, si trovò contro fiion solo i militari, ma anche tutti i coloni. Non si tratta con un delinquente comune, gli hanno detto, con un €itomo mostruoso*; anche i kikuju fedeli sono horrified per questo fatto; sono stati condannati a morte e impiccati tra kikuju impiegati delle ferrovie per aver fornito al generale Chi I i ! ! | lettera ad un ìj i [iJ j 'Ii na munizioni e lampadine elettriche, e a lui regalano la vita; e dovrebbe pur sapere il governatore che lui stesso, China, studiò e diresse l'attacco alla casa dell'italiano Maloncelli e gioì a vedersi morire sotto g'i occhi la povera signora Norina. Si sono udite violentissime proteste, si è parlato di abdicazione della razza bianca, di prestigio perduto; -l sig. Humphrey Slade, memI bro per il distretto di Aberi dare al Consìglio legislativo ! della .. <nia (una specie di ! Senato) si è clamorosamente dimesso. Dirò fra paren| tesi che non sembra che il generale China abbia avuto molto successo nel campo Mao Mao. Aveva detto al processo, prima della condanna, < bisogna che i più vecchi fra i bianchi ed i più vecchi della foresta s'incontrino a fumare insieme la tipa e a studiare il modo di fermare la guerra>; ma questo proposito espresso in linguaggio biblico, se è piaciuto al governatore, non pare abbia trovato molto ascolto finora. Si disse sulle prime che sedici capi Mao Mao si erano dichiarati disposti n seguire il suo invito; poi non se n'è saputo più nulla e ad ogni modo il capo supremo Didan Kimathi (che l'anno scorso proclamò il suo programma in 18 punti, dico 78; ognuno dei quali era la parafrasi di un solo concetto, « tutti i bianchi debbono lasciare il Kenia non si è fatto vivo, non ha fatto saper nulla, taluni vedono nel duplice attacco la notte dal 16. al 17 iniiiiiiiiiiiiiMiiiiMilililllliiiiliiiiiiiiiiiiiiiiiiin marzo alle due fattorie presso Thika una risposta indiretta alle melliflue proposte e l'inizio di un nuovo terrorismo. Gl'inglesi, almeno quelli qui del Kenia, mostrano di non aver ancora capito che va bene ammazzare, va bene impiccare, va bene iniziare trattative per metter fine olle ostilità (perchè ormai di ostilità vere e proprie si parla, e t Mao Mao sono definiti « nemici » e si progetta la costituzione di un organo supremo chiamato War Council); ma nel programma dei Mao Mao, spogliato dagli atti di ferocia e dai barbari riti, ci sono rivendicazioni che stanno nel cuore di tutti i kikuju, aspirazioni che' si possono chiamare nazionali, 0 nazionaliste, e un desiderio di progresso civile e sociale congiunto con il rispetto della tradizione, con la conservazione delle antiche usanze; aspirazioni che hanno preso ormai un contenuto politico e alle quali bisognerà pure prestare ascolto, se 1 bianchi vogliono ancora convivere con i negri su questa terra. Occorre dunque che accanto all'opera dei militari si sviluppi di pari passo l'opera dei politici, dei borghesi; che sappia tener conto dei legittimi desideri, delle giustificate lagnanze della popolazioni kikuju, e si prefigga onest mente di creare quella raciul harmony di cui si parla molto, specie nella madre patria, ma di cui si vedono troppo scarsi segni nei rapporti quotidiani. Paolo Monelli

Luoghi citati: Kenia, Nairobi, Thika